Milano 26 febbraio 2022

Chi è portatore di un pacemaker o di un defibrillatore impiantabile, incluso quelli di ultima generazione sottocutanei, e possiede uno smartphone iPhone 12 deve stare molto attento all’interferenza tra i due apparecchi. Perché? Perché, in rari casi (ma è meglio non rischiare di rientrare tra quei rari), se viene tenuto a meno di un centimetro dal cuore, il magnete presente nell’iPhone 12 (e non in altri smartphone) può attivare l’interruttore magnetico dei pacemaker e dei defibrillatori, producendo una disattivazione temporanea, o permanente, delle funzioni salvavita presenti nell’apparecchio.
Chi lo dice? Già le aziende produttrici implicate segnalavano questa possibilità nelle avvertenze, ma la conferma arriva ora da uno studio del nostro Istituto Superiore di Sanità che lancia un’allerta sulla necessità di mantenere la giusta distanza tra iPhone 12 e questi dispositivi salvavita, che improvvisamente smetterebbero di svolgere la loro vitale funzione, spegnendosi all’insaputa del portatore.

Un modello di iPhone12

Scrive lo studio, pubblicato sulla rivista Pacing and Clinical Electrophysiology: «I risultati hanno mostrato che, in alcuni casi, il magnete presente nell’iPhone 12 può attivare involontariamente l’interruttore magnetico nei campioni di pacemaker e defibrillatori impiantabili che sono stati valutati. Il fenomeno è stato osservato fino ad una distanza massima di 1 centimetro. Va comunque sottolineato che questa attivazione è stata osservata soltanto in alcune posizioni dell’iPhone rispetto al dispositivo e che nella maggior parte delle posizioni il fenomeno non si innesca».
Commenta Riccardo Cappato, Direttore del Centro di elettrofisiologia clinica e aritmologia del Gruppo MultiMedica di Milano e “padre” del defibrillatore interamente sottocutaneo: «Lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità è accurato e convincente poiché, seppure condotto su pochi apparecchi, dimostra un’attivazione dell’interruttore magnetico in tutti i casi. La ricerca documenta in sostanza l’assoluta incompatibilità della vicinanza fisica fra iPhone 12 e i defibrillatori o pacemaker cardiaci». Già nel febbraio 2021 alcuni dati presenti nella letteratura scientifica, e ripresi dalla stampa, indicavano la possibilità che il magnete utilizzato nello smartphone attivasse l’interruttore magnetico presente nel defibrillatore, annullando la sua funzione salvifica in caso di aritmia ventricolare. Lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità è il primo a valutare in laboratorio l’interferenza magnetica dell’iPhone 12 e dei suoi accessori MagSafe su un campione rappresentativo dell’attuale mercato italiano di pacemaker e defibrillatori impiantabili, incluso il defibrillatore sottocutaneo.

Il defibrillatore sottocutaneo: il dischetto nero che viene messo sottocute nella parte laterale del torace è il generatore di impulsi, collegato all’elettrodo (il tubicino grigio) posizionato anch’esso sotto pelle nell’area dello sterno

Inoltre, per la prima volta, i fenomeni di interferenza magnetica sono stati accuratamente correlati ai livelli di campo magnetico misurati attorno all’iPhone 12. I ricercatori, i cardiologi Federica Censi, Eugenio Mattei, Graziano Onder e Giovanni Calcagnini, hanno valutato i pacemaker e i defibrillatori impiantabili dei principali produttori mondiali (Abbott, Biotronik, Boston Scientific, Medico, Medtronic, Microport), utilizzando un simulatore di battito cardiaco. «L’attivazione non voluta dell’interruttore magnetico può raramente accadere anche in altre situazioni di vita comune in presenza di magneti – sottolineano i cardiologi – ma, data la grande diffusione di questo smartphone e l’abitudine per l’uomo di metterlo nel taschino, l’attivazione involontaria della modalità magnete provocata dall’iPhone 12 può essere meno rara di quanto si immagini». Oltre a seguire le indicazioni sulla distanza, concludono i ricercatori, sarebbe opportuno avvertire il paziente di questa caratteristica unica dell’iPhone12 e valutare questo potenziale rischio in futuro per i nuovi modelli di smartphone. Peraltro, le avvertenze fornite dai produttori di dispositivi medici e della Apple stessa indicano che «deve essere mantenuta una distanza di almeno 15 centimetri tra un telefono cellulare e il dispositivo e di 30 centimetri durante la ricarica se eseguita con modalità wireless». Cappato, però, sottolinea: «Sebbene facile da comprendere, il messaggio di attenzione fornito dalle aziende produttrici delle due tecnologie (Apple e aziende elettro-medicali) è di difficile realizzazione. Nell’arco di una giornata, e per un numero elevato di giornate, l’apparecchio telefonico può venire a contatto fisico pressoché diretto con il defibrillatore e il pacemaker in più circostanze». Ma conclude tranquillizzando i pazienti: «Grazie al cielo l’attivazione del magnete di un defibrillatore o di un pacemaker raramente si traduce in conseguenze clinicamente rilevanti per il paziente. Visto che è praticamente impossibile impedire la vicinanza, seppure veloce ed occasionale, tra telefono e defibrillatore, è però augurabile che gli apparecchi telefonici si dotino nel futuro prossimo di tecnologie meno “insidiose” per l’incolumità dei pazienti».

Immagine di apertura: foto Pixabay

Scomparso improvvisamente nel 2022, era giornalista e scrittore. Nato a Roma nel 1954, si occupava di informazione medico-scientifica e sanitaria dal 1976. Ha legato gran parte della sua carriera al "Corriere della Sera". Negli ultimi anni dirigeva URBES, primo magazine italiano che si occupa di salute nelle città. Insieme a Umberto Veronesi, ha scritto "Una carezza per guarire" (Sperling & Kupfer 2004), "Le donne vogliono sapere" (Sperling & Kupfer 2006), "L’eredità di Eva" (Sperling & Kupfer 2014), "Verso la scelta vegetariana" (Giunti 2011), "I segreti di lunga vita" (Giunti 2013), "Ascoltare è la prima cura" (Sperling & Kupfer 2016). Suoi anche "L’Artusi vegetariano "(TAM editore, 2016) e "L’orto di Michelle" (Universo Editoriale, 2017) scritto con Federico Serra. L'ultimo, “Il genio in cucina” (Giunti editore, 2019)

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