Milano 21 Febbraio 2020
Finalmente in Italia si comincia a ragionare su una sanità territoriale che unisca obiettivi di cui si parla da anni, ma finora irrealizzati anche per l’impostazione mentale delle figure professionali implicate. Quali sono gli obiettivi? Il malato al centro, l’umanizzazione delle cure, la personalizzazione, la riduzione del ricorso al Pronto Soccorso per disturbi che non hanno carattere di urgenza. Una sanità che sia universale e al tempo stesso sostenibile deve inevitabilmente essere ripensata e ridisegnata. Primo presupposto: se Maometto non va alla montagna, la montagna va a Maometto. Quindi portare la sanità a domicilio, non solo per l’assistenza generica ma anche per la specialistica, senza spostamenti complicati e lunghe attese. Ecco un primo passo importante: i servizi di radiologia a casa dei pazienti più fragili e nelle residenze socio-sanitarie (Rsa). Come? Utilizzando una strumentazione portatile in grado di fornire radiografie di buona qualità e con un basso rischio di esposizione ai raggi, sia per i pazienti sia per gli operatori sanitari, sfruttando poi la banda larga per il trasferimento delle immagini. La tecnologia c’è da tempo; ora sembra arrivata la volontà di impiegarla.

Si parte in Campania. È una delle buone pratiche che Fiaso, la Federazione di Asl e ospedali, insieme a Motore Sanità, ha avviato dopo averla presentata nel corso di un Focus all’Università Federico II di Napoli, patrocinato dalla Regione Campania e della Conferenza delle Regioni. Il progetto di radiologia domiciliare è stato illustrato da Bruno Accarino, Coordinatore nazionale del Collegio liberi professionisti Sirm, la Società italiana di radiologia medica, che con la Regione Campania conta di portare entro il 2020 gli esami radiografici basilari nelle case di oltre 100 mila pazienti non deambulanti e colpiti da varie patologie, oltre che a quelli a ricoverati nelle Rsa, negli hospice e ai detenuti nelle carceri delle Regione. Il servizio sarà attivato per le malattie di cuore, per quelle polmonari, per le patologie neurologiche e osteoarticolari e in ambito oncologico, fermo restando che le urgenze dovranno essere trattate in ospedale.
Un’esperienza analoga, realizzata alla Città della Salute di Torino, ha dimostrato che, a parità di qualità, i costi si riducono rispetto agli esami eseguiti in ospedale, mentre il gradimento dei pazienti risulta altissimo. È R@dhome, “radiologia a casa”, il progetto avviato dalla radiologia ospedaliera della Città della Salute di Torino e rivolto a persone anziane disabili o, comunque, in condizioni tali da rendere difficile il loro trasporto in ospedale. Il servizio (finanziato dalla Regione Piemonte con 230.000 euro l’anno) funziona cinque giorni alla settimana ed è garantito da tecnici di radiologia, che riescono ad arrivare quotidianamente a casa di 20 pazienti. La prescrizione dell’esame e la compilazione del referto sono, ovviamente, competenza dello specialista radiologo.
Torino, Campania e poi? Per ora non vi è notizia di altre Regioni, ma rivedendo l’assistenza per le malattie croniche, l’iniziativa potrebbe allargarsi. Ce lo auguriamo.
Immagine di apertura: foto di mcmurryjulie