Milano 27 Marzo 2024
Quasi mezzo secolo fa, 1975, un grande regista francese, Bertrand Tavernier, realizzò un film che s’intitolava Che la festa cominci! Opera morale, denuncia ironica di un potere dispotico e decadente, quello di Luigi XV, indicato come preludio della feroce rivoluzione di pochi decenni dopo. La “festa” di un popolo che si ribella, della libertè, egalitè, fraternitè, ma anche del sangue e degli eccessi. Perché, ammonirà un paio di secoli dopo Mao Zedong, “la rivoluzione non è un pranzo di gala”.
Evidente sembra quindi il nesso ideale tra quella nera commedia di Tavernier e la nuova, ben più lieve nei toni ma non meno profonda, di Robert Guédiguian: E la festa continua! nelle nostre sale dall’11 aprile per Lucky Red.

Nato a Marsiglia, di origine armena, Guédiguian è quel che si dice un regista militante. Autore più unico che raro, rigoroso e appassionato, ha la meravigliosa capacità di coniugare l’impegno politico con il sorriso, la lotta di classe con la commedia umana della gente povera e perbene, che nonostante tutto non smette mai di lottare né di amare.
Così, sulla scia di film quali Marius e Jeannette, La ville est tranquille, Le nevi del Kilimangiaro, arriva questo nuovo titolo, sempre ambientato nel quartiere popolare dell’Estaque marsigliese, con le case colorate e il porticciolo adorato dagli impressionisti, sempre protagonista la comunità “resistente” dei suoi magnifici attori.
A partire da Ariane Ascaride, moglie e musa di Guédiguian, qui nei panni di Rosa (“come Rosa Luxenbourg”, ci tiene a precisare) sorella di Antonio (“come Antonio Gramsci”), madre di due figli, infermiera e pasionaria. Tutta casa, ospedale e partito, Rosa è tra quei pochi tenaci comunisti che ancora credono negli altri e si battono per cambiare il mondo. E quindi di giorno si affanna in corsia e alla sera in sezione, per preparare il prossimo scontro elettorale contro la destra che avanza. Convinta che per vincere ci vogliano tre cose – compagni del Pd prendete nota -: “programma, programma, programma”.

Una vita a rotta di collo, fino a quando si imbatte in Henri, padre della futura nuora, un libraio anzianotto, spelacchiato, lo sguardo buono e intelligente di Jean-Pierre Darroussin, altro attore “di famiglia”. Presa dai mille impegni, Rosa l’amore non l’aveva messo in conto. E invece, scoppia improvviso e violento. Sorpresi e imbarazzati, lei e Henri si ritrovano innamorati come due adolescenti, a mangiare le triglie alla bettola del porto, bere vino rosso, ascoltare Aznavour. E fare l’amore, al buio perché lui un po’ si vergogna, ma con slancio e allegria.
E se Henri ha più l’anima del poeta e del solitario, lo stare vicino a Rosa lo contagia con la sua passione e vitalità. Tanto più che la battaglia di Rosa muove da un fatto che tocca tutti da vicino, realmente avvenuto, il crollo di due palazzi in una via lì accanto, il 5 novembre 2018. Otto morti rimasti sotto le macerie. Quella catastrofe annunciata, segnata da difetti di progettazione, allerte ignorate, promozione selvaggia del turismo, diventa la bandiera della lotta di Rosa e del quartiere.

Amore e rivoluzione, la quadratura del cerchio si può e si deve fare ci dice il regista. Che con incantevole grazia e gioiosa malinconia intreccia microstorie e grandi temi, lo sfruttamento, il razzismo, la questione armena, tratteggiando l’affresco corale di un’umanità di cui abbiamo una profonda nostalgia.
«In questi strani tempi di regressione e di egoismo che colpiscono tutte le nostre società, un regista non può limitarsi a descrivere la miseria del mondo, deve anche mostrare nuovi modi in cui le idee di condivisione e di democrazia possono prevalere» dichiara Guédiguian. La sua utopica ville-cinéma è un baluardo di vita e poesia, resistenza umana e civile. Dove non è mai troppo tardi per innamorarsi e lottare e “Niente è finito, tutto comincia“.
Immagine di apertura: Henri (Jean-Pierre Darroussin) e Rosa (Ariane Ascaride) in una scena del film E la festa continua! del regista Robert Guédiguian