Milano 27 Novembre 2023

Già la sigla inglese iniziale promette poco di buono: AI, o EIAI. Sembra un gridolino di dolore! Se poi ci si inoltra per questa tecnologia che sembrava un’utopia digitale chiamata Artificial Intelligence (AI, in inglese) e Intelligenza Artificiale (IA in italiano) si finisce in una selva oscura, piena di pericoli e opportunità.
Come tutti i neofiti, è impossibile sfuggire alla tentazione di sfidare di persona questo ramo dell’informatica che si occupa di progettare macchine con particolari caratteristiche umane. Soprattutto di mettere alla prova la novità tecnologica più famosa del momento, la chatGPT4, in questo periodo nell’occhio del ciclone.

Sam Altman, amministratore delegato della OpenAI, prima licenziato, poi riassunto in seguito alle proteste dei dipendenti  (foto Ansa)

Il padre di ChatGPT4, Sam Altman, 38 anni, infatti, è stato licenziato in tronco dalla OpenAI, l’azienda che gestisce il sistema di intelligenza artificiale di cui Altman era amministratore delegato. E ora riassunto in seguito alle proteste dei dipendenti. Rivolgiamo, dunque, una domandina a chi emula il pensiero umano: «Dimmi in poche righe che cosa è la Casagit (Cassa integrativa sanitaria dei giornalisti, ndr)?».
Il risultato è fischi per fiaschi: «Casagit è l’acronimo di Cassa di assistenza e previdenza forense; è un ente previdenziale dedicato alla copertura previdenziale e assistenziale degli avvocati e di altri operatori del settore legale»!! Provochiamo allora il concorrente Bing, creatore anche lui di testi, musiche, immagini, audio, video… con un quesito suggerito da Mafe de Baggis e Alberto Puliafito, autori del volumetto In principio era ChatGPT: «Caro Bin, facendomi domande a cui possa rispondere sì o no, indovina a che animale ho pensato».
Replica: «Iniziamo il gioco». Il gioco finisce alla 23° domanda (su 30 ammesse) con la risposta esatta: Asino! E alla 24a risposta arriva anche il saluto: «Fantastico! Hai pensato a un asino. Grazie per aver giocato a questo gioco di indovinelli con me. Se hai altri animali o oggetti di cui vuoi che indovini, sarò felice di giocare di nuovo!».

Elaborata da OpenAI, GPT è una tecnologia che cerca di ottimizzare la conversazione e di migliorare il modo con cui interagiamo con le macchine in una vasta gamma di applicazioni (foto di All That Chess Now)

Ma allora “l’intelligenza artificiale generativa” serve ai neofiti solo per giocare? Per la ricetta della pasta alla carbonara, un tema d’italiano, una tesi di laurea? O per interpellare il consulente legale sintetico? Tutte richieste verificate, intendiamoci. Però non ci si può esimere dal giocare se anche uno dei massimi esperti, Luciano Floridi, 58 anni, filosofo dell’Informazione, docente all’università di Yale (Usa) e di Bologna e autore di libri come L’Etica dell’Intelligenza Artificiale, intervistato da Focus, ha dichiarato: «L’intelligenza artificiale è completamente stupida. Per certi aspetti è come una lavastoviglie che all’interno di un ambiente controllato è in grado di svolgere un compito (lavare i piatti). Probabilmente non c’è niente al mondo che non possa essere fatto da queste macchine a intelligenza zero. È però importante rendersi conto che tutto si può fare in maniera intelligente, e allora serve un essere umano; oppure in maniera stupida, e allora basta un computer».
Utilizzata in maniera intelligente sembra fare prodigi. In cielo, in terra, fino allo spazio profondo: dalla Finanza (vedi articolo di Giacomo Ferrari nella rubrica “Per un pugno di euro” in questo numero), alla Meteorologia, alla Medicina, alla Astronomia…. In Medicina, un filone di ricerca aiuta i medici a scegliere la terapia antibiotica più adeguata. Grazie agli algoritmi che hanno esaminato un enorme numero di immagini cerebrali, selezionando quelle di persone che hanno i sintomi dell’Alzheimer, si è riusciti a identificare i geni coinvolti nella malattia con un’accuratezza notevole. Lo ha scritto la rivista Nature nell’ultimo numero. Fermo restando che l’origine genetica dell’Alzheimer è ancora tutta da dimostrare.
In Astronomia, un esempio ce lo illustra, Guglielmo Mastroserio, 34 anni, astrofisico, ricercatore dell’università di Milano: «Gli algoritmi, se opportunamente “allenati, riconoscono immagini che mostrano distorsioni della forma luminosa delle galassie, quando la luce passa vicino a una grande massa. Queste distorsioni a volte sono molto piccole ed è complesso per noi…umani riconoscerle!».

