Federico Carboni, «Mario» per i giornali, ha lasciato questo mondo il 17 giugno con il suicidio assistito, grazie all’aiuto dell’Associazione Coscioni che ha raccolto 5mila euro per l’apparecchiatura e il farmaco necessario ad attuarlo. Aveva 44 anni, tetraplegico da dodici, e da molto tempo non riusciva più a sopportare la sua condizione. C’è voluta la sua determinazione e l’aiuto dell’Associazione Coscioni per farcela. Perché è così difficile nel nostro Paese scegliere di morire quando continuare a vivere diventa insostenibile? La Corte Costituzionale ha scagionato Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione, dalle implicazioni penali per l’aiuto a morire in Svizzera fornito a Fabio Antoniani, noto come dj Fabo. Allora perché diventa una corsa ad ostacoli arrivare ad una legge (il disegno sul fine vita dopo il via libera della Camera è fermo al Senato) quando molti Paesi hanno una normativa in proposito? Domande che non trovano una risposta credibile visto il lungo elenco di Stati europei che hanno legiferato sul suicidio assistito: la Svizzera (nel 1941!), l’Olanda (la prima a legalizzare anche l’Eutanasia nel 2001), il Belgio, il Lussemburgo, l’Austria, la Germania, la cattolica Spagna, il Portogallo (anche se la legge approvata dal Parlamento è stata bloccata per due volte dal Presidente della Repubblica). Se diamo un’occhiata fuori dal Vecchio Continente, l’elenco si allunga a vari Stati americani, la California, il Colorado, le Hawaii, lo stato di Washington, il New Jersey, il New Mexico, il Vermont, il Maine, il Montana, l’Oregon, e in Canada, la provincia del Québec, e vari Stati dell’Australia. In Svizzera i suicidi assistiti rappresentano l’1,5 per cento dei 67mila decessi registrati in media ogni anno; in Olanda e in Belgio i numeri sono altrettanto modesti. La “dolce morte” non è certo abusata, è una scelta difficilissima. Eppure certa politica agita ancora lo spauracchio della difesa ad oltranza della vita contro chissà quali sinistri vampiri che, inneggiando alla morte, vorrebbero eliminare disabili e anziani dementi. Per quanto tempo ancora l’Italia sarà schiava del suo passato clericale?

 

Toscana, milanese di adozione, laureata in Medicina e specializzata in Geriatria e Gerontologia all'Università di Firenze, città dove ha vissuto a lungo, nel 1985 si è trasferita a Milano dove ha lavorato per oltre vent'anni al "Corriere della Sera" (giornalista professionista dal 1987) occupandosi di argomenti medico-scientifici ma anche di sanità, cultura e costume. Segue da tempo la problematica del traffico d'organi cui ha dedicato due libri, "Traffico d'organi, nuovi cannibali, vecchie miserie" (2012) e "Vite a Perdere" (2018) con Patrizia Borsellino, editi entrambi da FrancoAngeli. Appassionata di Storia dell'Ottocento, ha scritto per Rubbettino "Costantino Nigra, l'agente segreto del Risorgimento" (2017, finalista al Premio Fiuggi Storia). Insieme ad Elio Musco ha pubblicato con Giunti "Restare giovani si può" (2016), tradotto in francese da Marie Claire Editions, "Restez Jeune" (2017). Nel gennaio del 2022, ancora con Rubbettino, ha pubblicato "Cavour prima di Cavour. La giovinezza fra studi, amori e agricoltura".

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