Milano 23 Giugno 2021
Il culto della personalità di cui il poeta ed eroe Gabriele D’Annunzio ha fatto il perno della propria vita, ha consegnato ai posteri un luogo che, oltre ad essere specchio delle sue esperienze ed imprese è, di per sé, un’opera di arte totale.

Almeno così vediamo noi oggi il Vittoriale degli Italiani, a distanza di cento anni dalla fondazione (1921). In d’Annunzio convivono più essenze, quella letteraria, quella mondana, quella decadente, quella passionale, fatta d’infuocate relazioni. Il Vittoriale è la “somma” di tutte queste anime, gli ambienti e gli oggetti fanno parte di un teatro della memoria, di quel “vivere inimitabile” che lui ha costruito pezzo per pezzo e che oggi noi ammiriamo. Questa casa sul Garda, nella quale s’insedia dopo l’impresa di Fiume, è Villa Cargnacco, una dimora confiscata dal Governo italiano nel 1918 al professore tedesco Henry Thode, studioso del Rinascimento.

«Prendo possesso di questa terra votiva che m’è data in sorte: e qui pongo i segni che recai meco, le mute potenze che qui mi condussero», sono le parole auliche che il Vate pronuncia entrando in questa sua nuova casa sul lago di Garda (così diversa da quella fiorentina della Capponcina) alla quale lavorò con maniacale cura, consapevole di erigere il proprio mausoleo. Il Vittoriale si trasforma di giorno in giorno nella mente di D’Annunzio, ma lo affianca nella proiezione dei suoi desideri l’architetto trentino Gian Carlo Maroni che doveva stodeschizzarla, come scrive il Poeta: in questa mostra per il centenario figura proprio la prima lettera di un densissimo carteggio fra i due. La sintonia che man mano si viene a creare fra la genialità del Poeta e il tecnicismo dell’architetto, portano a soluzioni ardite, come quella di incastonare la nave Puglia nella collina con la prua rivolta al lago.

Il gusto di D’Annunzio per l’accumulazione e anche un certo sincretismo culturale emerge dagli ambienti sovraccarichi di oggetti che agiscono fra di loro in un’armonia inspiegabile se non attraverso la curiosità di un intelletto omnivoro: la pelle di un ghepardo sopra i tappeti persiani, sculture di Buddha quasi a formare un tempio orientale, sovrastate da sculture di santi e vescovi poste su una cornice che corre lungo la parte alta della stanza. Nell’anno del centenario, il Vittoriale (di cui Giordano Bruno Guerri, storico e scrittore, è Presidente della Fondazione) ha completato un restauro globale di tutto il vasto complesso (durato un decennio), compreso il laghetto del Mas, il giardino delle Vittorie, oltre all’anfiteatro (che nel 2010 aveva ospitato il monumentale cavallo blu di Mimmo Paladino) e che già l’anno scorso, dopo il primo lockdown, è stato restituito alla sua fruizione in una veste nuova, rivestito del marmo rosso di Verona, così come avrebbe voluto d’Annunzio. E poi la creazione dei musei D’Annunzio segreto, D’Annunzio ritrovato, D’Annunzio eroe; questo insieme di unicità fa di questo luogo il terzo polo di attrazione culturale della regione Lombardia.

Alla mostra vera e propria del centenario (Cento e cento e cento e cento anni del Vittoriale appena inaugurata) si aggiunge anche l’intervento in situ del noto artista Emilio Isgrò che ha realizzato la scultura Aligi. «Con un seme di limone smisuratamente ingrandito, ho voluto ricordare uno dei personaggi più famosi di Gabriele d’Annunzio, legato più di quanto si creda alla Sicilia – dice l’artista -. Pare, infatti, che la prima rappresentazione della Figlia di Jorio fosse prevista a Catania con gli attori della compagnia di Giovanni Grasso, e per questo era stata tradotta in dialetto siciliano da Giuseppe Antonio Borgese. Rappresentazione che poi non avvenne per innumerevoli, impreviste ragioni, e la tragedia dannunziana andò vittoriosamente in scena nel 1904 al Lirico di Milano, nel testo originale in lingua italiana redatto dallo stesso poeta. Eppure quella suggestione me la sono portata dentro fin da ragazzo, quando i miei genitori, appassionatissimi di teatro, mi parlavano di Aligi come di un nostro vicino casa, se non proprio come di un parente. Si aggiunga, a chiudere il cerchio d’Italia e d’Europa, che anche le sponde del Garda, sulle cui rive sorge il Vittoriale, sono cariche di limoni e di agrumi, i famosi Zitronen evocati da Goethe in una sua celebre poesia».
Immagine di apertura: il fascino notturno dell’ingresso del Vittoriale, la casa museo di Gabriele D’annunzio, a Gardone Riviera, sul lago di Garda
Tutte le foto del Vittoriale sono di Marco Beck Peccoz