Ghazal ha solo quattro anni e vive nella Striscia di Gaza. Qualche mese fa la sua casa è stata bombardata e lei è stata colpita alla gamba sinistra. All’inizio disorientata, poco dopo ha iniziato a sentire un fortissimo dolore. Ma era in mezzo ad un disastro, in una situazione di grande insicurezza, e l’ambulanza chiamata dal padre non poteva arrivare. Un medico del quartiere ha cercato di fermare l’emorragia con un intervento di fortuna e senza anestesia, per mancanza di forniture mediche come accade ormai da mesi nella Striscia. La bambina ha sofferto moltissimo, ma la perdita di sangue si è fermata, peccato che sia subentrata un’infezione inarrestabile perché gli antibiotici sono introvabili. Dopo alcuni giorni, i genitori sono riusciti a raggiungere l’ospedale Nasser a Khan Younis, dove i medici hanno dovuto compiere una scelta drammatica: amputare la gamba di Ghazal. E ora questa piccola si trova davanti una riabilitazione per ora impossibile e, in futuro, una vita con un arto artificiale in un contesto difficile. Un segno terribile, indelebile, del massacro in corso a Gaza. Il suo non è di certo un caso isolato: nonostante i dati disponibili siano molto limitati, le stime suggeriscono un aumento significativo di menomazioni tra i bambini. Chi risarcirà questi piccoli della loro infanzia trasformata in un incubo, mutilata? La Direttrice generale dell’UNICEF Catherine Russell sottolinea: «Vediamo bambini che hanno resistito a ferite precedenti, essere feriti di nuovo. Sono migliaia quelli malati, affamati, feriti o separati dalle loro famiglie. La violenza e le privazioni stanno lasciando cicatrici permanenti sui loro corpi e sulle loro menti vulnerabili. E ora, con il crollo delle strutture igieniche e del trattamento delle acque reflue, il virus della polio si aggiunge all’elenco delle minacce, soprattutto per le migliaia di bambini non vaccinati». Così, ironia della sorte, questa guerra resuscita malattie che il mondo Occidentale pensava di essersi lasciato alle spalle. E mentre cresce il numero dei morti a Gaza – oltre 37mila dall’ottobre scorso nelle stime di giugno – l’autorevole rivista “Lancet” riporta che sotto le macerie potrebbero esserci ancora 10mila corpi da recuperare, e che i decessi potrebbero arrivare a 58mila (e oltre) entro l’estate. È necessario, indispensabile, un cessate il fuoco, prima possibile.
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