Milano 27 Luglio 2022
Un giardino enigmatico, detto Sacro bosco di Bomarzo (nel Viterbese), arricchito da statuaria in pietra, commissionato e, anche, in parte progettato dall’erudito e condottiero Vicino Orsini nel 1552 (imparentato per vincolo sponsale a Giulia Farnese, nipote di papa Paolo III).

Nell’ambito dei giardini rinascimentali, realizzati tutti secondo regole codificate per farne luoghi di piacere, esso costituisce un unicum eccentrico, come del resto si legge anche in un’iscrizione: «Cedan et Memphis et ogni altra meraviglia/ch’ebbe già il mondo al pregio al sacro bosco che sol se stesso et null’altro somiglia». Più che un giardino, dunque è una selva, una selva oscura per parafrasare i versi di Dante, e dell’incipit della Divina Commedia che non sono estranei alla “lettura” di questo bosco (al cui interno anche troviamo una Bocca dell’Inferno, nella quale si può fisicamente entrare) e fors’anche ispirato all’Orlando Furioso dell’Ariosto.
Vicino Orsini (di cui ricorrerà nel 2023 il cinquecentenario della nascita) considerò la realizzazione di questo giardino, con il suo parco di sculture organizzate secondo un programma iconografico basato sul fantastico e sull’irrazionale, come un’opera per la vita (e in memoria della moglie Giulia). In mezzo a una natura rigogliosa fatta di piante indigene e non, che costituiscono la bellezza botanica di questo bosco, nell’itinerario classico ci si avventura tra le tante sculture attribuite a Simone Moschino (che ha probabilmente lavorato anche al Ninfeo): sfingi, giganti in lotta, la fontana di Pegaso (allusione al simbolo della famiglia Farnese), il Cerbero, la balena, la Bocca dell’Inferno, il Proteo), la fontana dei delfini, poi s’incontrano anche una testuggine sormontata dalla Vittoria Alata e un drago.

E un teatro dell’amore e un tempio, sempre dedicato a Giulia, che però non è lì sepolta. Tra le sculture, una nascita di Venere su una botticelliana conchiglia in compagnia di un mostro marino, e poi maschere gigantesche che alludono al teatro greco, poi un orco; da una roccia è stata ricavata la statua di un delfino-mostro. Il Sacro Bosco di Bomarzo ha sempre alimentato la curiosità degli artisti che l’hanno raffigurato già nel Seicento, come Bartholomeus Breenbergh e Giovanni Guerra. Il Sacro Bosco di Bomarzo, riscoperto nel XX secolo (oggi di proprietà della famiglia Bettini che lo ha recuperato), è sempre stato un’attrazione tra arte e natura. E lo diventa oggi ancor più, aprendosi all’arte contemporanea, per la prima volta. Nei decenni passati non sono mancate le visite di importanti figure come Dalì, Marcel Duchamp, André Breton, Willem de Kooning, Niki de Saint-Phalle. Il progetto Capsula del Tempo (a cura di Serena Achilli) introduce adesso, in questo giardino, le sculture di Tommaso Cascella e di Sandro Scarmiglia, entrambi romani, il primo figlio d’arte (suo padre era lo scultore Pietro Cascella, sua madre la pittrice Annamaria Cesarini Sforza) con una passione anche per l’editoria oltre che aver lui stesso creato una stamperia d’arte. Sandro Scarmiglia ha al suo attivo anche numerose scenografie di film per cinema e televisione. Visitabile fino al 23 ottobre.

Lasciando questo fantastico giardino storico rinascimentale, c’è un altro luogo, in terra di Francia, a Cogolin, vicino a Saint-Tropez, che ci offre un altro scorcio sull’arte contemporanea, con il rinomato Atelier Van Lieshout fondato da Joep van Lieshout nel 1995, la cui pratica è un crossover tra arte, design e architettura, poi anche sfociata nella creazione “anarchica”, nel porto di Rotterdam, nel 2001, di uno “stato indipendente” denominato AVL-Ville. L’utopia (che dà il titolo a questo progetto – a cura di Alessandro Possati e Natalie Kovacs – e che consiste nell’installazione di dieci opere nel parco di Château Saint-Maur) è uno dei tratti fondamentali dell’Atelier Van Lieshout che, al centro delle sue opere mette il corpo sociale e il corpo umano, come in Domestikator. Fino al 28 agosto.
Immagine di apertura: la testuggine sormontata dalla Vittoria Alata nel Sacro Bosco di Bomarzo, in provincia di Viterbo