Marradi (Firenze) 27 Gennaio 2024
Prende il nome da Batte Botte, uno dei testi più significativi dell’opera di Dino Campana, che rappresenta anche l’essenza della sua poesia definita da lui “europea, musicale e colorita”, la prima rivista letteraria di studi campaniani.

Nasce a Marradi, nel Mugello, il paese in provincia di Firenze, oltre il Passo della Colla, al confine tra la Toscana e la Romagna, dove Campana nacque il 20 Agosto del 1885. Cittadina che, tra palazzi signorili e castagneti secolari, diede al poeta gli anni sereni dell’infanzia, che cedettero presto il passo ai dissapori con un luogo troppo angusto per contenere il suo bisogno di viaggiare. La rivista, edita dal Centro Studi Campaniani Enrico Consolini, avrà una cadenza annuale ed è stata concepita con il sogno ambizioso di diventare un punto di riferimento, una guida per tutti gli studiosi, gli artisti, gli appassionati che nel corso della vita si sono in qualche modo legati al nome di Dino Campana. Errante per il mondo, straniero nella sua stessa patria Campana. Tanto che la sua vita è caratterizzata da partenze e ritorni, non solo fisici: la sua poesia viaggiava con lui, per tornare a rivedere le bellezze del suo territorio, il fiume, l’acqua, i monti. Un sentimento di ammirazione che il poeta esprime anche in una delle tante lettere indirizzate a Sibilla Aleramo, la donna da lui amata, con la quale trascorse gli ultimi momenti felici e insieme devastanti della sua vita, un amore folle e violento, tra fughe e incontri, tormenti e speranze. Una vita permeata dal ritmo della poesia, tra viaggi, arresti e passaggi in manicomio, fino a che l’abisso della follia lo portò all’ammissione nell’ospedale psichiatrico di Castel Pulci nel 1918 dove morirà per setticemia acuta nel 1932.

Il primo numero della rivista è dedicato a un tema fondamentale per la comprensione dei Canti Orfici: la donna. «La figura femminile pervade tutta l’opera di Campana e si presenta declinata in varie forme spesso in contrapposizione tra loro: dalla vergine alla prostituta, dall’ancella alla matrona. Ma Campana femminilizza tante altre cose: donna è la notte, la montagna, la musica, l’acqua, la chimera. La stessa poesia pura che Campana insegue nel suo grande viaggio orfico si mostra come una donna sfuggente, solitaria, evanescente – spiega Mirna Gentilini, Presidente del Centro Studi Campaniani – . Campana era attratto dalla bellezza della donna in tutte le sue forme e ha partecipato con altri scrittori e poeti alla descrizione del mistero della seduzione del passo femminile, fortemente ispirato anche da Baudelaire e dalla poesia À une passante. Nelle sue liriche infatti la figura femminile è sovente rappresentata in movimento, è una donna che passa, e racchiude nella fugacità di un istante il suo incanto. Il contatto con la donna, con la sua bellezza conduce il poeta alla serenità dell’anima e gli trasmette l’impressione di entrare in armonia con la natura, in comunione con il mondo tanto da cantare: come è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani!».

« La storia della letteratura è ricca di opere complesse, di difficile interpretazione. Una di queste è certamente i Canti Orfici – spiega Emilio Quinto, Direttore della rivista -. Dietro la lirica musicale e seducente di Campana si nascondono molteplici piani di lettura, a volte sorprendenti ma ancor più spesso di difficile decifrazione. Alla complessità del testo si aggiunge poi quella dell’autore, la cui vita travagliata presenta ancora tante parti avvolte nell’ombra. In un certo senso i Canti Orfici appaiono come una Sfinge che si erge nel panorama della letteratura italiana del Novecento. Come quell’antica figura mitologica, l’opera di Campana interroga il lettore e sfida continuamente lo studioso. Questa rivista, del cui Comitato Scientifico fanno parte alcuni dei maggiori esperti dell’opera campaniana, è nata proprio con la speranza di dare un contributo all’interpretazione di questo affascinante enigma letterario».

«Il primo numero – prosegue Quinto – è dedicato a un tema fondamentale per la comprensione dei Canti Orfici: il femminile. Giovani ancelle o vecchie matrone, ingenue fanciulle o sensuali prostitute: i ritratti femminili di Campana costituiscono alcuni dei momenti più potenti ed emozionanti dei Canti Orfici e, forse, a mio avviso, anche una delle ragioni del successo che quest’opera riscuote a distanza di più di un secolo dalla sua pubblicazione».
Nelle prime pagine della rivista si trova un intervento di Eugenio Giani, Presidente della Regione Toscana, che si rallegra per la “splendida notizia” e per il forte senso di vicinanza, espresso in questo primo numero, alle terre di Romagna e Toscana colpite negli ultimi mesi da devastanti fenomeni naturali avversi.
Ecco la poesia Batte Botte: Ne la nave / Che si scuote / Con le navi che percuote / Di un’aurora / Sulla prora / Splende un occhio / Incandescente: / (Il mio passo / Solitario / Beve l’ombra / Per il Quais) / Ne la luce / Uniforme / Da le navi / A la città / Solo il passo / Che a la notte / Solitario /Si percuote / Per la notte / Dalle navi / Solitario / Ripercuote:/ Così vasta / Così ambigua / Per la notte / Così pura! / L’acqua (il mare / Che n’esala?) /A le rotte / Ne la notte / Batte: cieco / Per le rotte / Dentro l’occhio / Disumano / De la notte / Di un destino / Ne la notte / Più lontano / Per le rotte / De la notte / Il mio passo / Batte Botte.
Immagine di apertura: una immagine giovanile della scrittrice e poetessa Sibilla Aleramo (1876-1960) che fu il grande amore di Dino Campana (fonte: Catalogo Feltrinelli)