Venezia 27 Marzo 2022

Ha finalmente ottenuto il via libera alla Camera il disegno di legge sul fine vita che recepisce la cosiddetta sentenza Cappato. Il testo dovrà ora passare al Senato per il voto definitivo. Frutto di un lungo braccio di ferro nella Commissione giustizia, il disegno di legge recepisce le condizioni per accedere al Suicidio Assistito stabilite dalla Corte Costituzionale nella sentenza Cappato (relativa all’aiuto per morire in Svizzera fornito dal tesoriere dall’Associazione Luca Coscioni Marco Cappato a Fabio Antoniani, tetraplegico, meglio noto come dj Fabo).

Uno foto recente di Marco Cappato, attivista politico, esponente del Partito Radicale e tesoriere dell’Associazione “Luca Coscioni”

Il disegno prevede che il paziente, per avere accesso al Suicidio Assistito, sia tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli.
Perché c’è bisogno di un’assistenza al suicidio? Perché ottenere una dolce morte non è facile, come ben sanno i molti che ci hanno provato: spesso si finisce per infliggersi sofferenze atroci senza raggiungere lo scopo, o si è costretti ad arretrare davanti a mezzi efficaci ma così truculenti che si è inorriditi nell’adottarli. Si parla quindi di Suicidio medicalmente Assistito (il medico interviene come prescrittore) che, insieme alla Eutanasia, viene spesso compreso nel termine di assistenza alla morte (assisted dying degli anglosassoni). In realtà tra i due atti esiste una differenza oggettiva. Nel primo caso è il soggetto che determina “fisicamente” con il proprio agire l’evento che lo porterà alla morte (assumendo un farmaco, premendo un pulsante). L’assistenza consiste nel fornirgli gli strumenti o i farmaci necessari, e comunque nell’aiutarlo in qualsiasi modo a condurre a buon fine il suo proposito, senza eseguirlo materialmente. Nel secondo caso è qualcun altro che somministra il farmaco, preme un pulsante, apre il deflussore di una fleboclisi. Potrebbe sembrare una questione di lana caprina, ma la differenza diviene però sostanziale per molte giurisprudenze. Nella prima è il suicida che uccide se stesso, mentre nella seconda è un altro che lo uccide. Non a caso l’Eutanasia viene talvolta rubricata come “omicidio del consenziente”. Quindi, pur sempre, un omicidio, anche se per pietà.

Lucio Magri ad una manifestazione a Roma nel 1987. Fece scalpore nel 2011 la sua decisione di andare in Svizzera per attuare il suicidio assistito. Aveva 79 anni e soffriva di una grave depressione

Il Suicidio Assistito, quindi, rappresenta una sorta di stato intermedio tra il suicidio tout court e l’Eutanasia, condizione questa che lo ha reso accettabile da larghi strati delle popolazioni e dalle associazioni sanitarie di molti Paesi. Di conseguenza è diventato legale in diversi Stati. La prima legalizzazione della assistenza al suicidio è stata promulgata dalla Svizzera nel 1941, a condizione che i soggetti, qualora lamentino una sofferenza insopportabile, fisica o mentale, agiscano in autonomia e siano assistiti da qualcuno che non abbia alcun interesse nella loro morte. Questo qualcuno non può essere un medico, il cui ruolo, per motivi deontologici, si limita alla verifica della presenza dello stato di sofferenza e alla prescrizione del farmaco letale. I suicidi assistiti rappresentano circa l’1,5 per cento dei 67mila decessi registrati in media ogni anno in Svizzera. Nel 2020, 1.282 malati gravi hanno utilizzato i servizi delle organizzazioni che provvedono al suicidio, aperte anche a cittadini di altri Paesi (fece scalpore qualche anno fa il caso di Lucio Magri).
In Europa il Suicidio Assistito è legale, in certe condizioni, in diversi Paesi: in Olanda, primo Paese al mondo a legalizzare l’Eutanasia nel 2001, è lecito ma deve coinvolgere il medico curante che ne certifica la “sofferenza insopportabile senza alcuna speranza”, e può essere attuato anche su bambini (se di età inferiore ai 16 anni, con il consenso dei genitori). Una legislazione simile è presente dal 2002 in Belgio, e dal 2009 anche in Lussemburgo assoggettandolo alle stesse norme che rendono lecita l’Eutanasia. Nel dicembre 2021 anche l’Austria ha reso lecito il Suicidio Assistito per i malati terminali o in condizioni di permanente grave disabilità. In Germania, nonostante una ferma opposizione all’Eutanasia, il Suicidio Assistito è formalmente legale dal febbraio 2020. In Scozia il Suicidio Assistito può essere considerato lecito o omicidio a seconda delle modalità e circostanze; tuttavia le proposte di legge sinora presentate in Parlamento per regolamentarlo sono state bocciate.

