Milano 27 Novembre 2021
Squassato dai venti del nord, il piccolo aereo traballa, si agita tra le nuvole. Chris chiude gli occhi, si aggrappa al marito, gli sussurra terrorizzata: moriremo tutti, chi si occuperà di nostra figlia? Inizia così, con una turbolenza premonitrice di altri scossoni, Sull’isola di Bergman di Mia Hansen-Løve, film applaudito a Cannes, poi al Torino Film Festival e dal 7 dicembre nelle nostre sale distribuito da Teodora.

Commedia cinefila, due coppie, una reale, una di finzione, si ritrovano a Fårö, l’isoletta del Baltico dove Bergman girò alcuni suoi film straordinari (Persona, L’ora del lupo, Come in uno specchio, La vergogna, Scene da un matrimonio), dove visse, morì (il 30 luglio 2007) ed è sepolto accanto all’ultima moglie, l’amatissima Ingrid von Rosen.
Isola fatale per il grande autore svedese e per tutti quelli che amano il suo cinema. E quindi il film di Hansen-Løve vale il biglietto già solo per permettere, anche a chi non ci è mai stato e forse mai ci andrà, di compiere il suo viaggio iniziatico a Fårö, tra le sue luci, il mare che d’estate è azzurro come il cielo, le rocce levigate in forme misteriose, la casa nascosta del Maestro, la sua biblioteca immensa, il modellino del suo teatro, il Dramaten di Stoccolma, regalo di congedo di chi con lui aveva lavorato lì tanti anni.

Luoghi leggendari anche per Chris e Joseph (gli intensi Tim Roth e Vicky Krieps) entrambi cineasti, lui regista, lei sceneggiatrice, che lì cercano ispirazioni per il loro lavoro, ma si imbattono in fantasmi, inattesi e perturbanti. Già dormire nella stanza dove “lui” girò Scene da un matrimonio è un’esperienza di per sé inquietante. La guida che li accoglie ricorda che quel film aveva provocato una raffica di divorzi, rivelandosi per chi lo vedeva una sorta di terapia di coppia devastante. E poi, ritrovarsi immersi in un luogo dove tutto evoca storie d’amore e di morte, innamoramenti e separazioni, costringe a fare il punto su se stessi, su un legame che forse non è saldo come pare.
Cinema e vita si fondono e confondono su un paesaggio estremo, suggestivo e aspro. In un’isola di 500 abitanti e migliaia di pecore la solitudine è garantita. «Tutto è così calmo, così perfetto. Mi sento soffocare» confessa Chris. Che nel frattempo si immerge nel lavoro, inseguendo la vicenda di un’altra coppia (Mia Wasikowska e Anders Danielsen) due giovani che si attraggono, si lasciano, si ritrovano proprio a Fårö, invitati ad un matrimonio. Finzione e realtà, cinema e sogno, il confine è scivoloso. Come gli amori e i disamori da cui qualcuno esce sempre con le ossa rotte.

Anche su quel fronte il Maestro ha fatto scuola. Durante un surreale “Bergman Safari” per turisti devoti, nel tragitto in pullman la guida ricorda i nove figli del regista, nati da sei donne diverse. “Sessanta film, tantissime regie teatrali, nove figli” elencati con fierezza, come segno di una fecondità artistica e generativa straordinaria. «Sì, ma lui non ha mai cambiato un pannolino, a prendersi cura di loro sono state sempre le sue donne» ribatte Chris, un po’ scettica sul mito di un uomo che nel suo cinema ha trasferito solo il lato oscuro dell’esistenza. «I suoi sono film dell’orrore senza catarsi» li bolla Chris che, come è in voga oggi, fatica a scindere l’uomo dall’artista. Un ideale, che la stessa Hansen-Løve definisce “spaventoso e seducente, austero e esaltante”.
Il confronto con Bergman è arduo non solo per chi gli è stato vicino in vita, ma per chiunque tenti di ripercorrere la sua memoria. Anche da morto, il regista occulto di tutto è lui. Chi varca i confini del suo regno dovrà in qualche modo fare i conti con la sua eredità.

Ingombrante e struggente. Perché quando ti ritrovi, come Chris, solo nella sua casa, tra le foto e i dischi che l’hanno accompagnato fino all’ultimo istante, e come lui guardi fuori dalla finestra e vedi il mare che ha visto lui, il grande albero del prato sotto la cui ombra si sedeva, ti senti per un attimo parte di quel suo mondo che tanti capolavori ci ha regalato. Di un cinema meraviglioso e terribile che sapeva parlare alle nostre zone più segrete, inquietarci e emozionarci.
Tra le rocce e i venti della sua isola, il Grande Seduttore ci parla ancora.
Immagine di apertura: la protagonista del film Vicky Krieps nei panni di Chris, una sceneggiatrice in cerca di ispirazione sull’isola di Farö, dove Ingmar Bergman visse e morì