Milano 27 giugno 2025
L’estate rovente consegna al fresco delle sale una commedia dolce e malinconica come un tramonto sul mare. Tre amiche di Emmanuel Mouret, regista votato all’introspezione sentimentale, capace di volta in volta di riannodare i frammenti di un lungo e inesausto discorso amoroso, è un film di elegante leggerezza e non comune capacità di esplorare quell’infinito mistero chiamato amore.

Protagoniste tre donne e un fantasma. È infatti quest’ultimo il narratore visibile e invisibile di una vicenda che solo ora, nella sua nuova condizione di spirito libero dagli impacci delle passioni, può raccontare con il debito distacco. Quand’era mortale, fino un anno fa, Victor (il magnifico e struggente Vincent Macaigne) era l’innamoratissimo compagno di Joan (India Hair), professoressa d’inglese nella scuola dove lui insegnava francese. Una cattedra che ora, in apertura di film, è stata assegnata ad un altro, un nuovo docente arrivato per prendere il posto rimasto vacante dopo l’incidente d’auto che lo ha tolto di mezzo da questo mondo. Risolvendo in modo definitivo il groviglio amoroso di Joan che, nonostante tutte le sue premure e la sua devozione incondizionata, per Victor ormai non provava più la passione di un tempo.
Un allentamento erotico a senso unico, visto che lui invece non aveva mai smesso di desiderarla. Ma nelle faccende di cuore le cose, si sa, non sempre procedono all’unisono. Né erano bastate a convincerla la le parole di Alice (Camille Cottin), amica di lunga data e collega di entrambi, prof di geografia nel medesimo istituto scolastico. Tranquilla, succede, aveva tentato di rassicurala l’amica.

Anche per me è lo stesso, con Eric (Grégoire Ludig): i trasporti amorosi sono diventati ormai lontani ricordi, eppure il nostro matrimonio va comunque alla grande. Il rispetto e l’affetto alla fine sono il miglior collante di una coppia. Quanto al sesso, a un certo punto non conta più così tanto. Ma quel che Joan e tanto meno Alice sanno è che Eric, per quanto attento e affettuoso verso la consorte, quel sesso scomparso sotto il tetto coniugale, l’ha ritrovato nel letto di Rebecca (Sara Forestier), custode di un museo, amica di entrambe, che quella relazione la vive con l’ardore della clandestinità e il senso di colpa del tradimento.
A far crollare il castello di carta di tanti segreti e bugie sarà la tragica uscita di scena di Victor che, ormai libero da paure e gelosie, può finalmente farsi testimone lucido e compassionevole dell’infinita fragilità e complessità dei sentimenti.
Erede della grande tradizione teatrale di Marivaux, e cinematografica di Rohmer, Mouret traccia il suo teorema amoroso dando risalto, con tocchi d’ironia e brillantezza degni di Woody Allen, alla labilità degli affetti, degli intrecci tra amicizia e amore. Incontri fugaci, promesse disattese, sogni e delusioni sono il sale e il pepe di ogni incontro. Saperli dosare è la lezione che nessuno impara mai davvero.

Perché basta poco per trasformare la più furibonda storia d’amore in una relazione passeggera, titolo di un suo precedente film, sempre con Macaigne. La cui saggezza postuma non lo esime dal ricordo di un amore che nemmeno la morte può spegnere ma forse può insegnare a vivere in modo diverso, senza più quel senso del possesso distruttivo, con la generosità disincarnata di poter ormai pensare solo alla felicità dell’altro. Il suo fantasma barbuto e tenerissimo è destinato a comparirci davanti anche dopo la fine della storia.
Presentato in concorso alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia, Tre amiche, distribuito da Lucky Red, ci fa sorridere e ci commuove. Una commedia romantica con un retrogusto amaro dove i dialoghi (sceneggiatura dello stesso regista insieme con Carmen Leroi) sprizzano finezza e intelligenza. Di questi tempi merce rara.
Immagine di apertura: Camille Cottin (Alice) a destra, e Sara Forestier (Rebecca) in una scena di Tre amiche, nelle sale da pochi giorni