La clinica svizzera Dignitas nei pressi di Zurigo, luogo della “dolce morte” che accetta anche pazienti stranieri

Dal novembre 2021 sia il Suicidio Assistito che l’Eutanasia sono diventati legali nell’isola di Jersey, prima isola del canale della Manica a farlo. Dal giugno 2021 Eutanasia e Suicidio Assistito sono diventati legali in Spagna, addirittura inseriti tra le prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale, riservati a cittadini spagnoli maggiorenni, affetti da malattie terminali o gravi disabilità. Il Parlamento del Portogallo ha promulgato nel 2021 una legge che legalizza Eutanasia e Suicidio Assistito, ma per due volte consecutive è stata bloccata dal Presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Souza.
In Canada, nella provincia del Québec, il Suicidio Assistito è legale dal 2014, e dal febbraio del 2016 lo è in tutto il Paese. Negli Stati Uniti ogni Stato può legiferare in autonomia. Il Suicidio Assistito è considerato un crimine in alcuni, come il Wyoming e la Florida, mentre è legale in altri, sia pure con diverse regole. Tale è oggi per la California, il Colorado, le Hawaii, lo stato di Washington e Washington D.C. (la Capitale), il New Jersey, il New Mexico, il Maine, il Vermont, e il Montana e, primo a legiferare nel 1994, l’Oregon, dove nel 2013 752 pazienti – 22 ogni 100.000 decessi – lo hanno utilizzato. Al presente l’Arizona, il Connecticut, l’Indiana, New York e la Virginia stanno studiando leggi per consentirlo.
Nel maggio 1997, la Colombia ha di fatto consentito l’Eutanasia volontaria per i malati sofferenti abrogando l’articolo del Codice Penale che la condannava, ma il Parlamento deve ancora votare una legge che la regolamenti. In Uruguay, invece, il Suicidio Assistito resta un crimine, ma non risulta ci sia stato dal 1934 alcun processo per coloro che lo hanno attuato, in quanto il suo Codice Penale stabilisce che il giudice può non comminare pena per l’uccisione di soggetti che ne fanno ripetuta richiesta motivata da compassione.
In Nuova Zelanda il Suicidio Assistito è stato depenalizzato nel 2020 a seguito di un referendum e la legge è entrata in vigore nel 2021, ma resta un crimine se attuato fuori dalle norme previste. Anche in Australia, come negli USA, il Suicidio Assistito dipende dai singoli Stati, mentre i Territori facenti parte del Commonwealth of Australia dipendono dal governo federale. Attualmente è legale negli Stati di Victoria, Western Australia, Tasmania e Queensland, e lo è stato per breve tempo, nel 1995, nel Territorio del Nord fino a che venne abrogato dal governo.

Immagine di apertura: foto Tipress

Nato a Cremona, si è laureato in Medicina e specializzato in Anestesia a Pavia. Nell’Ospedale di Cremona ha creato e diretto il servizio di terapia del dolore e cure palliative. Dal 1999 ha diretto la Fondazione Maestroni, conducendo numerose ricerche sul fine vita dei malati con demenza. È stato tra i fondatori della Società Italiana di Cure Palliative (e consigliere fino al 2000), dell’European Association for Palliative Care, e della Scuola Italiana di Medicina Palliativa. Per vent’anni ha collaborato con la Fondazione Floriani di Milano e ne è stato membro del Comitato Etico di Fine Vita (anche come presidente). Fa parte dell’Advisory Board di Palliative Medicine. Ha pubblicato oltre 60 articoli su riviste internazionali e oltre 100 su riviste italiane, ed è autore o coautore di 12 testi di medicina palliativa e di un libro divulgativo “Il Malato Terminale” (Il Saggiatore, 1996). È stato membro del Comitato Nazionale per le Cure Palliative e del Comitato Oncologico Nazionale, e professore a contratto di bioetica in diversi corsi master presso l’Università di Torino. Attualmente collabora con la Fondazione FILE di Firenze come membro del comitato scientifico. Vive fra Cremona e Venezia.

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