Milano 27 Febbraio 2025
Tante vicende umane concentrate in un unico libro! Storie dolorose, misteriose, agghiaccianti, in grado di coprire l’intero universo del bene e del male. Tatà (ed. e/o), ultima fatica letteraria di Valerie Perrin, grande narratrice della nostra epoca, autrice del bestseller Cambiare l’acqua ai fiori, è un’opera poderosa di seicento pagine che ricostruisce il percorso di una famiglia attraverso intrecci complessi e avvincenti colpi di scena.

Agnès, la voce narrante, è una talentuosa regista, in crisi creativa e personale a causa della separazione dal marito, attore e interprete di tutti i suoi film. Dopo una figlia in comune, anni di sodalizio artistico e di vita brillante a Los Angeles, lui l’ha lasciata per un’altra. Agnès ritorna a Parigi con la figlia Ana, svuotata, con la testa piena di rancori e rimpianti, non certo di idee per un nuovo film. A dare una sferzata alla sua esistenza ci pensa uno di quei casi imprevedibili della vita: il capitano della gendarmeria di Gueugnon, paese della Soana e della Loira, la contatta telefonicamente per annunciarle la morte della zia Colette Septembre, sorella del grande pianista Jean Septembre, suo padre. Ma la zia era già morta tre anni prima, quando lei viveva a Los Angeles e non aveva potuto partecipare al funerale! Lei ora, come unica erede, è tenuta al riconoscimento della salma.
Raggiunge subito Gueugnon, dove, durante la sua infanzia, aveva trascorso le vacanze, ospite di quella zia taciturna e poco espansiva e dove, al rientro in Francia, si era recata più volte per rendere omaggio alla sua tomba. Prende il via, così, un’indagine a ritroso nel tempo, poliziesca e personale, volta a chiarire chi è sepolto realmente nella tomba del primo decesso e come ha fatto la zia a rimanere nascosta per tre anni.
Ma chi era veramente zia Colette? Per tutti gli abitanti del paese, un’umile calzolaia, gentile, professionale, senza figli, senza amori, silenziosa e un po’ stramba. Tirava fuori la voce solo allo stadio per osannare e spronare la squadra di calcio locale, di cui era accesa tifosa. Anche Agnès, durante le lunghe estati con lei, di fronte al suo sguardo enigmatico, quando entrava nella bottega, si chiedeva se fosse contenta di vederla, se avesse voglia di darle un bacio.

Ma la tatà Colette, così parca di parole pubbliche, ha pensato bene di affidare tutto ciò che in vita ha tenuto per sé ad una valigia di audiocassette, lasciate in eredità alla nipote. Su queste ha registrato ore ed ore della sua voce, svelando finalmente la verità sulla sua vita, i suoi segreti, le sue amicizie, un suo grande amore e, soprattutto il mistero delle due morti. È così la semplice e schiva creatura si rivela una persona grandiosa, dotata di grande intelligenza e umanità.
Poco amata in famiglia, aveva dovuto rinunciare agli studi da lei agognati per l’impedimento dei genitori, contadini poveri e ottusi, imprigionati nel ruolo di schiavi-curatori delle terre di una famiglia nobiliare. Aveva sacrificato se stessa per consentire al fratello Jean, dotato di “orecchio assoluto” di proseguire gli studi musicali, nonostante la ferma opposizione materna; era morta due volte per proteggere l’amica Blanche, figlia prigioniera di un padre-padrone, nonché gestore di un circo degli orrori e assassino senza scrupoli, ma anche lui vittima di un destino infame.
Agnès, grazie a quelle cassette, che non ha voluto “ divorare ma assaporare” viene a conoscenza dei dettagli relativi ai suoi nonni, rivede il suo passato, il suo rapporto con Colette e con i suoi genitori famosi, lui pianista e lei violinista, sempre in viaggio e dediti completamente alla musica tanto da farle dire: «Perché mi avete messo al mondo? Per voi la musica è molto più importante di me». Ma, ahimè, da quei flashback emergono anche segreti familiari che sconvolgono completamente le sue origini e le sue certezze e che la legano indissolubilmente a persone e situazioni incresciose. I personaggi coinvolti nella narrazione sono tanti e ognuno è protagonista di una propria storia, a partire dagli amici di Colette, tutti complici della sua finta morte, a quelli di Agnès, portatori di vissuti sia positivi sia drammatici afferenti ad alcolismo e pedofilia.
Tatà è un libro matrioska e a più voci; si potrebbe definire un romanzo multiplo, che tocca i maggiori problemi sociali dei nostri tempi: femminicidio, dispotismo e schiavitù genitoriale, diversità, pedofilia…

L’autrice si conferma un’abile tessitrice di storie, connotate da colpi di scena, che intreccia e collega con grande maestria, anche se, nel caso specifico, non sempre in modo credibile e verosimile. Entra in profondità nella psiche dei suoi personaggi, dando l’impressione di voler cogliere tutte le situazioni di vita altrui, che servono a meglio comprendere la sua. È ambientato nei luoghi del cuore della protagonista/autrice con descrizioni dettagliate di ambienti come la bottega della zia calzolaia e il cimitero che creano immagini visive quasi cinematografiche.
Valerie Perrin, moglie di Claude Lelouch, usa la regista protagonista per rendere omaggio al mondo cinematografico, citando film famosi, spesso anche con relativa trama e facendole dichiarare più volte l’amore per questo tipo di arte. Introduce anche un abbozzo di sceneggiatura sulla storia della madre, unica sopravvissuta di una famiglia ebrea morta nei campi di concentramento. Scrittura scorrevole, avvincente, piacevole che cattura il lettore, soprattutto all’inizio, anche per via di un giallo originale. Via via, però, la molteplicità delle vite e il continuo andirivieni nel tempo rischiano di stancare, di rendere alcune pagine troppo lunghe e noiose e di dare la sensazione di leggere più romanzi.
Immagine di apertura: il negozio di un calzolaio nella provincia francese (foto di Christel Sagniez)