Milano 23 Marzo 2020
Agire per risolvere il problema nell’immediato e preparare una risposta coordinata per il futuro. È quanto chiede Bill Gates, il fondatore della Microsoft Corporation fortemente impegnato nel sociale, ai leader del mondo di fronte all’emergenza Covid-19 dalle pagine dalla prestigiosa rivista americana New England Journal of Medicine. Gates, che è uno degli uomini più ricchi del pianeta, da anni investe risorse ingenti in azioni di prevenzione a favore dell’Africa e del Terzo Mondo attraverso la Bill & Melinda Gates Foundation, e pochi giorni fa ha annunciato che lascerà l’azienda per occuparsi a tempo pieno della sua fondazione.
Il filantropo parte da un punto fermo: si sapeva, eccome; gli esperti sanitari hanno ripetuto per anni che l’arrivo di una nuova pandemia era soltanto questione di tempo. A giudicare dall’evoluzione delle ultime settimane, il Covid-19 ha cominciato a comportarsi proprio come quel patogeno che capita una volta al secolo. Per due ragioni, sostiene Gates: può uccidere sia adulti sani che anziani con precedenti patologie, con un tasso di mortalità che, secondo i dati attuali, si aggira attorno all’1 per cento. Percentuale che rende il virus molto più severo della tipica influenza stagionale, in una posizione intermedia tra l’influenza pandemica del 1957 (0,6 per cento), l’Asiatica, e quella del 1918 (2 per cento), la Spagnola. La seconda ragione sta nel meccanismo di trasmissione. Un tasso esponenziale, se consideriamo che ogni persona infetta può contagiare fino due o tre persone. Tutto ciò rende il coronavirus molto più difficile da contenere della SARS, tant’è che a oggi ha già prodotto un numero di casi 10 volte superiore in un quarto del tempo.
I governi, locali e nazionali, nelle prossime settimane possono fare molto per rallentare la diffusione, secondo l’imprenditore. Come prima cosa mettere in atto azioni a beneficio non solo dei loro stessi cittadini ma anche dei Paesi a basso e medio reddito, così da renderli più preparati ad affrontare la pandemia.

Poi bisogna accelerare nella messa a punto delle terapie e del vaccino. Il genoma del virus è stato sequenziato e la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (finanziata da organizzazioni pubbliche e private, come la fondazione di Bill Gates, che investe in progetti di ricerca indipendenti) sta lavorando su almeno otto possibili vaccini. Se risultassero sicuri, a giugno potrebbero essere pronti per gli studi su larga scala. Al momento attuale, uno di questi potrebbe già essere sul mercato fra diciotto mesi. Anche sul fronte farmaci, il processo di sviluppo va velocizzato applicando nuovi metodi di screening delle banche dati dei composti di cui è già noto il profilo di sicurezza, alla ricerca di possibili antivirali. Anche qui, bisogna passare prima possibile alla sperimentazione sui pazienti.
Se tutto questo è urgente, altrettanto lo sono le iniziative che ci mettano nelle condizioni di affrontare la prossima pandemia. È essenziale supportare i Paesi poveri nel rafforzamento delle cure primarie: dedicare alle pandemie parte delle infrastrutture dei nuovi ospedali, formare gli operatori sanitari a monitorare fenomeni di contagio che facciano scattare un sistema di allarme globale. E qui Gates entra nel vivo: abbiamo bisogno di investire in un sistema di sorveglianza che preveda un database sempre accessibile alle organizzazioni internazionali e regole sulla condivisione delle informazioni tra i Paesi.
Non è impossibile: gli ostacoli si possono superare. Abbiamo bisogno di sforzi diplomatici congiunti per la collaborazione globale. Per sviluppare vaccini e antivirali ci vogliono molti studi clinici e brevetti internazionali; l’obiettivo è, allora, creare un Consensus tra organizzazioni internazionali affinché alle molecole più promettenti sia garantito un processo rapido di sviluppo. Non più di tre mesi per protocolli e approvazioni.
Infine c’è la questione economica. I budget dovranno essere ampliati, e dovranno essere stanziati fondi governativi, perché ciò che serve per fronteggiare una pandemia è ad alto rischio di investimento. Con risorse dedicate, gli impianti di produzione potrebbero lavorare a programmi di immunizzazione in tempi normali, per convertirsi poi velocemente in caso di pandemie.
Ci vogliono miliardi di dollari, un sacco di soldi, certo. Ma considerati i danni economici che una pandemia può generare, dice Gates, sarebbe un affare. Le cose da fare sono molte, il tempo poco.
Immagine di apertura: foto di mohamed Hassan