Bari 27 Novembre 2024

Lacrime nella pioggia: la Spagna e tutta l’Europa mediterranea piange le 222 vittime causate dalle disastrose alluvioni che hanno colpito la regione di Valencia e il sud est del Paese nella notte del 29 ottobre 2024 e nei giorni successivi. Circostanze particolari hanno trasformato un evento meteorologico estremo in una catastrofe senza precedenti: precipitazioni eccezionali, un territorio fragile particolarmente soggetto al rischio geo-idrologico, strutture e infrastrutture inadeguate, urbanizzazione incontrollata, consumo eccessivo di suolo.

L’immagine satellitare della penisola iberica colpita da DANA (fonte: NASA)

Questi enormi danni sono stati causati da DANA (acronimo di Depresion Aislada en Niveles Altos – depressione isolata ad alta quota) un evento meteorologico estremo che ha causato forti piogge e violente inondazioni. Fenomeno che si scatena quando una grande massa di aria fredda localizzata ad altitudini elevate (fra 5mila e 9mila metri) forma una depressione che va a scontrarsi con l’aria calda in bassa quota. Questo contrasto crea piogge intense e temporali (che si fanno ancora più forti in corrispondenza dei rilievi montuosi), in grado di scaricare enormi quantità di pioggia in poche ore, con conseguenti alluvioni.
Una DANA si manifesta non di rado nel Mediterraneo, soprattutto in estate o in autunno, quando le temperature sono elevate. Il fenomeno può durare anche diversi giorni e, secondo gli esperti, si starebbe verificando più spesso negli ultimi anni anche a causa del cambiamento climatico e del conseguente aumento delle temperatura.
Questi temporali catastrofici mostrano, nelle immagini satellitari, una caratteristica forma a V dovuta alla particolare dinamica della confluenza tra le correnti fredde e quelle calde. E sono autorigeneranti: una volta innescati, si autoalimentano, creando un ciclo continuo di evaporazione, condensazione e precipitazione.

La devastazione provocata da DANA a Sedavì nella area di Valencia in uno scatto del 30 ottobre (foto: EPA/BIEL ALINO)

I dati pubblicati dall’Agencia Española de Meteorología (AIMET), l’ente meteorologico nazionale spagnolo, hanno evidenziato che nella zona di Valencia è caduta in 3 ore e 20 minuti la pioggia di un intero anno. Secondo quanto mostrato dal servizio di gestione delle emergenze Copernicus dell’Unione Europea in un’immagine dell’area metropolitana di Valencia del 31 ottobre, le violente inondazioni hanno colpito più di 4.100 ettari e un totale di 3.906 edifici. La mappa rivela, inoltre, che più di 60.000 persone sono state potenzialmente colpite dall’alluvione in quell’area, così come 15,2 km di rete ferroviaria e 531,6 km di strade. L’eccezionalità delle precipitazioni è confermata dai dati definitivi dell’ente meteorologico nazionale. La stazione meteorologica di Turís, circa 25 km a ovest di Valencia nell’entroterra, ha registrato gli accumuli maggiori: oltre 600 millimetri in 24 ore. Il dato è ancora più impressionante considerando che questi valori sono sottostimati, dal momento che per circa un’ora (tra le 15 e le 16) la stazione non è riuscita a raccogliere i dati pluviometrici.

Danni provocati dall’alluvione a Catarroja, in provincia di Valencia (foto di Manuel Pérez Garcìa e Estafania Monerri Mìnguez)

Le zone più colpite sono state la fascia da Valencia a Cheste lungo il corso del fiume Turia, e più a sud lungo il Rio Magro nelle zone di Raquena e nel tratto finale del corso d’acqua a Sueca. Dopo essersi abbattuto sulla costa mediterranea spagnola, il maltempo si è diretto prima verso le isole Baleari e poi sopra la Catalogna provocando inondazioni nelle province di Barcellona e di Castellon. Dopo aver stazionato sulla Spagna orientale, la depressione si è spostata verso il sudovest della penisola iberica, portando forti instabilità sull’Andalusia occidentale, proseguendo la sua traiettoria verso ovest fino a raggiungere l’Oceano Atlantico.
Le intense precipitazioni hanno provocato l’esondazione di fiumi e torrenti, che hanno raggiunto portate idriche record. In particolare, il fiume Turia, che passa vicino a Turís e a Valencia, ha raggiunto una portata di 2000 metri cubi al secondo, contro una portata normale di 14 metri cubi al secondo. Ma quella del Turia non è stata la portata più alta registrata durante l’alluvione del 29 ottobre: il rio Poyo, non lontano dal Turia, ha sfiorato i 2300 metri cubi al secondo.
È bene evidenziare che la drammatica alluvione che ha colpito Valencia è stata preceduta da un periodo di siccità eccezionalmente lungo: nella città spagnola, tra gennaio 2023 e settembre 2024, sono piovuti in tutto soli 446 millimetri di pioggia. Questa alternanza tra una prolungata siccità ed eventi pluviali di eccezionale intensità è un chiaro segnale dell’impatto del cambiamento climatico in termini di tropicalizzazione del clima mediterraneo, sempre più caratterizzato da eventi meteorologici estremi.
Le precipitazioni eccezionali hanno messo a nudo le carenze di un sistema che non era pronto ad affrontare eventi di questa portata. Scelte politiche sbagliate, insieme alle mancate manutenzioni e alla costruzione in zone a rischio, hanno amplificato l’impatto dell’alluvione. Il sud-est della Spagna, con il suo terreno argilloso e poco permeabile che favorisce il rapido deflusso superficiale delle acque, è naturalmente vulnerabile alle inondazioni.

