Milano 27 Novembre 2021
Ancora non è ufficiale ma pare scontato che in Italia, entro la fine dell’anno, prenderà il via la campagna vaccinale contro il Covid anche per la fascia d’età tra i 5 e gli 11 anni. Una decisione che riguarderà più di 3 milioni di bambini. Secondo gli esperti, è la strada per mettere al riparo l’Italia dalle varianti ma, soprattutto, per non tornare ad isolamenti vissuti male anche dai più piccoli. Peraltro, la scuola non è ancora tornata alla normalità auspicata, normalità sempre spezzata da casi in classe che costringevano a quarantene e didattica a distanza.

«Il mio auspicio è partire da dicembre, non appena l’EMA (l’agenzia europea per il controllo e l’autorizzazione dei farmaci, ndr) avrà approvato il vaccino e l’AIFA (l’agenzia italiana del farmaco, ndr) avrà dato il via libera per l’Italia – ha affermato il Ministro alla Salute Roberto Speranza -. Gli scienziati stanno dicendo che la dose di un terzo di Pfizer è efficace e sicura nei bambini; lavoreremo con i pediatri per parlare alle famiglie».
E i pediatri sono in grande maggioranza d’accordo. «I bambini devono essere vaccinati: è l’unica strategia per evitare la malattia» afferma Andrea Campana, responsabile del Centro Covid dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Due gli avvenimenti che hanno accelerato la situazione: l’approvazione da parte della Food and Drug Administration, l’agenzia regolatoria statunitense del vaccino Pfizer, dopo aver esaminato i dati della sperimentazione pubblicati ai primi di novembre dall’autorevole rivista americana New England Journal of Medicine; e l’aumento dei contagi e dei ricoveri di minori a causa dell’ormai dominante variante Delta. Mentre si sta diffondendo la più infettante Delta Plus.

Qual è la situazione italiana? Ecco che cosa è emerso venerdì 19 novembre dal monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità. Il presidente, Silvio Brusaferro, ha sintetizzato i dati: «L’incremento più significativo di nuovi contagi è tra i 30 e i 50 anni. Aumentano però anche i casi pediatrici sotto i 12 anni, in particolare tra i 6 e gli 11 anni. Vengono segnalati anche dei ricoveri, ma i numeri per ora sono modesti». Lunedì 29 novembre l’EMA deciderà sulla vaccinazione nei bambini tra 5 e 11 anni. Quasi certo il sì; poi spetterà alle agenzie regolatorie dei singoli Stati dell’Unione Europea decidere in merito. Intanto la vaccinazione è partita negli Stati Uniti, in Canada e in Israele. E la Cina mira a vaccinare contro il Covid-19 tutti i bambini di età compresa tra i 3 e gli 11 anni, pari a circa 160 milioni, entro la fine del 2021: oltre la metà, 84,39 milioni, ha già ricevuto la prima dose, mentre in 49,44 milioni hanno completato l’intero ciclo. Il vaccino usato è il cinese CoronaVac, autorizzato anche per i bambini a partire da tre anni (anche Hong Kong ha avviato l’immunizzazione nei più piccoli).
Tornando all’Occidente, a sbloccare la situazione sono stati i risultati positivi della sperimentazione del vaccino Pfizer sui bambini di 5-11 anni. Lo studio clinico pubblicato dal New England, mostra che due dosi di un terzo del dosaggio del vaccino per gli adulti sono risultate “efficaci al 90,7 per cento e sicure”. La sperimentazione ha coinvolto 4.600 bambini: 3.100 hanno ricevuto due dosi del vaccino distanziate di tre settimane e 1.500 un placebo, ovvero una sostanza inerte (cosa che avviene in tutte le sperimentazioni). A quanto pare la risposta immunitaria stimolata dal vaccino pediatrico è forte quanto quella negli adulti.
Ma qualche voce fuori dal coro c’è. Andrea Crisanti invita alla prudenza. Secondo il microbiologo dell’università di Padova, il problema è che i dati messi a disposizione da Pfizer e Moderna non sono tantissimi, qualche migliaio di casi. Comunque, secondo l’esperto, Israele è partita prima di altri, si è presa questa responsabilità, e in un paio di mesi avremo qualche dato in più e questo è un beneficio per tutta la comunità. Troppo pochi i numeri della sperimentazione? Non dimentichiamo che si tratta di bambini e che le regole, anche etiche, sono molto più rigide.

«La maggior parte degli esperti ritiene che i benefici di questa vaccinazione per i bambini sarebbero maggiori dei rischi, il che porta alla decisione di autorizzare il vaccino per queste età – interviene Patrizia Borsellino, docente di Filosofia del Diritto dell’università Bicocca di Milano e bioeticista -. D’altra parte, lo studio clinico pubblicato sul New England ha tutte le carte in regola. Ho letto gli allegati allo studio e sono stati rispettati protocolli e regole etiche. La tutela del diritto alla salute del minore è problema di salute pubblica, le opinioni al riguardo sono concordi. E riguardo alle sperimentazioni di farmaci e vaccini su minori, l’orientamento si è spostato dall’esclusione dalle sperimentazioni fino ad arrivare al diritto del minore di avere farmaci per lui. Dalla Carta dei diritti del 1998, via via fino al regolamento Ue numero 536 del 2014 la normativa prevede quale diritto la sperimentazione clinica anche su minori quando c’è la ragionevole previsione che i benefici siano superiori a rischi e oneri. Fondamentale l’informazione, comprensibile anche al minore perché sempre nel suo interesse». E i benefici sembrano in questo caso nettamente superiori ai rischi. È quanto afferma il clinico pediatra dell’università di Brescia e degli Spedali Civili, Raffaele Badolato: «Il vaccino tutela i più piccoli e ne favorisce il ritorno a una piena socialità con i coetanei». «La vaccinazione al di sotto dei 12 anni è importante poiché il Covid non colpisce con minore virulenza questa fascia di età – concorda Francesco Chiarelli, direttore della clinica pediatrica dell’università di Chieti -. Anzi, ci sono bambini che si sono ammalati gravemente».
* Il 29 Novembre è arrivata l’autorizzazione dell’Ema e il 2 dicembre quella dell’Aifa
Immagine di apertura: foto di CDC