Pavia 27 Giugno 2024
Al numero 13 di Lincoln’s Inn Fields, a Londra, s’incontra l’ingresso al più romanzato e non meno ammirato museo d’architettura di tutti i tempi. Il Sir John Soane Museum è, a dire il vero, un museo-non-museo, un luogo ben lontano dall’idea comune dell’ordinata esposizione di artefatti e didascalie, è piuttosto la dimora di un collezionista al di là di ogni aspettativa.

Reperti egizi, medievali, rinascimentali e ancora sculture classiche, calchi, orologi, mobili, vetrate, dipinti e oggetti orientali e una vastissima collezione di 30.000 disegni architettonici affollano tutte le superfici dei labirintici interni, lasciando rari punti di respiro.
Sir John Soane (1753-1837), figlio di un mastro muratore, fu uno degli architetti di maggior rilievo del neoclassicismo inglese e padre di un linguaggio formale molto personale che si discostò, almeno in parte, dal tradizionale neopalladianesimo inglese (evoluzione delle idee originali di Palladio in voga fino alla fine del Settecento) in uno dei primi tentativi di superamento degli ordini classici. Il suo prestigio e la sua singolarità si devono al fatto di aver progettato tipologie d’edificio sino ad allora inedite, come musei e banche, all’introduzione del ferro e della pietra artificiale – materiali da costruzione del tutto innovativi – e di impianti tecnici all’avanguardia. Si distinse soprattutto nello sperimentare gli spazi interni e nella loro illuminazione prevalentemente zenitale, ottenuta con luce solare che illumina gli ambienti da sopra, come si può osservare in due suoi capolavori più riusciti, la Bank of England e la Dulwich Picture Gallery. Ricco di suggestioni neogreche e neogotiche, il suo genio architettonico fu illustrato interamente dalla straordinaria mano del fedele collaboratore John Michael Gandy.

La pulsione inarrestabile al collezionismo lo portò ad accumulare oggetti provenienti da tutto il pianeta che mostrava con orgoglio nella sua casa a Lincoln’s Inn Fields. Soane, essendo architetto e godendo di vaste possibilità, ebbe la possibilità di costruire per sé un edificio che corrispondeva esattamente ai suoi desideri in ogni più piccolo dettaglio. Nulla simboleggia meglio il potere che Soane esercitava come collezionista quanto l’acquisto del sarcofago del re egiziano Seti I nel 1825 per 2000 sterline – una somma che lo stesso British Museum si era rifiutato di pagare (vedi immagine di copertina). Per celebrare l’evento, l’architetto diede una festa di tre giorni e tre notti a lume di candela.
Quando Sir Soane donò la sua casa alla città di Londra, chiese espressamente che nulla in essa venisse modificato. Per essere certo che il proprio desiderio venisse rispettato nel 1833 l’architetto riuscì a far approvare dal Parlamento inglese una legge – la prima del genere – che garantiva la conservazione perpetua dell’abitazione e della collezione nello stato in cui si sarebbe trovata alla sua morte. Quando questa giunse nel gennaio 1837, un consiglio di amministrazione si assunse la responsabilità di mantenere i desideri di Soane, ancora oggi rispettati. Attualmente, il Sir John Soane Museum occupa tre edifici contigui il cui interno, una pura rappresentazione teatrale dell’universo architettonico, fa da scrigno ad un numero indicibile di tesori.

La prima sensazione è quella di trovarsi immersi in una disposizione affollata e quasi caotica di oggetti. Tuttavia, ogni dettaglio è intenzionale e frutto del progetto meticoloso dello spazio che, in questo luogo, è opera d’arte a sé stante. Durante la vita Soane riorganizzò costantemente la collezione, non solo per incorporare di volta in volta nuove acquisizioni, ma anche per esaltare le qualità poetiche e comunicative degli oggetti attraverso giustapposizioni evocative e originali.

Nel disegno degli interni si ritrova la medesima sperimentazione sull’illuminazione naturale già consolidata in progetti di più vasta scala, come nei giochi di luce provenienti dalla cupola di vetro, nei lucernari dai vetri colorati e nell’uso a sorpresa degli specchi convessi.
Le prime stanze, caratterizzate da uno stile georgiano, fanno da preludio ingannevole a una serie di ambienti sorprendenti. Tra le stanze più particolari c’è la Picture Room che contiene alcune delle opere d’arte più preziose di Sir John Soane, inclusi capolavori di Hogarth, Canaletto, Turner e Piranesi. Nonostante le dimensioni ridotte della stanza di 14mq, alle pareti sono appesi ben 118 dipinti (una collezione adatta ad uno spazio tre volte più ampio) grazie all’installazione di pannelli mobili che vengono aperti da un addetto ad orari ben precisi per poter ammirare i capolavori nascosti.

Il più grande tesoro del museo è probabilmente il già citato sarcofago del faraone egiziano Seti I, scoperto nel 1817 dall’esploratore italiano Giovanni Battista Belzoni e conservato nel seminterrato, alla base dell’alto spazio cupolato a tutta altezza illuminato dalla luce naturale che filtra dalla volta vetrata.
Al piano superiore le stanze tornano ad avere le fattezze di quelle di una normale residenza signorile. La South Drawing Room, in origine la stanza adibita all’intrattenimento degli ospiti, è caratterizzata dalle pareti color Turner’s Patent Yellow, una sfumatura di giallo acceso molto in voga al tempo, mentre l’ultimo livello ospita alcuni disegni di Soane e gli spazi adibiti alle mostre temporanee.
Immagine di apertura: una delle sale centrali del Sir John Soane Museum, a Londra, affastellata di statue e reperti (fonte: Sir John Soane Museum)