Milano 23 Ottobre 2020

In questo momento c’è una grande allarmismo per il numero di morti da Covid-19. Ma perché non avviene lo stesso per i decessi da infarto e da ictus (sei volte di più) e per quelli da tumore (quasi 5 volte di più)? Con in più la differenza che le malattie cardiovascolari e i tumori restano, mentre di morti da Coronavirus tra qualche mese forse non si parlerà più (almeno ce lo auguriamo). «Si abbonda con l’allarmismo; invece bisogna guardare i numeri obiettivamente. Positivo non significa malato e nemmeno contagioso, anche se la curva va tenuta bassa. Servono i test rapidi per monitorare la situazione ed è necessario enfatizzare l’importanza di una responsabilizzazione collettiva». Giorgio Palù, docente emerito di Virologia all’Università di Padova, non ama come si sta gestendo questa pandemia. E sottolinea: «Vorrei tanta attenzione, ma niente isterismi. In termini di letalità non abbiamo di fronte il virus Ebola né il virus della SARS o quello della MERS, altre due sindromi causate da coronavirus del pipistrello, la prima da un virus geneticamente simile (80 per cento di omologia) a SARS-CoV-2 del Covid-19. La MERS aveva una mortalità del 35 per cento, la SARS del 10; anche in conseguenza dell’elevata letalità si sono estinte rapidamente».

Il Covid-19 ha una letalità superiore all’influenza, certo, ma sta scendendo. «Probabilmente si sta già adattando al suo nuovo ospite umano e dal punto di vista evolutivo non ha l’interesse di ucciderlo per non estinguersi – puntualizza Palù -. Circolerà, ma ho fiducia nei farmaci e nei vaccini».
In effetti, la probabilità di morte per i pazienti Covid-19 ricoverati in terapia intensiva è stata del 28,9 per cento tra marzo-aprile, del 15,3  per cento tra maggio e giugno, del 4,9 tra luglio e agosto. Non si parla del numero dei positivi, ma della probabilità di morte dei positivi sintomatici gravi che devono essere ricoverati in ospedale. Comunque, ad oggi, secondo uno studio dell’università di Bologna e di Ivass, l’Istituto per la vigilanza delle assicurazioni, le probabilità statistiche di ammalarsi di Covid-19 sono pari a quelle di avere un incidente stradale (0,41 per cento).

Si calcola che la probabilità di essere colpiti da Covid 19 oggi sia pari a quella di andare incontro ad un incidente stradale (foto di Rico Lob)

Per restare in tema, nel 2019, sulle strade italiane, si sono registrati 172.183 incidenti con lesioni a persone, che hanno causato 3.173 decessi e 241.384 feriti. In media, rispettivamente, 472 incidenti, 9 morti e 661 feriti ogni giorno. Il periodo di lockdown imposto nel 2020 ha visto un crollo degli incidenti per alcuni mesi con punte fino all’80 per cento in meno che, sulla base dei primi dati provvisori della Polizia Stradale, si riflette alla fine del mese di settembre 2020 in una diminuzione di incidentalità e mortalità pari a circa il 30 per cento. Uno dei pochi risvolti positivi del lockdown.

Il Covid-19 quanti italiani ha ucciso? Al momento della scrittura di questa rubrica i morti dall’inizio dell’emergenza (quasi 9 mesi), sono stati 36.500 su 412.000 infettati. Purtroppo, però, nel nostro Paese si muore anche di altro e, per alcune patologie, con numeri da strage. In totale, nel 2019 (ultimi dati ISTAT presentati il 7 settembre) sono morte 647.000 persone. Per lo più di patologie note che nell’opinione pubblica non hanno mai suscitato l’allarmismo che sta creando il nuovo virus. Guardando nel dettaglio le tabelle ISTAT sulla mortalità e le cause principali di decesso in Italia (gli ultimi dati aggiornati disponibili per patologie sono relativi al 2017, quando il totale dei morti è stato pari a 650.614 – poco più di quelli del 2019, indicati prima) scopriamo che il boom di decessi è legato a malattie del sistema circolatorio. Tra ischemie, infarti, malattie del cuore e cerebrovascolari più di 230mila vittime all’anno. In seconda posizione troviamo i tumori, che causano la morte di 180mila persone.
Arriviamo ora all’influenza e alla polmonite. I dati ISTAT ci dicono che su un totale di più di 53.000 morti a causa di malattie del sistema respiratorio nel 2017, 663 sono dovute a complicazioni da influenza (per lo più in soggetti dai 75 anni in su) e 13.516 alla polmonite. In questo conteggio, ovviamente, non ci sono né i tumori né i Covid-19. Senza dare tutto l’elenco, segnaliamo ancora i 30mila morti per malattie endocrine, nutrizionali e metaboliche (diabete).

Attenzione: quelle elencate sono tutte situazioni che potrebbero veder ridurre la mortalità di oltre un terzo applicando una corretta prevenzione primaria. Parlo di corretti stili di vita e di vaccini, laddove servono.

Immagine di apertura: foto di Raman Oza

Scomparso improvvisamente nel 2022, era giornalista e scrittore. Nato a Roma nel 1954, si occupava di informazione medico-scientifica e sanitaria dal 1976. Ha legato gran parte della sua carriera al "Corriere della Sera". Negli ultimi anni dirigeva URBES, primo magazine italiano che si occupa di salute nelle città. Insieme a Umberto Veronesi, ha scritto "Una carezza per guarire" (Sperling & Kupfer 2004), "Le donne vogliono sapere" (Sperling & Kupfer 2006), "L’eredità di Eva" (Sperling & Kupfer 2014), "Verso la scelta vegetariana" (Giunti 2011), "I segreti di lunga vita" (Giunti 2013), "Ascoltare è la prima cura" (Sperling & Kupfer 2016). Suoi anche "L’Artusi vegetariano "(TAM editore, 2016) e "L’orto di Michelle" (Universo Editoriale, 2017) scritto con Federico Serra. L'ultimo, “Il genio in cucina” (Giunti editore, 2019)

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