Milano 27 Luglio 2023
Vento e terra. Componenti indissolubili, compagni di viaggio, forse gli unici davvero fedeli, in una vita onnivora di tutto, successo, ricchezza, ambizioni, affermazioni in ogni campo.

Una vita che Raul Gardini decide di troncare di sua mano, la mattina del 23 luglio 1993 (era nato nel 1933), con un colpo alla tempia esploso da una pistola 7,65 Walther Ppk, la stessa tipologia usata anni prima da Luigi Tenco, cantautore ispirato quanto sfortunato, che aveva sperimentato la fatica di vivere. Tre giorni prima Gabriele Cagliari si era ammazzato soffocandosi con un sacchetto di plastica che si era legato al collo. L’Italia fremette di preoccupata commozione. Divampò, rovente, nel pieno della tempesta perfetta di Mani Pulite, la polemica sull’uso della carcerazione preventiva. S’intitola Di vento e di terra. Raul Gardini, il romanzo vero di una vita di sfide, firmato da Andrea Pasqualetto, giornalista, storico corrispondente dal Nord Ovest (Corriere della Sera, Sole24ore) e Lucio Trevisan, ex giornalista sportivo e scrittore, edito da Solferino. Perché un libro su Gardini? «Perché – dice Pasqualetto – mancavano da raccontare diversi aspetti della sua vita, sia dal punto di vista umano sia da quello imprenditoriale e pure sportivo. E perché rappresenta un pezzo di storia d’Italia che non è giusto dimenticare, mentre molti giovani non sanno nemmeno chi sia Gardini. Non sanno, cioè, che quest’uomo è stato protagonista della più grande ascesa industriale del nostro Paese, che ha creato in soli dieci anni un gruppo con oltre 90mila dipendenti ed è stato un pioniere della green economy. L’avrà fatto anche pro domo sua, ma resta la visione, in anticipo di oltre trent’anni sulla storia. E non va dimenticato nemmeno il fiume di tangenti pagate ad un sistema che funzionava così e che alla fine l’ha schiacciato».

Storia di una vita, anzi di più vite, che scorrono su piani diversi, s’intrecciano, si separano, tornano a incrociarsi, a volte a fondersi, fino all’inarrestabile scorrere degli ultimi giorni, quelli in cui lo specchio restituisce una immagine di invecchiamento e quindi di fragilità, le borse sotto gli occhi appesantiti, le rughe più profonde, solo il sorriso è quello di sempre, “il sorriso” che nessuno gli potrà mai togliere. E poi i giorni della paura, dell’angoscia, a soli sei anni dall’apogeo, quando la copertina di Newsweek celebrava il suoi successi e l’ingresso nella élite imprenditoriale. E quel colpo di pistola che recide una vita corsara. Lo chiamano “Contadino”, a sottolineare origini e legami terrigeni e anche il diploma di perito agrario, seguita da una effimera esperienza universitaria. La crescita nell’azienda di Serafino Ferruzzi, signore del mercato dei cereali e di un impero che non ha confini, di cui diventa genero (nel 1957 sposa la figlia Idina) ed erede naturale. Gardini fa e disfa, investe e disinveste, addenta e fagocita. L’acquisizione di Eridania, maggiore produttore italiano di zucchero. La scalata alla Montedison. La fusione in Enimont della chimica di Montedison con quella di Eni. Il turbine travolgente di Mani Pulite. In parallelo la passione per la vela, simbolo il maxi yacht Il Moro di Venezia, progettato da German Frers, con «i sedici uomini dell’equipaggio, tutti rigorosamente giovani e per lo più romagnoli che fanno respirare a Gardini l’aria di casa».

Nel libro di Pasqualetto e Trevisan sfilano i santuari della politica e dell’economia con i loro sacerdoti e signori. Sergio Cragnotti che «arriva dove vuole, è una specie di manuale del marketing in carne e ossa, e punta sempre sul cavallo vincente». In piazza del Gesù, a Roma, il ravennate Gardini ha di fronte a sé l’irpino De Mita, segretario nazionale della Democrazia Cristiana, il primo partito. «Sono due persone molto diverse. Uno è rampante, pratico e sbrigativo. L’altro incarna il politico democristiano per antonomasia, negoziatore, teorico. Uno dice sì o dice no, l’altro sempre nì e preferisce accontentare tutti a parole finendo spesso per non accontentare nessuno nei fatti». I due Enrico, zio e nipote, che si danno, rigorosamente, del “voi”. «Il grande vecchio Cuccia oggi ha una faccia smunta, tirata, color del verme peloso che striscia sulle foglie dei platani. Il nipote, Enrico Beneduce, che è davanti a lui, è un po’ più colorito da un’uscita in barca». L’ex presidente della Montedison Roberto Garofano, detentore di tutti i segreti dell’avventura del gruppo Ferruzzi nel mondo della chimica. Il finanziere Sergio Cusani. Bettino Craxi insorge, furibondo, scorrendo un’informazione di garanzia lunga diciotto pagine, irta di quaranta ipotesi di reato. «Questa è una vera e propria aggressione contro la mia persona, secondo finalità che possono essere politiche, non certo di giustizia». Come a fare contraltare ai maestri della finanza spericolata e di una politica perennemente in curva, ecco una figura grande nella sua umiltà.

È il vecchio marinaio veneziano Angelo Vianello, lagunare dell’isola di Pellestrina. Consigliere non solo per questioni nautiche. Con i suoi silenzi rispetta quelli di Gardini. «L’amico del silenzio, con il quale Raul sta bene anche tacendo». Fedele al monarca decaduto aggrappato a ciò che rimane del suo regno, ristretto, come un’ultima roccaforte, nel palazzo veneziano sul Canal Grande, dove fino a un anno prima facevano la fila i manager Montedison. Il maggiordomo ha posato sul tavolo basso del salone una bottiglia di prosecco fresco e dei salatini. « Sai cosa mi diceva mio suocero, Angelo? Fatti un nome e puoi anche pisciarti addosso, diranno che hai sudato». «E sai cosa aggiungo io: quando cadi diranno che hai pisciato anche se hai sudato». Vianello fa sì con la testa: «Xe sempre cussì, sior Raul, a gente va sempre dove tira el vento, soprattutto queo dei schei’».
Ma che cosa aggiunge questo libro a quanto già scritto finora? «Aggiunge i tasselli che mancavano – risponde Pasqualetto -; i retroscena della scalata finanziaria e delle regate, i documenti inediti sugli scontri in famiglia con i Ferruzzi. Aggiunge la figura umile e importante del marinaio Vianello, suo amico e confidente, e aggiunge testimonianze sui mesi e sui giorni che precedettero il suicidio».
Immagine di apertura: Raul Gardini fotografato sul Canal Grande a Venezia all’apice del suo successo (fonte: Fondazione Raul Gardini)