Monza 27 Marzo 2024

Medici in fuga dagli ospedali. Solo nel 2021 hanno detto addio al Servizio sanitario nazionale 5mila operatori sanitari e dal 2022 al 2023 sono raddoppiati i camici bianchi che hanno lasciato il pubblico. Nel 2024 che cosa accadrà? Ci sarà un esodo di altri 7mila medici che abbandoneranno le corsie, stando alle stime di Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao-Assomed, il maggiore sindacato dei medici ospedalieri e dirigenti del Servizio sanitario nazionale.

Mancano medici in tutte le discipline, ma scarseggiano soprattutto i chirurghi (foto di Mulyadi)

In piena emergenza Covid c’erano state assunzioni straordinarie di medici, tanto che nel 2020 nel pubblico lavoravano 776 medici in più rispetto al 2019 (+0,76 per cento), ma già nel 2021 ne risultavano 601 in meno (-0,58 per cento). In compenso, sono aumentati i direttori amministrativi, segno di un sistema sempre più burocratizzato. Ma a rendere ancora più preoccupante la situazione è la prevista uscita per pensionamento di ben 40mila medici entro il 2025: in questi anni avremo la cosiddetta “gobba pensionistica”, il picco cioè di uscite per limiti d’età. Insomma, il male è profondo… Senza dubbio gli stipendi troppo bassi e i carichi di lavoro, spesso esasperanti, hanno provocato una perdita di attrattività di cui sono specchietto tornasole le tante borse di studio per le specializzazioni andate deserte. Chiaro segnale che l’appetibilità dell’ospedale pubblico si è persa per strada. E poi c’è il capitolo dolente del rinnovo del contratto dei medici firmato a gennaio: 240 euro lordi mensili di aumento e gli arretrati maturati dal 2019 ad oggi pari a circa 10 mila euro lordi pro capite (la metà considerando le tasse). Una inezia.
Si calcola che manchino 5mila camici bianchi nei Pronto Soccorso e si va in cerca di anestesisti e chirurghi come se fossero merce rara, mentre molti di loro hanno preferito andare a lavorare nei Paesi arabi o altrove dove sono retribuiti molto di più (pare che l’abbiano fatto già oltre 20mila). Il male, secondo molti, è cominciato quando nel 2004 – Ministro Girolamo Sirchia, secondo governo Berlusconi – è stato messo un tetto di spesa per le assunzioni dei medici. Il secondo governo Prodi ampliò poi la misura fino al 2009 rendendola ancora più stringente e il quarto governo Berlusconi la prolungò fino al 2020. Per arrivare a delle rimodulazioni, pur marginali, si dovrà attendere il 2018 con Gentiloni e il 2019 con Conte. Anche se, a prescindere dalle norme, il tetto non è stato quasi mai rispettato. In 20 anni la spesa è cresciuta di oltre il 30 per cento.

I neolaureati non sono attratti dal lavoro in ospedale in Italia perché non è retribuito adeguatamente ed è molto faticoso vista la carenza di personale (foto di Muhammad Hicham)

Non è più possibile colmare la carenza di personale con la proroga di misure volte all’assunzione di personale con contratti a termine (introdotte durante il periodo pandemico) o con l’impiego dei «gettonisti», medici pagati a ore per tamponare le carenze di personale negli ospedali, in particolare nei Pronto Soccorso con guadagni di 3 volte superiori a quelli del medico regolarmente dipendente dall’ospedale. Si tratta di una deriva tale, cresciuta negli ultimi anni, che oggi esistono strutture ospedaliere dove interi reparti sono gestiti con queste modalità, con grande impatto economico visti gli elevati costi che si trovano a sostenere le aziende sanitarie.
Una situazione che richiede, evidentemente, un’inversione di tendenza: in primo luogo l’abolizione del tetto alla spesa per il personale sanitario, cosa che responsabilizzerebbe le Regioni costringendole a spendere le risorse a disposizione per il personale sanitario. In secondo luogo l’aumento delle retribuzioni, altrimenti l’esodo verso il privato e l’estero non si fermerà. A questo proposito il sindacato Cimo-Fesmed (la federazione sindacale dei medici dirigenti) chiede l’adeguamento degli stipendi dei medici ospedalieri italiani alla media europea attraverso l’aumento dell’indennità di specificità medica e sanitaria.
Gli stipendi dei medici italiani in effetti sono tra i più bassi in confronto a quelli dei colleghi europei. Stando ai numeri forniti dall’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) per l’anno 2021, nel nostro Paese i camici bianchi guadagnano in media 86mila euro annui. Un dato del 70 per cento inferiore ai colleghi tedeschi, addirittura il 72 per cento in meno degli olandesi, il 41 per cento in meno dei britannici, il 27 in meno dei belgi e l’8 in meno dei francesi. Simili invece gli stipendi dei medici spagnoli mentre il confronto va a favore dei camici bianchi italiani se guardiamo la Grecia (60 mila euro) e l’Ungheria (68 mila).
E poi ci si chiede perché i nostri medici vanno altrove……

Immagine di apertura: foto di Usman Yousaf

Classe 1952, monzese, cardiochirurgo emerito, ha diretto per molti anni il Centro di Cardiologia e Cardiochirurgia De Gasperis di Milano all'ospedale Niguarda. È stato presidente dei cardiochirurghi italiani e si è sempre occupato di trapianto cardiaco, di chirurgia dell’insufficienza cardiaca, valvolare, dell’aorta, coronarica, mini invasiva ed in particolare, ha acquisito un'esperienza più che trentennale nell’ assistenza meccanica al circolo (Cuore artificiale). Ha eseguito oltre 2000 interventi e 300 trapianti di cuore. È membro di diverse società scientifiche come l’International Society for Heart and Lungs Transplantation, la Società Italiana di Ecografia Cardiovascolare ed ha partecipato alla commissione “Audit and Guidelines” della Società Europea di Chirurgia Cardio-Toracica. .È stato direttore di dipartimento e responsabile della definizione delle linee guida e dei protocolli diagnostici e terapeutici cardiochirurgici, dello sviluppo della ricerca scientifica e delle iniziative di innovazione clinica delle Unità Operative di Cardiochirurgia degli Ospedali Humanitas in Lombardia fino alla fine del 2014. È autore di oltre 300 pubblicazioni sulle più prestigiose riviste nazionali ed internazionali. Ha sviluppato insieme a Sabrina Sperotto, il progetto di educazione medico-culturale “HE-ART & Science” per gli istituti scolastici.

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