L’anno appena trascorso ha portato alla ribalta la “saga” dei Medici con Lorenzo il Magnifico rievocato nella recente fiction televisiva e Cosimo I, di cui si è festeggiato il 500° anniversario della nascita (12 giugno 1519). Fra i due ci sono diverse analogie. L’avvento sulla scena politica di Lorenzo, nella Firenze della seconda metà del Quattrocento, e quello di Cosimo I, nella prima metà del secolo successivo, avvenne per entrambi in giovane età. Nel 1466 Lorenzo, appena diciassettenne, rivelò determinazione e coraggio nel difendere, armi alla mano, il padre durante un’imboscata dei congiurati della fazione dei Pitti e degli Acciaioli. Alla stessa età Cosimo I, appena eletto duca di Firenze, sbaragliò a Montemurlo i fuoriusciti fiorentini guidati dagli Strozzi avversi alla sua nomina.

L’unica differenza fu che Lorenzo fu magnanimo nel risparmiare la vita ai congiurati, mentre Cosimo li fece decapitare nel palazzo del Bargello. Anche Lorenzo però dovrà fare altrettanto quando, nella primavera del 1468 si troverà ad affrontare la congiura de’ Pazzi, con il sostegno di Salviati, arcivescovo di Pisa, e dello stesso papa Sisto IV. Come ha mostrato la fiction televisiva, durante la messa pasquale nel Duomo di Firenze, mentre il sacerdote alzava l’ostia e l’indifeso Giuliano abbassava la testa, su di lui si abbatté il pugnale dei congiurati uccidendolo. Lorenzo, sebbene ferito, sguainata la spada riuscì a porsi in salvo, mentre fuori il popolo gridava “Palle, palle!” a sostegno dei Medici. La repressione fu spietata: l’arcivescovo Salviati, Francesco de’ Pazzi e altri sei congiurati furono soppressi. Bernardo Bandini, che aveva pugnalato a morte Giuliano, fuggito a Costantinopoli, fu rimandato dal Sultano in catene a Firenze e finì impiccato (Leonardo da Vinci ci ha lasciato un disegno che lo ritrae penzolante dalle finestre del Palazzo della Signoria). Lorenzo il Magnifico andò a Napoli e convinse Re Ferrante a spezzare l’alleanza antimedicea con Sisto IV; da allora diventò “l’ago della bilancia della politica italiana”. Ancora più grandi furono i suoi meriti come letterato e protettore delle arti. Poeta egli stesso, fu mecenate dell’Accademia Platonica di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, protettore di Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti, rese Firenze come scrisse Bernardino da Siena, “la più intellettiva parte d’Italia”. Non meno interessante e segnata da colpi di scena, la vita di Cosimo I. Il 7 gennaio del 1537 nella sua villa di Trebbio nel Mugello, vicino a Firenze, stava passando la giornata a caccia di beccacce un diciassettenne, figlio di Maria Salviati, discendente per via materna dei Medici (era nipote di Lorenzo il Magnifico) e del condottiero di fama Giovanni dalle Bande Nere. Il giovane era del tutto ignaro che il caos nel quale era piombata Firenze fosse dovuto alla scoperta dell’assassinio del tirannico e lussurioso duca Alessandro avvenuto la notte precedente per mano di Lorenzino, compagno di baldorie del duca che, quella stessa notte, si era poi dato alla fuga verso Bologna.

Cosimo non immaginava che due giorni dopo, il 9 gennaio – mentre gli esuli guidati da Filippo e Piero Strozzi, nemici giurati dei Medici, premevano alle porte della città – venisse eletto duca di Firenze. I maggiorenti del Consiglio dei 48 accettarono la proposta da messer Francesco Guicciardini di eleggerlo a capo della repubblica fiorentina. Portato in alto da un evento imprevedibile, il giovane Cosimo non eccepì che il titolo non fosse ancora quello di duca, né che per governare gli si imponesse un misero “piatto” di soli dodicimila fiorini d’oro l’anno. Una volta eletto, mostrò subito un inaspettato piglio autoritario esautorando dal governo i consiglieri che lo avevano eletto. Liberatosi da qualsiasi tutela, il figlio dell’avventuriero Giovanni dalle Bande Nere mostrò subito di che tempra era fatto. Instaurò un servizio di spionaggio diffuso; proibì di uscire in strada dopo il tramonto, pena la perdita dei propri beni o il taglio della mano; vietò di partecipare a raduni. E a Montemurlo, presso Prato, affrontò gli esuli guidati da Filippo Strozzi. Dopo la vittoria, il 1 agosto 1537, i prigionieri, vestiti di stracci e in sella a miserabili ronzini vennero condotti al Bargello e decapitati. Filippo Strozzi, rinchiuso nella Fortezza da Basso, finì col suicidarsi.

Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni in un ritratto del Bronzino, Galleria degli Uffizi

Eliminati gli avversari interni e ottenuta da Carlo V la convalida dell’elezione a duca di Firenze come legittimo successore di Alessandro, Cosimo I nel 1539 coronò il sogno di sposare Eleonora da Toledo, (1522-1562) figlia del Viceré di Napoli, gentile spagnola di stirpe regale. Matrimonio felice che permetterà ai due sposi in vent’anni di procreare nove figli, sei maschi e tre femmine. Pur non avendo la genialità del Magnifico, anche il nuovo duca si dedicò alla promozione delle arti e della cultura: riaprì l’università di Pisa, creò a Boboli il primo giardino botanico d’Europa, insieme ad Eleonora fece sistemare la Galleria degli Uffizi e costruire il Corridoio Vasariano. Rafforzò anche il suo potere assediando per quindici mesi Siena fino a sottometterla e alleato della Chiesa contro gli ottomani, Il 15 marzo 1570 venne designato primo Granduca di Toscana dal Papa Pio V, nomina confermata da Filippo II di Spagna.

Gli ultimi anni della vita di Cosimo furono, però, molto tristi: scomparsa la moglie, colpito da una serie di ictus, dopo aver designato Reggente del Granducato il figlio Francesco, si ritrovò invalido e privo della parola, fino alla morte a soli 55 anni nel 1574.

Immagine di apertura: Cosimo I dei Medici nel francobollo commemorativo emesso dal Ministero dello Sviluppo Economico per il cinquecentenario della nascita

 

Toscano, laureato in Scienze dell'educazione all'Università di Urbino, giornalista fin dal 1975, ha lavorato alla "Nazione" per molti anni ed è stato Direttore dei fogli culturali "Fabbrica e cultura" e "Artetoscana". Per decenni docente di Storia e Filosofia nei licei classici, ha pubblicato vari libri. Fra questi, "Stragi naziste sotto la Linea Gotica: Sant'Anna di Stazzema e Marzabotto (Mursia, 2004), "La resistenza nell'area tosco-emiliana" (1943-45) edito nel 2018 dalla Regione Toscana. Autore di poesie, nel 2020 ha vinto il Premio "Città di Sarzana" con la lirica "Oh, presto, usciamo dalla guerra!" e il Premio "Rocco Carbone" con la raccolta "Come voce di mare sullo scoglio"; nel 2022 il Premio "Lord Byron Porto Venere Golfo dei Poeti", con la raccolta di epigrammi in poesia sulla vita dei poeti Alighieri, Calvalcanti, Rimbaud, Keats, Leopardi ed altri.

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