Il libro “La scorciatoia”, edito dal Mulino, di Nello Cristianini

Il professore goriziano Nello Cristianini, 55 anni, altro luminare dell’Intelligenza Artificiale docente all’Università di Bath in Gran Bretagna, nel libro La Scorciatoia – Come le macchine sono diventate intelligenti senza pensare in modo umano,edito dal Mulino, chiarisce: «L’intelligenza non è esclusiva dell’uomo, consiste nell’essere capaci di perseguire un preciso obiettivo in situazioni nuove. Questa abilità non richiede cervello: la troviamo nelle piante, nelle colonie di formiche…». E quindi anche nei software, nelle “macchine a intelligenza zero”, ovvero Pc, iPad, smartphone, smart tv, Siri e Alexa, videogiochi. Le abbiamo in tasca e in casa da anni. E condizionano la nostra esistenza.
Solo ora cominciamo a esserne consapevoli. Perché non solo parlano, ma producono immagini e quadri iperrealistici, video, studi televisivi. Li chiamano deepfake. Ricordate a marzo Papa Francesco con il piumino? Peccato che alla mano destra mancassero 3 dita e alla sinistra fosse stato infilato un anello matrimoniale. La Televisione Svizzera Italiana nel programma Falò ha mostrato un’avvenente signorina “inventata” che presenta le previsioni del tempo in maniera credibile, in uno studio “inventato”. La trasmissione ha anche ricordato il gemello virtuale del presidente della Corea del Sud, Yoon Suk-Yeol, 62 anni, creato per prendere parte alla campagna presidenziale, vinta nel marzo 2022. Pochi giorni fa, in Argentina, l’ultraliberista Javier Milei, 53 anni, è diventato neopresidente della Repubblica al termine di una tornata elettorale combattuta contro il suo avversario peronista Sergio Massa, 51, anche a base di immagini e video spesso taroccati.
«È un anticipo di quanto potrà succedere in altre elezioni. A cominciare da quelle europee nel 2024», avverte il professor Nello Cristianini.
Lo sviluppo travolgente di algoritmi basati sul cosiddetto Deep learning è in grado non solo di generare falsi ingannevoli (comprese telecronache calcistiche!), ma di proporre contenuti mirati a una parte della società e al singolo individuo.

Una avvenente fanciulla creata con l’intelligenza artificiale (foto di Pato Lenin)

La creazione del proprio clone è facilissima. Giuseppe Conte, leader del M5S, il 17 novembre, a Roma, all’evento dedicato alla AI, ha presentato il suo avatar. Un influencer molto seguito, Marco Montagno, 55 anni, milanese che risiede a Londra, nel presentare i suoi video, sente il dovere di preannunciare. «Questo sono io, quello vero, non la mia copia digitale, che ho realizzato in pochi minuti e che ogni tanto vi faccio vedere».
La realtà vera rischia di sfuggirci di mano. Dovrem (m) o cominciare a diffidare di tutto? Al recente FinTechTalks, l’ex ministro Corrado Passera, 69 anni, intervistato dal direttore di Huffpost, Mattia Feltri, ha dichiarato: «I deepfake e le notizie manipolate sono un rischio per la democrazia e la fiducia di noi tutti». E la rettrice del Politecnico di Milano, Donatella Sciuto, 61 anni, inaugurando l’anno accademico il 21 novembre scorso, ha dichiarato: «L’AI è uno dei temi guida più sentiti, più discussi e più temuti. Questa tecnologia è distribuita e pervasiva, fa parte delle nostre vite, il nostro futuro è legato ad essa. Facciamoci trovare pronti».
Sul dilagare di questa tecnologia non ci sono dubbi. Netflix e Amazon ci consigliano libri da comprare o film da vedere; WhatsApp ipotizza le parole che stiamo per usare nei messaggi; Tik Tok e You Tube capiscono ciò che ci interessa e ce lo propinano…

L’intelligenza artificiale porterà alla cancellazioni di molti posto di lavoro? Nel mondo anglosassone questo processo è già iniziato

Sono piattaforme social senza cervello, che funzionano e imparano dai propri errori e dalle regolarità statistiche di miliardi di dati presi dalla Rete e immagazzinati da umani “esperti” di informatica, spesso sottopagati. Noi usiamo il nostro cervello, i computer utilizzano reti neurali, una serie di algoritmi che prendono come ispirazione i nostri neuroni.
Produrre dei dati per allenare una macchina è, però, molto costoso. E qui si entra in un lato oscuro. Lo sviluppo delle AI ha un impatto ambientale elevato, consumando spaventose quantità di energia e di acqua dolce. «E poi, c’è una natura opaca delle cosiddette machine learning, che deriva dal modo in cui vengono addestrati gli algoritmi. Spesso assorbono le convinzioni e pregiudizi dei loro creatori», ha scritto la neuroscienziata californiana Shelly Fan nel libro L’intelligenza artificiale prenderà il nostro posto? Una conferma è appena arrivata da una ricerca dell’Australian National University: le immagini delle persone generate dalla AI sono percepite come più realistiche di quelle reali, ma solo se sono di pelle bianca!
Siamo di fronte a una minaccia per l’umanità che non potrà distinguere il vero dal falso e potrà essere manipolata a piacimento? E che dire dei posti di lavoro a rischio? Il dibattito sui problemi aperti da questa rivoluzione epocale è apertissimo. L’Unione europea è stata la prima a muoversi. Ha posto alcuni paletti. Uno prevede che “ogni prodotto della macchina” deve essere identificato come tale. Ma Cina e Stati Uniti?

Immagine di apertura: elaborazione di Alexandra Koch

Nato e cresciuto in Sardegna, milanese di adozione, giornalista professionista dal 1973, alla sua carriera manca solo l’esperienza televisiva. Per il resto non si è risparmiato nulla: giornale del pomeriggio (La Notte), quotidiano popolare (l’Occhio), mensile di salute (Salve), settimanale familiare (Oggi), una radio privata per divertimento (Ambrosiana) e quindi 20 anni di “Corriere della Sera”, dove si è occupato di attualità nazionale e internazionale. Ha avuto anche un’esperienza di (mini) direttore per quasi due anni al Corriere, quando gli è stata affidata la responsabilità di “Corriere anteprima”, freepress pomeridiana. Laureato all’università Cattolica a Milano in Lettere Classiche, ma con una tesi sul cinema, ha provato a scrivere un libro (guida turistica) e non c’è riuscito.

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