Se ripenso alla drammaticità dei filmati della Seconda Guerra Mondiale con quel bianco e nero che più scuro non si può e a come ancora quelle immagini penetrano nelle nostre coscienze e si fissano nei nostri occhi, mi accorgo di non provare oggi lo stesso carico di emozioni mentre assisto ai bombardamenti in Ucraina. Proprio non è la stessa cosa. Forse perché quello è un passato impresso nella memoria che ha segnato il Novecento (lo abbiamo studiato anche a scuola), mentre ciò che vediamo soltanto a qualche migliaio di chilometri da noi, è un presente, maledettamente presente, da cui vorremmo fuggire. Siamo forse talmente assuefatti al mondo dell’immagine che perfino le bombe, i missili, i carri armati ci sembrano far parte di un “action movie” di guerra, e nemmeno dei più riusciti? L’assuefazione senz’altro gioca un ruolo, ma c’è dell’altro. Credo sia l’incredulità che ci spinge a pensare che quello scenario di guerra così simile ad un lontano passato di distruzione, non sia possibile. È come fare un salto indietro nella Storia che non vogliamo accettare. E quel signore che si presenta in maglione di cashmere e parka Loro Piana da un milione e mezzo di rubli mentre manda a morire i soldati russi parlando di decadenza dell’Occidente, ci pare anche lui un personaggio irreale, diverso dal Putin che abbiamo conosciuto in tutti questi anni, statista autoritario quanto abile. Oggi ci troviamo di fronte ad un autocrate guerrafondaio che vagheggia il ritorno ad una Russia Imperiale, un personaggio che ha suscitato perfino paragoni (inappropriati) con Adolf Hitler e ha fatto ricordare la strenua resistenza della Russia all’avanzata di Napoleone (qui però la resistenza eroica è quella dell’Ucraina). Abbiamo sentito parlare di armi nucleari e di nuovo in noi è scattata l’incredulità. Alla fine questo scenario sembra davvero un brutto sogno da cui, prima o poi, ci sveglieremo. Ma come? Certamente la strada della diplomazia sembra l’unica praticabile, difficilissima, ma non impossibile. Ricordiamoci, comunque, che a Napoleone andò male: dalla sconfitta nella campagna di Russia iniziò la sua fine.

Toscana, milanese di adozione, laureata in Medicina e specializzata in Geriatria e Gerontologia all'Università di Firenze, città dove ha vissuto a lungo, nel 1985 si è trasferita a Milano dove ha lavorato per oltre vent'anni al "Corriere della Sera" (giornalista professionista dal 1987) occupandosi di argomenti medico-scientifici ma anche di sanità, cultura e costume. Segue da tempo la problematica del traffico d'organi cui ha dedicato due libri, "Traffico d'organi, nuovi cannibali, vecchie miserie" (2012) e "Vite a Perdere" (2018) con Patrizia Borsellino, editi entrambi da FrancoAngeli. Appassionata di Storia dell'Ottocento, ha scritto per Rubbettino "Costantino Nigra, l'agente segreto del Risorgimento" (2017, finalista al Premio Fiuggi Storia). Insieme ad Elio Musco ha pubblicato con Giunti "Restare giovani si può" (2016), tradotto in francese da Marie Claire Editions, "Restez Jeune" (2017). Nel gennaio del 2022, ancora con Rubbettino, ha pubblicato "Cavour prima di Cavour. La giovinezza fra studi, amori e agricoltura".

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