Firenze 27 Settembre 2024

Una sorprendente arte moderna è ospitata da oggi fino al 26 gennaio a Firenze negli storici, affascinanti ambienti di Palazzo Strozzi con la mostra Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole. L’artista, scomparsa nel 2011 e non molto nota in Italia, è fra i protagonisti dell’arte astratta surrealista americana (qui sono esposte in ordine cronologico opere dal 1953 al 2002).

Helen Frankenthaler Open Wall (Muro aperto), 1953, olio su tela, New York, Helen Frankenthaler Foundation © 2024 Helen Frankenthaler Foundation, Inc. / Artists Rights Society (ARS), New York.

Nata a New York nel 1928, figlia di un giudice della Corte Suprema di New York, la Frankenthaler studiò nel Vermont al Bennington College, dove fu allieva del pittore Paul Feeley (1910-1966), rinomato per i suoi contributi all’astrazione nel dopoguerra. Più tardi, frequentò importanti artisti, esponenti della Scuola di New York con i quali ebbe relazioni di amicizia e professionali che influenzarono la sua formazione artistica. Tra i colleghi che condividevano il suo impegno per la sperimentazione figurano nomi come Jackson Pollock, Mark Rothko e Robert Motherwell che nel 1958 divenne suo marito (entrambi benestanti erano chiamati “la coppia d’oro” ma divorziarono nel 1971).

Una bella immagine di Helen Frankenthaler con il marito, il pittore Robert Motherwell; si sposarono nel 1958 ma divorziarono nel 1971

Considerata una delle pittrici più influenti del XX secolo, nel 2001 ricevette la Golden Medal of Arts, il massimo riconoscimento alla carriera che un artista può ottenere negli Stati Uniti. Morì a Darien nel 2011. Organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi e dalla Helen Frankenthaler Foundation e curata da Douglas Dreishpoon che alla Fondazione americana supervisiona il progetto “Catalogue Raisonnné”, la mostra è la più completa rassegna finora realizzata in Italia con prestiti da musei come Il Metropolitan Museum of Art di New York, la Tate Modern di Londra, la National Gallery of Art di Washington, Il Buffalo AKG Art Museum. Specializzata in quadri molto grandi, Helen Frankenthaler è stata una seguace ed esponente della action painting e del colour field painting, correnti che fanno parte dell’arte astratta surreale nata nel secolo scorso. La sua personale tecnica rivoluzionaria nella pittura (stain-soak painting), è, infatti, frutto di un lunga ricerca che ha esplorato le opere di altri artisti, soprattutto la dripping pianting di Jackson Pollock, ottenuta sgocciolando i colori sulla tela, dove per applicare il colore il pittore si serviva di pennelli induriti, bastoncini o anche siringhe da cucina.

Helen Frankenthaler Solar Imp (Impianto solare), 1995, acrilico su carta, New York, Helen Frankenthaler Foundation © 2024 Helen Frankenthaler Foundation, Inc. / Artists

Questa tecnica di far colare il colore è considerata una delle basi del movimento dell’action painting. Ma Helen fu influenzata anche dal colour field pianting di Mark Rothko che produsse per lo più quadri monocromi, o comunque con pochi colori realizzati tra il 1949 e il 1970, anno in cui morì suicida dopo una vita tormentata (ora le sue opere sono fra le più costose al mondo)
Tuttavia, Helen si è imposta con autorevolezza come artista innovatrice, che ha privilegiato casualità e libertà espressiva nella pittura, adottando spesso forme delicate, colori sfumati e realizzando le sue opere non sul cavalletto ma distese sul pavimento. La sua pittura consiste nel far assorbire tanta acqua alla tela grezza (soak) per poi versarci sopra macchie (stain) di colore acrilico o ad olio (letteralmente “imbibizione ad acqua”). L’artista lavorava sulla tela con pennelli o spugne, o anche direttamente con secchi, perché così diluito il colore, poco controllabile, si poteva spargere facilmente e liberamente, sovrapporsi, interagire e diventare più o meno delicato fino ad un effetto simile a quello dell’acquerello. Come si vede in uno dei suoi capolavori esposti, Open Wall del 1953, sui toni del celeste e rosa.

