Domani si butteranno in acqua nuotando nei canali, con paperelle gonfiabili, fenicotteri e cigni galleggianti. Gli attivisti di “No space for Bezos” faranno di tutto per bloccare l’accesso ai festeggiamenti del matrimonio fra l’inventore di Amazon Jeff Bezos e l’ex-giornalista, vitino di vespa e poppe al vento, Láuren Sanchez. Già ieri alcuni di loro sono stati trascinati con la forza dalla polizia fuori da Piazza San Marco. Ma chi c’è dietro questa etichetta “No Space for Bezos”? Il gruppo di Assemblea sociale per la casa, l’Ampi, la ADL Cobas che ha in corso una vertenza contro le condizioni di lavoro di Amazon, i collettivi studenteschi, il gruppo ecologista “Extinction Rebellion”, alcuni comitati di quartiere veneziani che lottano da anni contro l’invasione turistica di Venezia e il Comitato “No Grandi Navi” di cui è portavoce Tommaso Cacciari, nipote del più noto Massimo. Bravi, bravi dico io: non vogliono vedere la propria città – quella dei cittadini – affittata come fosse un luna park, e si oppongono al modello di sfruttamento che Bezos incarna. Poi c’è l’arroganza senza precedenti di un miliardario che prende in affitto il Canal Grande, prenota tutti gli hotel a 7 stelle, i taxi e le location più prestigiose per i suoi ospiti, sempre gli stessi, compresi gli immancabili Leonardo Di Caprio, Anne Wintour e, pizzico di regalità, Rania di Giordania. Un lusso sfacciato e volgare al passo con il potere sconfinato questi super-ricchi che credono di poter comprare tutto e sconfinano nella parodia di se stessi. Bezos ha regalato – a quanto sembra – 3 milioni di euro a tre enti che operano per la salvaguardia della laguna, ovvero briciole per uno degli uomini più facoltosi del mondo! E poi, siamo sicuri che la salvaguardia del patrimonio ambientale possa essere affidata ai soldi regalati dal mecenate di turno e non a strategie pianificate con attenzione? Purtroppo, Venezia ormai è percepita a tutti gli effetti come una coreografia, visione che corrisponde a quella di chi l’ha governata negli ultimi vent’anni. La città della Laguna ha 25 milioni di turisti l’anno, contro 48mila residenti. Cifre che parlano da sole. Non solo: oltre il 70 per cento dei visitatori resta in città solo poche ore. Venezia è così diventata il paradigma globale delle conseguenze dell’overtourism. Da molto tempo penso che noi una città così unica e preziosa non ce la meritiamo!

Toscana, milanese di adozione, laureata in Medicina e specializzata in Geriatria e Gerontologia all'Università di Firenze, città dove ha vissuto a lungo, nel 1985 si è trasferita a Milano dove ha lavorato per oltre vent'anni al "Corriere della Sera" (giornalista professionista dal 1987) occupandosi di argomenti medico-scientifici ma anche di sanità, cultura e costume. Segue da tempo la problematica del traffico d'organi cui ha dedicato due libri, "Traffico d'organi, nuovi cannibali, vecchie miserie" (2012) e "Vite a Perdere" (2018) con Patrizia Borsellino, editi entrambi da FrancoAngeli. Appassionata di Storia dell'Ottocento, ha scritto per Rubbettino "Costantino Nigra, l'agente segreto del Risorgimento" (2017, finalista al Premio Fiuggi Storia). Insieme ad Elio Musco ha pubblicato con Giunti "Restare giovani si può" (2016), tradotto in francese da Marie Claire Editions, "Restez Jeune" (2017). Nel gennaio del 2022, ancora con Rubbettino, ha pubblicato "Cavour prima di Cavour. La giovinezza fra studi, amori e agricoltura".

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