Firenze 27 Ottobre 2024
Nella grande, e prima, residenza dei Medici a Firenze dal 17 ottobre al 16 febbraio sono esposte le opere del periodo fiorentino di un poco celebrato, ma grande e influente, pittore del Novecento: Felice Carena. La mostra, Felice Carena. Vivere nella pittura, è stata allestita a Palazzo Medici Riccardi per ricordare i 145 anni dalla sua nascita e i 100 anni dal suo arrivo a Firenze, dove ebbe un importante rapporto con la cultura fiorentina.

Nata da un’idea di Magda Grifò, pronipote dell’artista e con il coordinamento di Valentina Zucchi, responsabile scientifico del palazzo, la mostra segue la vicenda creativa del pittore approfondendo gli anni vissuti a Firenze, dal 1924 – momento in cui venne chiamato a insegnare presso l’Accademia di Belle Arti – al 1945, quando si trasferì a Venezia, fino alla conclusione della sua vita nel 1966. Propone ai visitatori un importante nucleo di opere tra cui numerosi inediti di proprietà della famiglia, affiancati a prestiti provenienti da istituzioni pubbliche e private come la Banca d’Italia, la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, le Gallerie degli Uffizi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Museo del Novecento di Milano e il Civico Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Anticoli Corrado. A completamento della mostra, nei locali dell’Accademia, molto vicina a Palazzo Medici Riccardi, sono esposte opere, di cui alcune inedite, sue e di suoi allievi e amici come Capogrossi, Guttuso, Carrà, De Chirico, Morandi, Soffici, Medardo Rosso, Manzù, Messina, Marini ed altri ancora.

Felice Carena nacque a Cumiana, nei pressi di Torino, nel 1879. Allievo di Giacomo Grosso, seguì gli studi all’Accademia Albertina di Torino. Nel 1919 si sposò con Mariuccia Chessa, sorella del pittore Gigi (dalla quale in seguito divorziò) ed ebbe 2 figlie, Donatella e Marzia (questa avuta da una relazione precedente con la baronessa Gina Ferrero di Roma). Dopo una parentesi romana, nel 1924 si stabilì a Firenze dove rimase vent’anni divenendo nel 1933 Presidente dell’Accademia di Belle Arti. Sono gli anni in cui dipinge i suoi capolavori, tra cui Susanna (1924) e La scuola (1928). In questo periodo espose alla Biennale di Venezia del 1926 e alla prima Quadriennale romana del 1931, vinse il premio Carnegie di Pittsburgh del 1929, senza dimenticare la collaborazione come scenografo con il Maggio Musicale Fiorentino (nel 1935 e nel 1943) e poi il riconoscimento del Gran premio della pittura alla Biennale di Venezia, con una nuova personale (nel 1940). Visse in seguito a Venezia, dove si ispirò a Tiziano e a Tiepolo, ma sempre frequentando nuovi ambienti, stimolanti per la sua arte. Fece anche parte della rivista Solaria, che uscì nel gennaio 1926, dove pubblicavano Saba, Svevo, Ungaretti, Montale, Gadda. Carena fu affascinato da molte correnti pittoriche quali il simbolismo, il surrealismo, il luminismo, l’espressionismo, che ritroviamo nelle sue opere, senza però allontanarsi mai troppo dalla tradizione classica.

Nella mostra, i quadri esposti sono selezionati in sei sezioni: la prima sono i ritratti di famiglia, taluni inediti, provenienti dagli eredi, che il maestro conservò per sé: la moglie Mariuccia Chessa, la prima figlia Marzia, nata nel 1910, la seconda, Donatella, nata nel 1920. Nel suo dipinto La famiglia sotto la pergola ci sono ritratti i congiunti di parte della sua famiglia.

Nature morte e fiori – a cui è dedicata la seconda sezione della mostra – per Felice Carena furono motivi sui quali concentrare l’attenzione per la forma cromatica e la riflessione sulla struttura dell’immagine: si tratta di conchiglie, vasi e bottiglie. La natura morta corrisponde ad un momento di introspezione, di avvicinamento con il proprio io sentimentale. La terza sezione è dedicata alla “stagione classica”, quella che aveva cominciato insegnando all’Accademia a Firenze. In questo periodo le sue opere sono più studiate e controllate, più vicine all’arte tradizionale. La quarte sezione è dedicata alla vita, che egli accosta e confronta al mondo del teatro, identificando gli attori ed i personaggi come protagonisti della vita quotidiana, ma i cui volti hanno espressioni che denunciano una grande sofferenza, noia, o fatica fisica ed intellettuale. La quinta sezione si concentra sulla figura, sul tema del nudo come immagine classica, soggetto ideale in pittura. Ma è soprattutto nei temi sociali che Carena trasmette il meglio di sé: poveri, contadini, derelitti, uomini e donne anonimi come fantasmi, e lui li osserva come se questi personaggi agissero in un teatro. Possiede qui una grande potenza nel gesto pittorico, dove comunica sofferenza e dolore.

L’ultima sezione, la sesta, è dedicata ai temi sacri. In questi quadri Carena si abbandona al forte sentimento umano e religioso che sente in sé.
Nel 1933 il pittore venne nominato Accademico d’Italia; nel 1936 fu insignito dell’Ordine della Legione d’onore, nel 1914 fu presidente dell’Unione cattolica degli artisti italiani, nel 1954 ricevette la medaglia d’oro al merito della cultura e nel 1956 fu membro del Consiglio superiore delle Antichità e Belle Arti. Una volta affermò: «Ebbi onori e lodi anche troppe …, e la mia vera forza fu di non crederci e ritentare altre vie». In realtà, fino alla sua ultima produzione, fu sollecitato da un continuo “affanno di ricerca or triste or lieta …” come lui stesso diceva.
Le due mostre sono promosse dalla Città Metropolitana di Firenze, e realizzate da MUS.E, a cura di Luigi Cavallo ed Elena Pontiggia.
Immagine di apertura: uno scorcio della mostra Felice Carena. Vivere nella pittura, in corso a Firenze a Palazzo Medici Riccardi (foto di Nicola Neri)