Helen Frankenthaler Star Gazing (Guardando le stelle), 1989, acrilico su tela, New York, Helen Frankenthaler Foundation © 2024 Helen Frankenthaler Foundation, Inc

Organizzata cronologicamente, l’esposizione ripercorre lo sviluppo della pratica creativa di Frankenthaler: ogni sala è dedicata ad un decennio della sua produzione dagli anni Cinquanta ai primi anni Duemila. Le sue innovazioni artistiche, accostate a dipinti, sculture e opere su carta di artisti a lei contemporanei, svelano le affinità con questi autori. Risulta così evidente l’influenza di Jackson Pollock negli anni Cinquanta, con Number 14 (1951), un dipinto in bianco e nero a confronto con Mediterranean Thoughts di Frankenthaler (1960), un colorato lavoro a olio che presenta analoghi “elementi di Realismo astratto o di Surrealismo”, frase che Frankenthaler usò per descrivere l’opera di Pollock dopo averla vista la prima volta. Tutti-Frutti (1966), un dipinto a soak-stain di nuvole colorate fluttuanti, trova un analogo tridimensionale in Untitled (1964), scultura in acciaio dipinto di David Smith, composta da forme geometriche impilate l’una sull’altra, appoggiate su quattro piccole ruote.

Helen Frankenthaler nel suo studio, New York, 1964. Foto di Alexander Liberman; © J. Paul Getty Trust. Getty Research Institute, Los Angeles (2000.R.19). Artwork © 2024 Helen Frankenthaler Foundation, Inc. / Artists Rights Society (ARS), New York.

Heart of London Map (1972), un assemblaggio in acciaio, si pone a confronto invece con Ascending the Stairs di Anthony Caro (1979-1983), nella sua costruzione pezzo per pezzo. Sottolinea il curatore della mostra, Douglas Dreishpoon: «La dedizione di Helen Frankenthaler alla pittura è stata arricchita dalle sue amicizie con gli artisti, alcuni dei quali sono diventati parte della sua famiglia allargata. La cerchia dell’artista ha rappresentato un ecosistema di forze creative in continuo movimento; osservare il loro lavoro in stretta connessione ci consente di comprendere meglio le innovazioni di Frankenthaler stessa».

Nel percorso della mostra le opere degli anni Ottanta, Novanta e Duemila sono la testimonianza di un’artista che non ha mai smesso di infrangere le regole per esplorare nuovi modi di fare arte. La mostra gode del sostegno del Comune di Firenze, della Regione Toscana, della Città Metropolitana di Firenze e della Camera di Commercio, insieme a vari sostenitori privati.

Immagine di apertura: Helen Frankenthaler nel suo studio di New York, 1974, (Foto di Alexander Liberman; © J. Paul Getty Trust. Getty Research Institute, Los Angeles (2000.R.19). Artwork © 2024 Helen Frankenthaler Foundation, Inc. / Artists Rights Society (ARS), New York)

Toscana, ha vissuto l’infanzia a Siena per poi studiare lingue a Firenze e conseguire il diploma in Langue et Civilisation Françaises Université de Grénoble. Pittrice, ha esposto le sue opere a Villa Bottini a Lucca nel 2005 (personale), alle Terme Tamerici e alle Terme Tettuccio di Montecatini Terme (dove vive) nel 2006, alla Versiliana di Marina di Pietrasanta nel 2007. Si interessa ad ogni forma d’arte, specialmente se insolita o curiosa.

1 commento

  1. dipinti non da vedere, ma da sorvolare cogliendo sfumature come se fossero in movimento, dando sensazioni profonde ma che non puoi descrivere con le parole.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.