Milano 27 Febbraio 2024
I ragazzi lo sanno, i professori pure: i furti nelle scuole sono ormai così frequenti da non fare più notizia. Ladri di merendine, ma anche di penne e matite, sciarpe e berretti, telefonini e tablet colpiscono ovunque, dagli asili ai licei. Una vera emergenza furti che di recente ha spinto i presidi a sollecitare sistemi di videosorveglianza.
Ed è un furto ripetuto, una mano lesta che si insinua nei portafogli di grandi e piccini di una seconda media tedesca, a dare il via a La sala professori, il film di Ilker Çatak candidato agli Oscar per la Germania, dal 29 febbraio nei cinema per Lucky Red.
Congetture e maldicenze dilagano, sia nella classe sia nell’aula più esclusiva, quella destinata ai docenti dove, come impone l’etica didattica, «quel che accade in sala professori resta in sala professori».

Ultima arrivata in quel fortino di riservatezza o forse di omertà è Carla Nowak (Leonie Benesch, già vista ne Il nastro bianco di Haneke, e nelle serie Babylon Berlin e The Crown) insegnante di matematica al suo primo incarico. Appassionata del suo lavoro e animata dalle migliori intenzioni, la giovane prof non intende allinearsi all’opinione corrente che iscrive d’ufficio gli studenti nella categoria dei soliti sospetti. Con relativi controlli umilianti da parte della preside.
All’occhio attento di Carla non è sfuggito che forse il responsabile va cercato altrove, che qualche collega non è proprio un modello di onestà. Così, per senso di giustizia e per cercare di far chiarezza, decide di tendere una trappola, attivando la videocamera del suo laptop e puntando la telecamera sulla sua borsa, lasciata accanto, volutamente incustodita. Quando torna, parte dei soldi sono spariti dal borsellino, mentre le immagini registrate svelano l’indizio inequivocabile.
Ma le conseguenze della verità, imprevedibili e pericolose, possono rivelarsi un detonatore sociale. Filmare di nascosto qualcuno, pur se con le migliori intenzioni, può trasformarsi in reato, innescare una sorta di processo collettivo da cui nessuno uscirà indenne. Carla compresa. Che si ritrova sul banco degli imputati dei colleghi, dei genitori degli alunni e degli alunni stessi.

Tra tutti, la più difficile da affrontare sarà la reazione di un ragazzino, Oskar, il più intelligente e sensibile del gruppo. Quando realizza che la presunta colpevole è proprio sua madre, Oskar, prima legato da sincera ammirazione per l’insegnante, è costretto a rinnegare l’evidenza. Perché la verità è complessa e ambigua, spesso impossibile da accettare.
Nato a Berlino, figlio di immigrati turchi, il regista Çatak racconta di essersi ispirato a un’esperienza personale, vissuta negli anni scolastici: una serie di furtarelli in classe avevano scatenato una perquisizione da parte di tre insegnanti. «Tutte le ragazze fuori, tutti i portafogli dei ragazzi sulla cattedra», avevano intimato i docenti. Ricordo scioccante, riaffiorato parlando con Johannes Duncker, ex compagno di scuola, poi diventato suo collaboratore artistico.

La sceneggiatura de La sala professori è partita da lì, scritta insieme in pochi mesi, unendo memorie, esperienze reali, responsabilità personali, comportamenti collettivi. Quel che ne esce è una visione che va ben oltre il piccolo fatto di cronaca per farsi metafora di un’istituzione in crisi e una società divisa tra chi tenta di opporsi al sistema e chi vuol mantenerne a tutti i costi il controllo.
Perché, nonostante le apparenze di cambiamento e le tante dichiarazioni di nobili intenti, la scuola di oggi – suggerisce il film – non è troppo diversa da quella di ieri e ieri l’altro: una realtà educativa stagnante, sostanzialmente identica a se stessa per metodi pedagogici e concezione gerarchica. Se appena qualcuno prova a pensare e agire diversamente il meccanismo s’inceppa. E tutto va a catafascio: l’insegnante coraggiosa viene emarginata, il ragazzo la cui madre è sotto accusa si ribella, viene sospeso. Ma non demorde. Alla scuola Oskar non intende rinunciarci. Dovranno portarlo via di peso dalla classe, issato sulla sedia da cui non vuole alzarsi. Un’uscita di scena involontariamente trionfale, un atto di resistenza contro un sistema fallimentare, incapace di far fronte a chi gli si oppone. Se non cacciandolo dalla scuola o prendendolo a manganellate.
Immagine di apertura: Leonie Benesch (nel film Carla Nowak), 32 anni, nata ad Amburgo, in una scena di La sala professori. L’attrice ha recitato in The Crown come sorella del Principe Filippo. La sua intepretazione più nota è quella di Eva nel film Il nastro bianco
Le foto del servizio sono di Judith Kaufmann