Firenze 27 Febbraio 2025

Mentre gli Stati Uniti erano impegnati nella guerra del Vietnam, la Guerra dei Sei Giorni coinvolgeva Israele da una parte ed Egitto, Siria e Giordania dall’altra, il colpo di stato di destra in Grecia portava alla “dittatura dei Colonnelli”, in Italia nel 1967, un clamoroso scoop su L’Espresso di Eugenio Scalfari, a firma di Lino Jannuzzi, accusava il Presidente della Repubblica Antonio Segni e il comandante dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni De Lorenzo, di avere organizzato un colpo di Stato durante la crisi di governo del luglio 1964.

Il generale Giovanni De Lorenzo, a capo del Sifar, il servizio informazioni Forze Armate dal 1955 al 1962, in uno scatto del 1968

A lungo è stato raccontato che la democrazia era stata messa in pericolo dal cosiddetto “Piano Solo”, un piano eversivo. Processi, inchieste amministrative, perfino un’indagine parlamentare: il mancato colpo di Stato denunciato inizialmente dall’Espresso nel 1967, è stato a lungo materia di sospetti, polemiche e ipotesi contrapposte.
La vicenda giunge oggi ad una svolta grazie al lavoro dei giornalisti Francesco Bigazzi, già direttore dell’Ansa a Mosca, e Dario Fertilio, per molti anni al Corriere della Sera e noto scrittore. I due autori hanno attinto a fonti inedite e a documenti finalmente desegretati; ne è scaturito Il Piano Solo “Golpe sì, ma rosso”, appena pubblicato da Mauro Pagliai editore. «La ricerca di Fertilio e Bigazzi – scrive Mario Segni nella presentazione del libro – , chiarisce gli aspetti politici della vicenda e dà un colpo fortissimo a questa scandalosa falsificazione». Gli elementi emersi dai lavori della commissione Mitrokhin, e in particolare le rivelazioni del colonnello Leonid Kolosov – già numero due dei servizi segreti russi in Italia – contribuiscono a disperdere la densa cortina di fumo che aleggiava sulla vicenda svelando il grande piano di dezinformacija innescato da Mosca negli anni Sessanta per creare disordine coinvolgendo le massime cariche dello stato, i vertici delle forze armate, i mass media e l’opinione pubblica.

Abbiamo chiesto ad uno dei due autori, Dario Fertilio, di raccontarci cosa fu il Piano Solo e quali rivelazioni contenute nel libro sono tali da fornire un punto di svolta all’intera vicenda.

La copertina de “Il Piano Solo” di Francesco Bigazzi e Dario Fertilio, edito da Mauro Pagliai

Dice Fertilio: «Con “Piano Solo” ci si riferisce ad un ipotetico tentativo di colpo di stato ordito nell’estate del 1964 dal Generale Giovanni De Lorenzo, comandante dell’Arma dei Carabinieri su sollecitazione dell’allora Presidente della Repubblica Antonio Segni. Il “Piano” sarebbe stato attuato se la sinistra comunista avesse messo in atto una deriva reazionaria e collettivistica; in quel caso i Carabinieri sarebbero intervenuti e avrebbero assunto il potere per mantenere l’ordine e la democrazia. Nei primi sette mesi del 1964, a seguito di contatti promossi dal comandante generale dei Carabinieri, Giovanni De Lorenzo, sarebbe stato esaminato dai vertici dell’Arma un piano predisposto per l’ordine pubblico, in cui erano previsti interventi privativi ai danni di cittadini, tra cui anche parlamentari, appartenenti ad associazioni di sinistra; queste persone sarebbero state destinate ad essere inviate in una località della Sardegna. Niente di tutto questo fu mai attuato, ma fu la più grande fake news del dopoguerra italiano (come già la definì Mario Segni nel 2021). Lo scandalo scoppierà tre anni dopo nel 1967 a miccia ritardata, denunciato a mezzo stampa da Eugenio Scalfari e Lino Jannuzzi su l’Espresso».

Quello che era reale, invece, era l’echeggiar nell’aria di quel tintinnar di sciabole, meglio interpretato come la cosiddetta strategia della tensione, la teoria del doppio stato che trova nel piano solo un perfetto destinatario e che sopravvive negli anni alludendo ai tentativi di golpe militari nel nostro Paese, volti a destabilizzare il sistema. Una logica illustrata anche attraverso la copertina stessa del libro.

