Pavia 28 Aprile 2022
1° Aprile 2022, Roma, Casa del Cinema. Si presenta in prima assoluta Percepire l’invisibile, un film documentario prodotto e diretto dal regista Tino Franco e scritto, in qualità di sceneggiatori, dagli utenti del Dipartimento di Salute Mentale del Centro Diurno di via Antonino di Giorgio, della ASL Roma 1, con la collaborazione dei loro terapeuti e di professionisti del cinema: attori, scenografi, operatori.
Ma che vuol dire invisibilità? Sei invisibile, per raccontare in poche parole l’esempio proposto dagli sceneggiatori/pazienti, quando non hai lavoro, soldi, amici o sei vittima di una malattia. Anzi, se sei vittima di un disagio mentale spesso non hai lavoro, soldi, amici. Sei invisibile quando ti guardi allo specchio e non ti vedi più. E per giunta ti succede che non riesci a comunicare agli altri il tuo problema.

Per raccontare l’esperienza decennale sul cinema realizzata nel Centro Diurno, in collaborazione con l’associazione culturale Nel blu Studios e la casa di produzione Space Off, dobbiamo tener conto prima di tutto che la condivisione di una esperienza emotiva attraverso il cinema è potentemente terapeutica. «Tutto nasce dal laboratorio di cineforum – spiega il regista Tino Franco, da molto tempo nel mondo del cinema romano con esperienze nella moda e nella pubblicità -. In questo laboratorio fin dall’inizio hanno collaborato pazienti, terapeuti e professionisti del cinema, come operatori, macchinisti, truccatori, scenografi. Dopo trent’anni di lavoro sul disagio e sull’handicap, ho imposto, e mi sono imposto, di andare subito al sodo con l’immagine, tralasciando altre attività preparatorie come la fotografia, allo scopo di cogliere in modo più immediato il desiderio di espressione dei pazienti/sceneggiatori, elemento primario per la riuscita dell’operazione. Mi infastidisce la tv del dolore e il melodramma è per mio conto un gioco troppo facile e ovvio. In questo modo ritengo di aver costruito un’esperienza corale in cui abbiamo operato tutti nel modo più autentico possibile».

L’esperienza di lavorare con gli utenti della ASL, secondo Tino Franco, è stata l’occasione per dimostrare la profonda creatività di queste persone, che spesso non vediamo, o peggio non vogliamo vedere, perché la disabilità mentale fa ancora troppa paura. Una delle peculiarità del docu-film, da non dimenticare, è che, nonostante la drammaticità del tema dell’invisibilità, alla fine non si piange. «In due anni di lezioni e incontri sulla scrittura cinematografica e sui personaggi della narrazione – continua Matteo Martone, scrittore ed editor di Fiction Rai, tutor della sceneggiatura – è stato annullato lo schema tipico della lezione frontale e si è creato un gruppo solidale in cui ci siamo sentiti tutti sulla stessa barca riuscendo, grazie a questa condivisione, a ragionare con complicità, compenetrazione umana ed empatia, sul problema del singolo e della invisibilità».
Ispirato alla visione di Franco Basaglia che restituisce al malato la dignità di individuo sociale al pari di tutti gli altri, il docu-film rappresenta un contributo prezioso verso il sociale nella presa in carico e nella cura della collettività. È bene ricordare che Basaglia (1924-1980), è stato lo psichiatra che ha innovato profondamente l’atteggiamento nei confronti del disagio psichico, arrivando ad ispirare la famosa Legge 180 del 1978, che ne prese il nome e abolì i manicomi. Viene ricordato come il promotore di una trasformazione radicale nel trattamento sul territorio delle persone con problemi psichiatrici, ma soprattutto nel modo con cui gli operatori, psichiatri e infermieri, devono rapportarsi con i pazienti, arrivando ad una presa in carico della malattia da parte di tutta la collettività.

«Siamo convinti – conclude Francesca Izzo, psichiatra Responsabile del Centro Diurno – che questa esperienza abbia la funzione di sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sul disagio psichico».
L’obiettivo è infatti quello di portare l’attenzione sulla realtà della salute mentale, che non deve restare confinata all’ interno delle istituzioni deputate alla custodia e alla cura dei pazienti psichiatrici. Bensì restituire alla collettività la testimonianza che da ogni fascia di popolazione può scaturire un’espressione creativa e artistica che diventa una forma di dialogo per l’inclusione e l’integrazione delle diversità.
Ora sono in fase di organizzazione altre proiezioni del film a Roma e in altre città italiane.
Immagine di apertura: una scena del film documentario Percepire l’invisibile