I cambiamenti climatici sono ormai sotto gli occhi di tutti. Non è più semplicemente un discorso da “signora mia, non ci sono più le mezze stagioni”, degno di un duetto tra Franca Valeri e Gino Branieri in un qualche sabato sera televisivo italiano degli anni Sessanta. Possiamo constatarlo ogni giorno, ogni ora, ogni istante. La temperatura del pianeta sta salendo, gli inverni non sono più freddi e le estati sembrano quelle di una colonia britannica che fa da sfondo a un romanzo di Joseph Conrad. Il governo statunitense ha riaperto le miniere di carbone per costruire centrali elettriche che contribuiranno a far salire il tasso di anidride carbonica in barba a tutti i trattati internazionali sul controllo delle emissioni della stessa. La Russia di Vladimir Putin si appresta ad approfittare dello scioglimento dei ghiacci polari per riaprire lucrose rotte marine chiuse sin da quando i vichinghi facevano crescere la vite in Groenlandia e attende di poter coltivare intensamente la tundra siberiana. L’Australia è ormai lo scenario di un b-movie del genere catastrofico, arsa in un perenne incendio da estate australe che la rende speculare al film L’Ultima spiaggia, citato anche da Murakami Haruki nel suo romanzo 1Q84, in cui lo stesso continente, invece, diventava l’ultima zona vivibile del pianeta dopo una guerra nucleare.

L’ultimo libro di Greta Thumberg, “Nessuno è troppo piccolo per fare la differenza”, edito da Mondadori

Nessuno è troppo piccolo per fare la differenza di Greta Thunberg, pubblicato da Mondadori, è il libro che invece la differenza la fa e la fa in modo conciso, preciso, drammatico. Non si tratta di fiction, né di un saggio, né di una raccolta di intendimenti a uso e consumo di un qualche movimento ecologista o di qualche parte politicamente schierata. In poco più di cento pagine il lettore ha accesso a tutti i discorsi che Greta Thunberg ha tenuto dal 2018 ad oggi di fronte ai più grandi consessi mondiali, dal Parlamento Europeo, a quello britannico, al Forum economico mondiale di Davos. Discorsi drammatici, lancinanti nella loro brevità. La stessa Thunberg afferma che i dati scientifici che contengono sono suffragati e forniti da un gruppo di scienziati che la supporta. Qual è il messaggio di queste concise e imprescindibili prese di posizione? È sempre lo stesso: «Non c’è più tempo». Messaggio lanciato ai grandi del pianeta che immagino lo abbiano dimenticato quasi subito, immersi nella gestione quotidiana della politica, la stessa che promuove alleanze, migrazioni e stermini di massa.
Al di là di tutto, al di là di ogni considerazione personale su Greta Thunberg come personaggio, al di là di qualsiasi analisi sul perché questa ragazzina sia misteriosamente apparsa e abbia avuto tutta l’attenzione che ha, al di là di ogni montanelliana dietrologia, questo libro non può mancare nella biblioteca del lettore attento alle cose del mondo perché, proprio al di là di tutto, ha il merito di fare chiarezza sfrondando l’ipertrofica produzione dei media e riconducendo il problema dei cambiamenti climatici a quella urgenza di comprensione essenziale di cui si ha estrema necessità, quella stessa comprensione che inevitabilmente, e tragicamente, si perde nel frastuono del berciante commento di massa.

Immagine di copertina: un koala in mezzo alle fiamme dei boschi australiani. foto di Monika Schröder

Mancato all'inizio di marzo del 2021, era nato a San Giorgio di Lomellina (Pavia), dove ha vissuto tutta la vita, ed era avvocato penalista e scrittore. Aveva pubblicato con Manni "Notte di nebbia in pianura", con Antonio Tombolini Editore "Sette sono i re", "L'odore del riso" e "6662". Per questo editore aveva diretto la collana di classici "I Ricci", e scritto inoltre sulle riviste letterarie "La Poesia e lo Spirito" e "Il Colophon". Collaboratore del ilbuongiorno.com fin dal suo esordio, aveva tenuto per un anno questa rubrica. Le sue recensioni rimangono sul sito, nonostante la sua scomparsa. Ci sembra il modo migliore per ricordarlo.

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