Firenze 25 Maggio 2021

Conosciuto a livello internazionale per i suoi scatti alle opere di Giovanni Pisano, Michelangelo, Donatello e per i suoi ritratti a Giorgio De Chirico, Alberto Burri, Marino Marini, Andy Warhol e Roy Lichtenstein, Aurelio Amendola in questi giorni viene celebrato nella sua città natale, Pistoia, con una grande antologica di oltre duecento immagini dislocata tra l’Antico Palazzo dei Vescovi e Palazzo Buontalenti. La Fondazione Pistoia Musei e la sua città hanno voluto rendergli omaggio. Nel catalogo della mostra, edito da Treccani, la curatrice, Paola Goretti, così lo descrive: «Titanico e soavissimo, temibile e pieno di premura, voluttuoso e soavissimo, Aurelio è Aura, Aurora. Aura diva melodia dell’essenziale, sgravata d’ogni superfluo, purificata d’ogni orpello, specie mediatico»

Una stanza della grande mostra che Pistoia ha dedicato ad Aurelio Amendola. Le opere di Canova interpretate dal fotografo

A pochi chilometri da Pistoia, nel cuore di Vinci, presso il Centro Leo-Lev, è possibile ammirare un’altra mostra del fotografo: Città & Nodi di Leonardo, l’omaggio che Aurelio Amendola e Oreste Ruggiero, architetto e artista, hanno dedicato alla memoria del grande genio universale. Il centro espositivo Leo-Lev ha sede nella ex villa Bellio – Baronti – Pezzatini ed è stato recentemente oggetto di un pregiato lavoro di recupero urbanistico e architettonico, su progetto dell’architetto Oreste Ruggiero e inaugurato nel 2019 con una mostra dedicata al restauro, realizzato dall’Opificio delle Pietre Dure, dell’Angelo annunciante della Chiesa di San Gennaro attribuito dal professor Carlo Pedretti a Leonardo.

La mostra, raffinatissima, trae idea dal paesaggio urbano, dalle architetture più rappresentative ed emblematiche delle città nelle quali Leonardo ha vissuto, da Vinci a Firenze, Pistoia, Milano, Pavia, Pisa e Amboise, in Francia, dove il grande Maestro morì nel 1519. L’obiettivo fotografico di Amendola coglie la poetica che fu di quel “grande osservatore della natura” facendoci percepire gli effetti atmosferici di mutevolezza che una nuvola crea sul paesaggio o sull’architettura del tempo. In questo senso Amendola riesce a rendere la transitorietà dei fenomeni e la relatività dell’apparenza.
Se il Maestro di Vinci riusciva a trasmettere nei disegni e nelle opere pittoriche gli strati atmosferici e la vibrazione dell’aria, non da meno questi scatti del fotografo pistoiese coniugano da un lato l’energia della natura e dall’altro la mutevolezza della luce.

Vinci fotografata da Aurelio Amendola sotto la trama di acciaio con cui l’artista Oreste Ruggiero ha rievocato uno dei sei nodi di Leonardo custoditi alla Biblioteca Ambrosiana di Milano

Aurelio Amendola – lavorando con il banco ottico per ottenere il massimo risultato nella fotografia architettonica e nel chiaroscuro – rievoca i pioneristici studi condotti in quest’ambito dallo stesso Leonardo. Nelle opere a quattro mani proposte per questa mostra, Ruggiero e Amendola sono riusciti a riprodurre l’effetto della capacità dell’occhio di ingrandire il dettaglio. Visitandola, infatti, lo spettatore è invitato a concentrare l’attenzione sui particolari, o meglio, a leggere la fotografia attraverso il filtro della luce e dei nodi che la rivestono.
Dal canto suo Oreste Ruggiero, riproducendo su acciaio i sei celebri nodi vinciani della Biblioteca Ambrosiana, ottiene l’effetto di una griglia simile una mashrabiyya araba. Ne risulta che lo spettatore all’interno della sala espositiva ha la sensazione di poter osservare senza esser visto.

Milano: il Castello Sforzesco si intravede sotto la trama di acciaio creata da Oreste Ruggiero

Il risultato finale è un lavoro che vuole essere una Gesamtkunstwerk, una nuova fusione delle arti, un’arte totale che coniugando la fotografia come oggettività della visione, alla trama dell’acciaio, incatena nei nodi i frammenti di paesaggio. Le due superfici, quella fotografica e quella plastica, non si contrappongono, ma si compenetrano l’una con l’altra, creano un sottile effetto e ci convincono che la realtà, vista attraverso un filtro, è, come diceva Leonardo, mai definita e in fondo mai interamente conoscibile. Con una progressiva sfocatura delle forme in lontananza e lo schiarimento della visione dei piccoli dettagli si ha l’impressione che il macrocosmo e il microcosmo possano convivere in un’unica visione. I nodi, infatti, creano delle trasparenze che velano le tarsie policrome, i rilievi, le statue della fittissima rete di archi e cornici che scandiscono la facciata della Certosa di Pavia e delle cattedrali, in stile romanico toscano, di Firenze, Pistoia e Pisa.

Il centro espositivo “Leo-Lev” a Vinci, una villa privata restaurata su progetto dell’architetto Oreste Ruggiero. E’ stato inaugurato nel 2019

La combinazione crea un gioco di sfumature e d’infinite sfaccettature che producono stati d’animo e sensazioni nuove. È l’idea dell’incessante mutamento, che Leonardo tanto amava interpretare nei suoi disegni e nei sui quadri. In riferimento a questa originale rassegna, da San Pietroburgo il professore Mikhail Piotrovsky, direttore generale del Museo Ermitage, ha voluto ringraziare il Presidente del Centro espositivo Leo-Lev di Vinci, Oreste Ruggiero, per aver contribuito a conservare memoria di Leonardo trasmettendola alle generazioni future.

Immagine di apertura: Firenze, il campanile di Giotto fotografato da Aurelio Amendola cui si sovrappone la trama di uno dei sei nodi di Leonardo riprodotti da da Oreste Ruggiero

Pistoiese, storica dell'arte e docente. Laureata all’Università di Firenze è stata direttrice della Fondazione Pistoiese Jorio Vivarelli e successivamente ha lavorato presso la Fondazione di Casa Buonarroti a Firenze. Attualmente è nel CdA della Fondazione dell’Antico Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena e collabora con ArtinGenio Museum a Pisa. Ha curato numerose mostre tra le quali quelle di Luciano Minguzzi e di Jorio Vivarelli a Palazzo Vecchio, di Renato Guttuso a Pontassieve, di Michelangelo a Forte dei Marmi e Firenze. Per la Regione Toscana, ha realizzato la mostra permanente sul percorso storico-artistico sulla “Identità della Toscana” a Palazzo Pegaso. Tra le sue numerose pubblicazioni il volume “Ugo Giovannozzi” per le Edizioni dell’Assemblea della Regione Toscana e assieme ad Antonio Paolucci, Francesco Gurrieri e Aurelio Amendola, “I crocifissi di Jorio Vivarelli per le chiese di Giovanni Michelucci”.

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