Milano 23 Gennaio 2021
Protagonisti di numerosi studi e dibattiti, i soggetti che prendono il Covid 19 restando asintomatici iniziano a svelare i loro segreti. Dieci giorni fa la rivista Lancet ha pubblicato un lavoro realizzato dal Ministero della Sanità di Singapore – uno degli Stati dove grazie alla massiccia attività di tracciamento, la pandemia è sempre rimasta sotto controllo -, in cui si è riusciti a quantificare la contagiosità di questi individui. Analizzando gli asintomatici e i loro contatti stretti, si è scoperto che hanno una probabilità di tramettere il virus decisamente più bassa rispetto a chi ha la malattia conclamata.
E, finalmente, un lavoro più corposo nei numeri e nel monitoraggio nel tempo, è arrivato ad una conclusione che gli esperti indipendenti attendevano da tempo e che hanno accolto con favore: c’è un’immunità duratura anche negli asintomatici e in chi ha avuto una forma lieve della malattia. Lo studio in questione, finanziato dall’Agenzia Statale di Ricerca britannica, ha reclutato quasi 20.800 operatori sanitari inglesi, incluso personale clinico in prima linea, per vedere, sottoponendoli ai test, se gli asintomatici avevano gli anticorpi che rivelavano un’infezione passata.

Un set di dati davvero importante secondo Danny Altmann, docente di immunologia all’Imperial College di Londra e portavoce della British Society for Immunology. Si è visto così che tutti gli operatori sanitari asintomatici risultati positivi agli anticorpi, erano protetti per almeno sei mesi. Secondo Julian Tang, virologo clinico dell’università di Leicester, questi risultati ridurranno l’ansia di molti colleghi di riammalarsi o di ammalarsi dopo essere stati positivi asintomatici. Ma Susan Hopkins, epidemiologa dell’Imperial College e responsabile dello studio precisa: «Ora la natura della protezione anticorpale contro il Covid-19 è più chiara, ma è fondamentale che le persone non fraintendano questi primi risultati. Sappiamo che la maggior parte di coloro che hanno incontrato il virus e hanno sviluppato anticorpi sono protetti dalla reinfezione, ma non sappiamo ancora per quanto tempo». Ovviamente anche i guariti sembrano essere “protetti”. A questo proposito, mentre in Italia è in corso la campagna vaccinale, dall’estero arriva una buona notizia per chi il Covid lo ha già avuto: anche in questo caso l’immunità potrebbe durare almeno 6 mesi. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature. Firmato dal gruppo di Michel Nussenzweig della Rockefeller University di New York, il lavoro conferma la durata dell’immunità fino ad almeno 6 mesi e dimostra che i guariti da coronavirus, nel caso lo “rincontrassero”, possono esprimere una solida ed efficace risposta immunitaria.
Quanto ai vaccini, in base a questi studi, si sta delineando un’opinione scientifica di cui tener conto, come precisa Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco e dell’università degli Studi di Milano: «Vaccinare le persone guarite dal Covid potrebbe essere inutile, almeno per alcuni mesi finché dura l’immunità acquisita dopo essere entrati in contatto con il coronavirus e averlo vinto, forse, anche rischioso». E, in attesa di ulteriori conferme scientifiche sull’immunità acquisita, la proposta di Galli è, appunto, quella di vaccinare per ultimo chi è guarito.
Gli studi vanno avanti con un obiettivo ancora più importante: sapere quanto dura questa immunità per arrivare a confermare che gli asintomatici possono, alla fine, non vaccinarsi proprio.
Immagine di apertura: foto di Ursula Schneider