Pavia 27 Ottobre 2024
Tra la vegetazione delle campagne del sud della Toscana nei pressi di una frazione di Capalbio, si nasconde il magico Giardino dei Tarocchi. È popolato di creature mostruose che rimandano immediatamente ai mostri di Bomarzo, alle architetture oniriche della Scarzuola e alle sculture sinuose e colorate del Parc Guell di Gaudì, dal quale l’artista rimase affascinata.

Tra le poche grandi artiste e, soprattutto, scultrici, del scorso secolo, Niki de Saint Phalle (Neuilly-sur-Seine, 29 ottobre 1930 – San Diego, 21 maggio 2002), pseudonimo di Catherine-Marie-Agnès Fal de Saint Phalle, dedicò quasi vent’anni della propria vita, energia e salute alla realizzazione di questo luogo. I vivacissimi colori delle ceramiche che rivestono le sculture corpose, esplosive e fuori scala del Giardino dei Tarocchi rapiscono i sensi dello spettatore, che, al varcare la soglia d’ingresso, si trova a compiere una sorta di percorso iniziatico che richiama illustri precedenti – il Giardino di Bomarzo, il Palazzo Ideale di Ferdinand Cheval nella Drome, il Parco Guell, la Scarzuola – ma che, in questo caso, si differenzia per la presenza estensiva di un Femminile materno e potente, carico di complessità simbolica e di rimandi liberi, dolorosi e al contempo gioiosi alla vita della propria autrice.
Celebrata come unica nel suo genere, di questa immensa opera è unanimemente riconosciuto lo stretto connubio tra arte e architettura, tra i vasti repertori figurativi e linguistici e la dimensione umana e abitabile delle sculture che la popolano.

Il Giardino sorge su un terreno donato da Marella Agnelli cintato da un doppio muro progettato da Mario Botta, che ha voluto così interpretare la volontà di separazione del Giardino in quanto luogo magico dall’esterno. Subito all’interno la strada sterrata sale fino alla grande piazza centrale occupata da una vasca e sovrastata dalle figure unite della Papessa e del Mago, i primi arcani maggiori dei Tarocchi che segnano l’inizio del percorso, di un viaggio all’interno di un sogno dall’aspetto fiabesco, popolato delle personificazioni dei grandi arcani dei Tarocchi che sempre hanno affascinato Niki. Circondata dal verde e dalle sinuose panchine di Pierre Marie Le Jaune, nella piazza-anfiteatro sovrastata dalle coloratissime sculture si avverte immediatamente un’impressione di inquietudine e incantesimo, di fascinazione, di gioco, di spontaneità che anima l’intera collina.

La vasca circolare blu, in cui confluisce la cascata d’acqua che scende lungo la scalinata dall’enorme bocca aperta della Papessa, è segnata al centro dalla Ruota della Fortuna, la scultura meccanica semovente eseguita da Jean Tinguely, grande artista contemporaneo a Niki e suo secondo marito. Le strade che si dipartono dalla piazza percorrono diversi itinerari che salgono o scendono assecondando le irregolarità del terreno; si incontra la figura del Sole, incarnato nel grande uccello del fuoco bianco, rosso e giallo, sopra un arco azzurro, richiamo evidente all’iconografia dei Nativi americani. Immediatamente dopo, il Papa, opera preferita di Tinguely, rappresentazione della famiglia in senso universale.

Fa da contrappunto allo spazio cavo racchiuso dalle colonne del Papa il tutto-tondo dell’Albero della Vita, i cui rami sono fatti di serpenti e il cui interno, rivestito di specchi, ospita l’arcano dell’Impiccato, che dal suo punto di vista rovesciato suggerisce uno sguardo differente sulla realtà delle cose. Sulla destra si staglia la figura della Giustizia: ha la pelle nera, come l’Imperatrice e la Madonna nella cappella della Temperanza, un tributo alle ingiustizie e alle oppressioni rivolte alla popolazione di origine africana che Niki aveva vissuto in prima persona durante la sua infanzia americana. La parte superiore serena ed equilibrata stride con quella inferiore, la cui gonna si apre su una prigione chiusa da un enorme lucchetto simbolo della reclusione.
Tra gli arcani più significativi troviamo l’Imperatrice e l’Imperatore. Niki visse e lavorò per sette anni all’interno dell’Imperatrice, madre universale enorme ed opulenta, dal corpo esageratamente formoso rivestito di una fantasmagoria di ceramiche molate, trionfalmente reinventata e completa di camera da letto, cucina e bagno.

Al suo interno trovano posto le figure del Giudizio, delle Stelle e del Carro, riflesse dalle migliaia di frammenti di specchi veneziani che rivestono le pareti. A sua volta l’Imperatore è un bellissimo castello, il cui forte si erge su 22 colonne, lo stesso numero degli Arcani maggiori dei Tarocchi, che crea un giardino privato con vasca d’acqua simile a un harem. Tra gli Arcani rappresentati, secondo una personalissima e intima interpretazione della figlia di Niki, Laura Mathews, quello che più rappresenta l’artista è l’Eremita: leggermente in disparte e collocato ad un bivio tra due sentieri, l’Eremita non nasconde la verità che gli si rivela, ma la condivide con chiunque desideri interrogarlo. È simbolo della solitudine e della contemplazione, un riferimento delicato agli ultimi anni di vita di Niki, che dal giardino aveva iniziato a distanziarsi stabilendosi nei suoi pressi.
Un’altra scultura particolarmente evocativa della vita dell’autrice è quella della Forza, l’undicesimo Arcano dei Tarocchi, e mostra una donna che sovrasta un magnifico drago verde alato con grandi denti bianchi, legato a lei da un filo invisibile. Fu realizzata verso la fine della permanenza di Niki nel Giardino e si tratta di una singolare interpretazione di questo Arcano nella forma di una forza creativa e distruttiva, in grado di modellare le forme della flora e della fauna.

Il Giardino dei Tarocchi costituisce non solo l’opera più importante per risonanza e dimensioni della scultrice, ma anche una sezione fondamentale di un’inedita retrospettiva sull’opera di Niki de Saint Phalle in mostra attualmente al Mudec di Milano, che racconta con precisione e delicatezza la storia di un’artista dalle mille vite e dalle mille forme, la cui arte è ancora oggi capace di parlare a tutti, veicolando messaggi di libertà, diritti e di sfida nei confronti degli stereotipi di genere, di diversità e di gerarchia.
Immagine di apertura: foto: il giardino dei tarocchi