Francesco Bigazzi, giornalista e scrittore, già direttore dell’Ansa di Mosca

Come spiega Fertilio: «La copertina mostra la scena di una partita di biliardo, di snooker, dove si colpisce con forza allo scopo di far schizzare le palline in tutte le direzioni e per poi vedere che cosa succede quando ogni pallina causa il colpo successivo. Contrariamente alla logica che guida il gioco degli scacchi, si crea una destabilizzazione. Ed è proprio ciò che accadde nel montare lo scandalo del “Piano Solo”». Ma chi innescò il primo colpo?
«ll vero protagonista fu il KGB che contattò un avvocato ex parlamentare socialista, Pasquale Schiano, affidandogli il materiale, appositamente costruito, da passare alla stampa – precisa Fertilio – . Un finto dossier che raccontava un finto colpo di stato. La palla iniziale che era Jannuzzi, l’autore materiale dell’articolo accusatorio, urta Scalfari direttore dell’Espresso che si fida delle fonti e segretamente di notte cambia addirittura la prima pagina per uscire con lo scoop: il risultato fu un enorme clamore mediatico». Un piano, quindi, secondo gli autori Fertilio e Bigazzi, innescato dai servizi segreti russi con quella logica di disinformazione che aveva degli interessi precisi nel nostro Paese, primo tra tutti mettere alla prova l’Italia e testare quanto fragile potesse essere il più debole anello della Nato.

Lo stemma del KGB, il servizio di intelligence russo dal 1954 al 1991

«Lo scopo era soprattutto quello di mettere sotto accusa il Sifar (il Servizio Informazioni Forze Armate, attivo dal 1949 al 1966, al vertice del quale ci fu lo stesso De Lorenzo dal 1955 al  1962) fiore all’occhiello dei servizi segreti occidentali – dice ancora Fertilio -.I servizi segreti italiani sconquassati dalle polemiche e additati al pubblico sospetto, subirono un colpo tale da non riuscire più, in seguito, a fronteggiare i movimenti eversivi già in incubazione, e destinati ad esplodere negli anni di piombo. Proprio l’obiettivo che gli ideatori del Golpe Rosso, con ogni probabilità, si erano proposti fin dall’inizio di ottenere».

Un piano architettato e studiato, secondo gli autori, dalla migliore struttura di spionaggio esistente al mondo, il KGB, più precisamente grazie al colonnello Leonid Kolosov, che alcuni anni dopo il 1967 incontrò in Russia il giornalista Francesco Bigazzi rivelando la dinamica dei fatti, fulcro di questo libro.
«Il colonnello Leonid Kolosov, numero due dei servizi segreti russi – racconta ancora l’autore – , era un politico, spia e intellettuale, amante dell’Italia dove ebbe la fortuna di vivere per un po’ di tempo e che materialmente fornì il materiale accusatorio a Schiano che a sua volta lo passò a Jannuzzi. Quando cadde l’Unione Sovietica, Kolosov incontrò Bigazzi, allora corrispondente dell’Ansa a Mosca, e fornì la sua versione dei fatti: lo scandalo era stato innescato dal KGB per destabilizzare il sistema italiano. Kolosov rivelò di avere passato le informazioni false, raccolte da altri agenti di Mosca in America e poi consegnate a un intermediario italiano fidato, al giornalista de L’Espresso Lino Jannuzzi.

Dario Fertilio, giornalista al “Corriere della Sera” per molti anni e autore di saggi, romanzi e testi teatrali

Scalfari, scatenò su quella base la campagna di stampa destinata a incolpare, costringendolo alle dimissioni il Presidente della Repubblica Antonio Segni; con lui il comandante dell’Arma dei carabinieri Giovanni de Lorenzo. Il tutto pensato per bloccare lo scivolamento a sinistra dell’Italia, dove si stava per varare un governo basato sull’alleanza fra Moro e Nenni. La politica e l’opinione pubblica emanarono le proprie verità, fino ad arrivare all’interrogatorio del colonnello Kolosov nel 2003 alla commissione Mitrokhin, che si risolse in un nulla di fatto, dove Kolosov, sentendosi braccato negò ogni coinvolgimento. Tutto ciò fino all’uscita di questo libro, che riporta parola per parola la confessione del colonnello».

Immagine di apertura: il sinistro palazzo della Lubyanka a Mosca, sede del KGB dal 1954 al 1991 (foto di Marco Cornolti)

Fiorentina, laureata in Scienze Politiche all’università del capoluogo toscano, ha collaborato fin da giovanissima con alcune testate giornalistiche della sua città. Giornalista pubblicista dal 2006, ha lavorato presso l’emittente televisiva Video Firenze - Toscana Channel, poi all’ufficio stampa della Casa Editrice Giunti fino al 2017. Oggi è giornalista freelance e si occupa di uffici stampa e comunicazione. Vive a Marradi, nel Mugello. Nel 2022 ha pubblicato, insieme al collega Franco Mariani "Lelio Lagorio, un socialista tricolore", per le Edizioni dell'Assemblea della Regione Toscana

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