Firenze 23 Ottobre 2020

È un tempo in cui non mancano le sorprese nel campo della salute del cervello. In passato si riteneva che una volta raggiunta l’età adulta, avesse inizio un declino inevitabile delle funzioni cognitive di cui la perdita di memoria sarebbe stato uno dei primi segni. Le scoperte degli scienziati dalla fine degli anni Novanta in poi hanno rivelato che il cervello può produrre nuove cellule (neuroni) e nuove connessioni tra loro (sinapsi) mantenendo così la capacità di crescere e svilupparsi. Questo fenomeno, indicato come neuroplasticità, ci suggerisce che tutti noi possiamo migliorare le nostre funzioni intellettuali. È una scoperta rivoluzionaria che ha cambiato il modo di guardare all’invecchiamento: non siamo più messi alle corde da un cervello che invecchia, ma possiamo mantenerlo sano e favorirne la crescita. Per migliorare le nostre capacità mentali è necessario, però, impegno e applicazione. La neuroplasticità va stimolata, richiede un lavoro costante e coinvolgimento emotivo con l’ambiente da cui riceviamo gli input necessari al funzionamento del cervello e, quindi, della  mente. La strategia più importante è evitare il disimpegno che spesso segue al pensionamento, mantenere interesse e curiosità per il mondo che ci circonda.

Negli ultimi anni si è affermata sempre più l’idea che sia possibile stimolare i neuroni, le loro connessioni fino a creare reti neurali più vaste, con esercizi al computer o con videogiochi. L’apripista è stato uno scienziato giapponese di livello internazionale, Ryuta Kawashima, il primo ad aver avuto l’idea di trasferire sul piano commerciale i risultati ottenuti in via sperimentale sul potenziamento della memoria con un lavoro di anni. Tutto si è tradotto un videogioco che comprende esercizi di calcolo, memorizzazione di parole, brani da leggere a voce alta, che ha avuto un grande successo in America e in Giappone.

Esistono oggi molti videogiochi per stimolare l’attività mentale negli anziani, la cosiddetta “brain fitness” (foto di Sabine van Erp)

Ma il mercato dei software antiaging non si è fermato a Kawashima: esistono oggi molti altri videogiochi di brain fitness, come si chiama adesso. Una ditta californiana è riuscita a piazzare i suoi perfino nelle case di riposo. L’efficacia di tali programmi sembrerebbe confermata dalla Risonanza Magnetica Funzionale che evidenzia un aumento del flusso di sangue alla corteccia prefrontale, area fondamentale per le funzioni intellettuali. In sostanza, si vende l’idea che si possa ringiovanire i “propri” neuroni con il giusto allenamento. Un’idea abbastanza grossolana, anche se è indubbio che la tecnologia può essere di aiuto con i programmi di riabilitazione cognitiva o come guida per esercitare alcune funzioni basilari come l’attenzione, la memoria, la rapidità decisionale.

Tuttavia, per mantenere il cervello allenato la ricetta migliore resta quella di puntare su interessi e attitudini che fanno parte della storia personale dell’individuo. A questo scopo si è rivelato un successo l’esperimento delle università della Terza Età o dell’Età Libera iniziato a Torino nel 1975 quando sembrava ancora una stramberia che una persona anziana tornasse sui banchi di scuola per suo piacere. Oggi queste istituzioni sono molteplici: Unitre Milano, Firenze, Università Popolari e altre. Visto il loro successo (qualcuno le ha definite un vero jogging cerebrale), nel 1982 è nata l’Associazione delle Università della Terza Età che si è dotata anche di un sito internet (www.unitre.net).

Nelle molteplici materie d’insegnamento che spaziano dalla Storia, alla Letteratura, alle lingue straniere, ai rudimenti di Fisica, alla Musica e molte altre discipline, l’anziano ha l’opportunità di scegliere seguendo preferenze e inclinazioni, spinto spesso dal desiderio di completare conoscenze scolastiche o avventurarsi in campi nuovi del sapere. Ascoltare una lezione è come tornare sui banchi di scuola, è un ringiovanire, ritrovare il piacere della socialità anche nel rispetto del distanziamento imposto dalla attuale pandemia (l’Unitre di Milano, ad esempio, per l’anno accademico 2020/2021 propone lezioni in presenza, pur con queste limitazioni).
Nel gruppo si trovano motivazioni e stimoli che facilitano l’apprendimento, ma anche la solidarietà che toglie l’anziano dall’emarginazione dei pregiudizi che attribuiscono ad una certa età l’impossibilità di qualsiasi crescita e sviluppo mentale.

Immagine di apertura: foto di pasja1000

Nato a Reggio Calabria, fiorentino di adozione, neuropsichiatra e geriatra. Laureato in Medicina presso l'università di Messina, dopo l’esperienza di medico condotto in Aspromonte, si è trasferito a Firenze presso l’Istituto di Gerontologia e Geriatria diretto dal professor Francesco Maria Antonini. Specializzato in Gerontologia e Geriatria, Malattie Nervose e Mentali, presso l'Ospedale I Fraticini di Firenze si è occupato del settore psicogeriatrico. È stato docente di psicogeriatria all'Università di Firenze. Ha collaborato al "Corriere della Sera" con una rubrica dedicata alla Geriatria.

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