L’alluvione di Valencia del 1957. A seguito di questa tragedia che provocò 80 morti, nel 1961 fu approvato il Plan Sur che prevedeva la deviazione del fiume Turia a 12 chilometri dalla città, ultimata nel 1973. Ma per mancanza di fondi non fu poi realizzato il grande bacino progettato per contenere 164 metri cubi di acqua (foto: Federaciòn Valenciana de Munìcipìos y Provincias)

L’urbanizzazione selvaggia ha esacerbato questa fragilità, invadendo sempre più zone soggette a rischio e occupando aree che un tempo svolgevano una funzione di regolazione idraulica delle acque superficiali, aumentando pertanto il potenziale di danni durante le piene fluviali. A peggiorare la situazione, molte aree densamente popolate, invase dalle acque selvagge, non disponevano di adeguati sistemi di contenimento delle acque superficiali.
Tra i fattori determinanti delle catastrofiche inondazioni, particolare risalto va data all’eccessiva antropizzazione e alla cattiva gestione delle aree fluviali, a causa di un eccessivo consumo di suolo e di un’estesa canalizzazione e cementificazione dei corsi d’acqua, non di rado tombati e quindi non più in grado di smaltire rapidamente le grandi quantità di acque di deflusso. Vecchi sistemi fognari, strade e argini fragili non hanno retto alla pressione dovuta allo smaltimento delle piogge torrenziali, partecipando attivamente alla catastrofe.
La tragedia di Valencia porta con sé pesanti responsabilità politiche: nonostante le ripetute segnalazioni dell’ente meteorologico nazionale, tra cui un’allerta rossa emessa alle 7 del 29 ottobre, le autorità locali hanno deciso di non chiudere scuole, fabbriche e negozi, ignorando il grave rischio imminente. Questa scelta si è rivelata fatale.
Da un accurato studio del World Weather Attribution (WWA), ente che si occupa di determinare il rapporto di causa-effetto tra cambiamento climatico ed eventi meteorologici estremi, le precipitazione giornaliere del 29 e 30 ottobre nella provincia di Valencia sono state il 12 per cento più intense di quanto sarebbero state prima del riscaldamento globale, senza l’influenza delle emissioni antropiche di gas serra. Non solo, secondo questo studio, il cambiamento climatico avrebbe raddoppiato la probabilità che si verifichino questi spaventosi eventi meteorici.
L’inazione politica e la cattiva gestione del territorio ha esposto migliaia di persone a un rischio altissimo, che molti hanno pagato con la vita e con danni incalcolabili. Tragedie come queste mostrano la stretta connessione tra sicurezza, salute e clima: in un mondo più caldo e instabile, città e Stati devono attrezzarsi per ridurre i pericoli e aumentare la prevenzione. È urgente agire a tutti i livelli: ridurre le emissioni a livello globale e, allo stesso tempo, a livello locale, adattare le nostre città e i nostri paesi agli eventi estremi sempre più frequenti, costruendo infrastrutture più resilienti, investendo in sistemi di allerta precoce e promuovendo una cultura della prevenzione.

Immagine di apertura: le drammatiche immagini dell’alluvione nell’area di Valencia il 29 ottobre (fonte: fortuneita.com)

Nato a Cosenza, laureato in Scienze Geologiche presso l’Università La Sapienza di Roma è Professore Ordinario di Geologia Applicata nella Scuola di Ingegneria dell'Università degli Studi della Basilicata, dove insegna Geologia Applicata. Autore di circa 190 lavori scientifici sulle tematiche di valutazione e di tutela del rischio idrogeologico e ambientale, è stato Editor di alcuni volumi riguardanti tematiche di rischio geologico.

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