Firenze 27 Settembre 2024
La spedizione azzurra è tornata a casa dalle Paralimpiadi di Parigi con 71 medaglie vinte in 12 discipline sportive differenti. Un record, come lo sono le 24 medaglie d’oro (il CONI con gli atleti olimpici ne ha vinte soltanto 12, esattamente la metà). Risultati che sono frutto di una preparazione intensa, di lunghi ritiri, di sessioni di allenamento specializzate e competizioni internazionali, con il supporto dello staff tecnico, composto da allenatori, preparatori atletici, fisioterapisti e psicologi dello sport. Tutto ciò è stato possibile grazie al Comitato Italiano Paralimpico (CIP), Ente Pubblico per lo sport delle persone con disabilità, che ha svolto un ruolo cruciale nel fornire le risorse necessarie alle varie Federazioni Sportive, garantendo programmi di sviluppo, investimenti in infrastrutture e mettendo a disposizione attrezzature all’avanguardia.

Sono anche stati organizzati incontri per rafforzare lo spirito di squadra e il senso di appartenenza che è stato molto forte all’interno della delegazione azzurra. Le Paralimpiadi di Parigi 2024 hanno rappresentato un momento di orgoglio per l’Italia, un’opportunità per mostrare al mondo non solo il talento sportivo dei suoi atleti, ma anche l’importanza di un approccio inclusivo e solidale nello sport e nella società. Non ci sono più persone disabili che fanno sport, ma atleti paralimpici, diventati veri professionisti grazie all’ingresso nei Corpi Sportivi Militari e all’assunzione nelle Forze Armate, che si allenano tutti i giorni per competere e cercare la vittoria, superando spesso i propri limiti, come i cugini olimpici, ma con uno spirito di squadra che è stato un elemento chiave della delegazione paralimpica a Parigi. E questo spirito è proprio di persone che condividono un percorso travagliato e difficile che ha dato loro una sensibilità diversa. I Giochi Paralimpici rappresentano anche un’opportunità per fare formazione verso l’opinione pubblica. Se nel nostro Paese l’atteggiamento generale verso le persone disabili, le barriere architettoniche e non solo, è profondamente mutato, è certamente merito dello sport, come dimostra l’attenzione mediatica e l’interesse del pubblico per lo sport paralimpico, in costante crescita.

Le storie di vita degli atleti, i loro successi e le loro battaglie, contribuiscono a cambiare percezioni e pregiudizi, stimolando riflessioni sulle politiche di inclusione e sull’accessibilità. I successi paralimpici, inoltre, rilanciano ulteriori sviluppi tecnologici e investimenti perché la vittoria di ogni atleta porta con sé la ricerca fatta da importanti aziende di ingegneria e da medici specializzati, che lavorano per ottenere, di anno in anno, nuovi traguardi. Sviluppi che potenziano le prestazioni degli atleti, ma migliorano anche i presidi ortopedici utilizzati, tanto che ad oggi per fare attività sportiva sono indispensabili carrozzine e protesi specifiche, ormai differenti per ogni sport. Questo, oltre al successo sportivo, contribuisce a migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità, offrendo terapie migliori, protesi più performanti, carrozzine ultraleggere e adattamenti tecnologici che danno nuove opportunità di autonomia. Nel caso di una persona disabile lo sport è molto più di una semplice attività fisica o competizione: è una fonte di inclusione, autostima, indipendenza e benessere psicofisico. Attraverso lo sport, una persona con disabilità migliora la gestione del proprio corpo, ottiene maggiore autonomia nella vita quotidiana, riduce stress, ansia e depressione, ottiene una maggiore stabilità emotiva.

Ogni piccola vittoria, che si tratti di una gara o semplicemente di un miglioramento individuale, contribuisce a restituirgli la consapevolezza che è capace di realizzare qualcosa di tangibile, proprio con quel corpo, nonostante le tante limitazioni. Tutto ciò infonde un senso di soddisfazione e orgoglio – difficilmente comprensibile da chi non ha una disabilità fisica – da portarsi dietro per l’intera vita.
La delegazione italiana di Parigi 2024 si è impegnata a portare avanti una tradizione di eccellenza iniziata con i Giochi Paralimpici nel 1960 a Roma, quando i nostri atleti furono addirittura primi nel medagliere. Ma era il primo evento paralimpico, organizzato in Italia solo con paraplegici e con poco più di 400 atleti, mentre oggi, alle Paralimpiadi di Parigi, ce n’erano più di 4.500. E la reputazione dell’Italia è rimasta alta grazie alle numerose medaglie vinte. Dai trionfi nel nuoto con atleti come Simone Barlaam, Stefano Raimondi, Carlotta Gilli, alle vittorie nell’atletica leggera con Assunta Legnante, Martina Caironi e Oney Tapia, successi che hanno contribuito a ribadire a Parigi la nostra solida reputazione. Nella capitale francese l’Italia è stata sesta nel medagliere finale, dietro a Cina, Regno Unito, Stati Uniti, Paesi Bassi e Brasile e davanti ai cugini francesi.

