Roma 19 Dicembre 2020
È una calda serata del 1921. Rodolfo Valentino è l’ospite d’onore di un fastoso ricevimento, in una villa hollywoodiana, per il successo ottenuto dal film I quattro cavalieri dell’Apocalisse prodotto dalla Metro. Con l’attore, appena ventiseienne, sono festeggiati il regista Rex Ingram e la sceneggiatrice June Mathis: è stata proprio lei ad aver fiutato il talento del giovane italiano, dopo averlo visto in una piccola parte nel film Eyes of Youth e ad aver suggerito alla Metro il suo impiego nel ruolo di Julio. Per Rudy Valentino è la svolta.
Ma la storia di colui, per il quale verrà coniato il termine latin lover e che diventerà il primo divo del cinema hollywoodiano, parte da lontano. La famiglia Guglielmi, questo il suo vero nome, era originaria di Martina Franca. Il padre, Giovanni, ex capitano di cavalleria, era medico veterinario. La madre, Beatrice Bardin di Valentina d’Antoguolla, era di nobile origine francese. I Guglielmi si erano stabiliti a Castellaneta e il 6 maggio 1895, era nato lui, Rodolfo Alfonso Raffaello Filiberto.

Da piccolo non era bellissimo, aveva la pelle olivastra e qualche suo compagno di giochi lo prendeva in giro per gli occhi leggermente obliqui. Poi il trasferimento a Taranto, dove nel 1906 muore il padre. Per la difficile situazione economica, Rodolfo viene affidato al Collegio per gli Orfani di Perugia: considerato bruttino, tanto che i compagni lo chiamano “pipistrello” per via delle sue orecchie a punta, Rodolfo si chiude in se stesso, diventa scontroso. Nel 1909 tenta di entrare all’Accademia di Marina a Venezia, ma viene dichiarato inabile per insufficienza toracica e disturbi alla vista. Si orienta allo studio della Tecnica Agraria, trasferendosi vicino a Genova, dove si diploma. Torna a casa, ma in lui cresce l’inquietudine e parte per una vacanza a Parigi, esperienza che affina le sue doti di ballerino e segna la sua strada. Quando rientra a Taranto, si rende conto che l’Italia è troppo piccola per lui e decide di partire per l’America.
Si imbarca sul mercantile Cleveland e il 23 dicembre 1913 raggiunge New York. Qui conduce una vita spensierata, ma quando i soldi cominciano a scarseggiare, è costretto a impiegarsi nei più disparati mestieri: da giardiniere a cameriere. Ma la futura star è piena di risorse e riesce a farsi assumere come taxi-dancer al Night-Club Maxim. Viene poi ingaggiato da una compagnia teatrale di operette a San Francisco.

Qui, allettato dal clima e dai fertili terreni californiani, decide di entrare in contatto con la Società Agricola Italiana: vuole acquistare una fattoria, dove poter ospitare sua madre quando la guerra, scoppiata nel frattempo, sarà finita. A San Francisco Rodolfo però non trova l’aiuto in cui spera, ma incontra un vecchio amico, Norman Kerry, che è diventato attore e che lo convince a trasferirsi a Hollywood, reputando che il suo fisico sia adatto al cinema. Con lo pseudonimo di Rodolfo di Valentina, gira una serie di film in ruoli marginali, finché viene notato da June Mathis, che gli spiana la strada del grande cinema.
Sul set del film Camille Rudy conosce la bella ed enigmatica scenografa Natacha Rambova: prende a corteggiarla. Al contrario di quanto il nome lascerebbe supporre, Natacha non è un’immigrata russa, il suo vero nome è americanissimo, Winnifred Shaughenessy. Tra loro cresce il legame e si sposano a Mexicali il 13 maggio 1922.

Ma Valentino, la sera stessa del matrimonio, viene richiamato a Los Angeles a causa di complicazioni legali per un suo precedente matrimonio con l’attrice Jean Acker. Lo arrestano per bigamia ed è scandalo. Natacha, infuriata, si allontana da Rodolfo per un periodo di tempo. Dietro cauzione, lui torna libero. Riuscirà a sposare definitivamente Natascia solo il 14 marzo 1923.
Prosegue frenetica la carriera cinematografica, un successo dietro l’altro. Natacha pretende sempre più di interferire incisivamente nella vita artistica del marito e ciò comincia a infastidire qualche produttore. Rodolfo rompe con la Metro e il sodalizio con la Famous Players Lasky (futura Paramount) inizia con il film Lo sceicco nel 1921, che assegna a Valentino la consacrazione definitiva di amante irresistibile. La sua ascesa è inarrestabile.

Nei primi due anni di popolarità interpreta ben nove film. Natacha si batte con i produttori, affinché il marito venga impegnato in film di valore. Ciò porta alla rottura anche con la Paramount: la casa di produzione ottiene dal tribunale un’ingiunzione che vieta a Valentino di partecipare a film realizzati da altri. In attesa del processo i coniugi Valentino decidono di fare un viaggio in Europa. Parigi, Londra e poi l’Italia: folle di ammiratori accorrono in massa per salutarlo. Ma proprio nella sua patria, dove il regime fascista impone l’autarchia, il divo viene bollato come colui che ha rinnegato le sue origini, cambiando, addirittura, nome.
Marito e moglie tornano in America, dove Rudy è atteso per girare il film Monsieur Beaucaire. Seguono altri film, ma il rapporto matrimoniale peggiora. Natacha è diventata incombente nella carriera artistica di Rudy e la United Artists, con cui l’attore girerà i suoi ultimi due film, pone una clausola nel contratto: vieta alla Rambova di interferire nelle scelte del consorte. Rudy cerca di difendere la moglie, la quale però chiede il divorzio. È il tracollo: Valentino è ferito e umiliato dai frequenti pettegolezzi sulla sua presunta “non virilità”.

L’uomo più desiderato dalle donne, tanto da slatentizzare la sessualità erotica delle americane, si sente sempre più solo. I dispiaceri lo portano a condurre una vita sregolata, che mina la sua salute. Quando ancora il film Il figlio dello Sceicco non è uscito nelle sale, Valentino ha un malore, mentre si trova a New York. Viene ricoverato d’urgenza al Polyclinic Hospital ma è troppo tardi: muore per ulcera gastrica degenerata in peritonite il 23 agosto 1926. Due i cortei funebri che vengono organizzati in suo onore, a New York e a Hollywood: la salma viene sepolta nella Corte degli Apostoli del Memorial Park Cemetery di Los Angeles.
Immagine di apertura: una foto degli interni del Museo Rodolfo Valentino (MUV) a Castellaneta (Taranto), città natale dell’attore
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