In realtà gli italiani hanno vinto molte più medaglie degli olandesi, ma dal momento che loro hanno più ori, la logica del conteggio internazionale fa sì che ci sopravanzino nel medagliere. Ma la cosa più sorprendente sono le 30 “medaglie di legno” ossia trenta quarti posti ottenuti a volte per un soffio, che avrebbero consentito un bottino ben più consistente. Molto triste è stata la finale dei 100 metri donne dove a un metro dall’arrivo, quando già si pregustava il secondo successo storico delle Charlie’s angels italiane (Sabatini, Caironi, Contraffatto), con tre bandiere uguali sui pennoni, Sabatini è caduta lasciando la vittoria a Martina Caironi, mentre Monica Contraffatto per la terza volta consecutiva è stata medaglia di bronzo (Rio 2016, Tokyo 2020, Parigi 2024). Un bel risultato per una soldatessa che, dopo aver perso una gamba su una mina in Afghanistan, fu spinta all’emulazione guardando dal suo letto di ospedale trionfare proprio Martina Caironi nei 100 metri a Londra 2012.
Ma nei Giochi di Parigi, anche altri atleti italiani hanno continuato a distinguersi per le loro prestazioni. In atletica con l’oro dei soliti lanciatori non vedenti Assunta Legnante e Oney Tapia con la novità dell’atleta romano di colore Rigivan Ganeshamoorthy che ha fatto oro nel disco alla sua prima apparizione. Nel nuoto si sono distinti Stefano Raimondi (5 ori e 1 argento), Simone Barlaam (3 ori e 1 bronzo) e Alberto Amodeo (2 ori e 1 bronzo) fra gli uomini e Carlotta Gilli (2 ori 1 argento e 1 bronzo) e Giulia Ghiretti (2 ori) fra le donne, stabilendo fra l’altro nuovi record in distanze e stili. E poi nel tennis tavolo ancora due ori, uno al maschile con Metteo Parenzan ed uno al femminile con la solita Giada Rossi, mentre nel tiro con l’arco, la squadra mista composta da Elisabetta Mijno e Stefano Trevisan, ha vinto l’oro.

Nel ciclismo paralimpico, seppur orfani dei successi di Alex Zanardi, la pattuglia italiana ha comunque vinto 7 medaglie (1 oro, 2 argenti e 5 bronzi) con il portabandiera Luca Mazzone che a 53 anni è stato capace di vincere un’altra medaglia d’argento, mentre Fabrizio Cornegliani ha vinto l’oro nella prova su strada con l’handbike. E poi altri sport come l’equitazione dove Sara Morganti ha vinto un argento e un bronzo, la scherma dove il senese Matteo Betti ha vinto l’argento individuale e le donne tre bronzi, il triathlon con due argenti tutti al femminile con Veronica Plebani e Francesca Tarantello. E poi medaglie, seppur di bronzo anche nel Tiro a Segno, Sollevamento Pesi e persino nel Tae Kwon Do.

Alla fine, come accade ormai da molte edizioni, gli azzurri paralimpici si sono migliorati con 71 medaglie totali, 24 d’oro, 15 d’argento e 32 di bronzo, mentre a Tokyo 2020 le medaglie totali furono 69. E ancora una volta sono stati più bravi dei cugini olimpici (40 medaglie, 12 ori, 13 argenti e 15 bronzi).
I paralimpici con i loro successi insegnano a tutti il valore del duro lavoro e della perseveranza, diventando modelli di ispirazione per altre persone con disabilità e per la società in generale, perché dimostrano che l’handicap non è un limite insormontabile, bensì una condizione da affrontare con i dovuti adattamenti e con a un pizzico di determinazione e coraggio. E Parigi ha rivelato che i risultati sono migliori quando c’è intorno la giusta solidarietà e condivisione.
Immagine di apertura: la cerimonia di inaugurazione delle Paralimpiadi di Parigi lo scorso 28 agosto (foto: CIP)
- le immagini del servizio sono una gentile concessione del Comitato Italiano Paralimpico