Firenze 21 Dicembre 2024
In cima alla classifica della longevità ci sono le donne, è fuor di dubbio. Si calcola che il 20 per cento delle esponenti del gentil sesso sia destinato a raggiungere i 90 anni; traguardo possibile solo per il 10 per cento degli uomini. Volendo dare qualche numero, ricordiamo che in Italia i novantenni attualmente sono 774mila e fra le persone ultraottantenni si rileva comunque un incremento, che li porta a rappresentare oggi il 7,7 per cento della popolazione totale. Il numero stimato di ultracentenari, anche in questo caso per lo più donne, raggiunge il suo più alto livello storico, sfiorando, al 1° gennaio 2023, la soglia delle 22mila unità, oltre 2mila in più rispetto all’anno precedente.

D’altro canto sono sempre più numerosi gli anziani indicati come “vecchi giovani”, attivi e integrati nella società. Non vogliamo sostenere che la vecchiaia sia l’età più bella della vita. Se così fosse, tutti si affretterebbero a raggiungerla prima possibile. Vogliamo soltanto rilevare come la vecchiaia possa dare buoni frutti, che però vengono di solito oscurati dal legittimo lamento (antico come l’uomo) su tutti i mali che essa ci porta e sul suo obbligarci a fare i conti con la fine imminente.
Ma, come dicevamo, a molte persone la vecchiaia procura anche dei piaceri, prima impossibili. Vogliamo ricordare la gioia che dà, a molti anziani, l’essere circondati dai figli dei propri figli? Oltre alla gratificazione affettiva la presenza di nipoti spesso attenua l’angoscia di morte dell’anziano, perché ha la sensazione di continuare a vivere nella propria discendenza. Inoltre, chi ha condotto una vita salubre, senza mettere a dura prova le proprie risorse psico-fisiche, spesso vive la vecchiaia in una condizione, globalmente, di buona salute che gli permette di “usare” ancora il proprio corpo per trarne soddisfazioni e piacere. Senza scadere nel ridicolo, in cui sono molto bravi gli americani: basti pensare che Helen Van Winkle, che di anni ne ha 96, è una specie di star con milioni di follower su Instagram. I suoi vestiti eccentrici, il suo trucco esagerato, i cappelli rosa shocking ne hanno fatto un modello di vecchiaia positiva e “vanitosa” che molte donne cercano di imitare. Negli Stati Uniti, ovviamente.

Teniamo comunque conto del fatto che la vecchiaia oggi, in un Paese sviluppato, non è uguale a quella che si svolgeva in Occidente soltanto cent’anni fa. In particolare, i progressi della scienza e della tecnica mettono a disposizione dell’anziano una quantità di risorse artificiali, per così dire, che neutralizzano, almeno in parte, quei deficit che affliggevano i nostri nonni: si va dagli apparecchi acustici, agli interventi per la cataratta, a ogni genere di ausili e di protesi che consentono di mantenere, anche in vecchiaia, l’autonomia e di poter continuare a godere di buona parte dei piaceri della vita: ascoltare la musica, andare al cinema, muoversi, guidare un’automobile. Molto diversa la realtà nei Paesi in via di sviluppo dove ancora adesso la longevità è un privilegio per pochi. Nel continente africano, soprattutto nei Paesi dell’Africa sub-Sahariana, l’aspettativa di vita media non arriva a 55 anni.
Tornando all’Italia, e ai nostri vecchi privilegiati, poche sono, in realtà, le attività precluse a un anziano sano, cioè globalmente in buona salute, nonostante qualche acciacco (che peraltro non risparmia i giovani). Va detto anche che negli ottantenni inclini all’umore depresso ogni minimo disturbo del buon funzionamento psicofisico (spesso non dissimile da quello che può colpire un cinquantenne) è vissuto come un triste segno del proprio decadimento.

La buona salute dell’anziano è quasi sempre preparata da uno stile di vita sano in gioventù e nell’età matura. Io stesso ho sperimentato il valore di questo stile di vita e i vantaggi che può portare nella vecchiaia, rendendola un’età che può dare ancora molte soddisfazioni e far conoscere molti momenti di autentica gioia di vivere. Ho sempre praticato attività fisica, dalla scherma (studente di scuola media) alle lunghe passeggiate fuori porta, alla corsa, al nuoto che mi ha permesso, dai quarantanove ai settantotto anni, di effettuare traversate in mare aperto sempre più impegnative (Stretto di Messina ogni anno, Eolie-Sicilia, Isola d’Elba-costa toscana). L’appuntamento quotidiano, all’alba, in piscina, a macinare chilometri di nuoto, mi ha regalato più energia, maggiore resistenza alle tensioni quotidiane, entusiasmo e disponibilità, essenziali nel mio lavoro di medico ospedaliero. Anche oggi, l’attività fisica entro le pareti domestiche è parte della mia della mia giornata e poi, a passo svelto, all’edicola, coprendo la distanza di seimila passi!
Alimentazione frugale, ricca di legumi e pesce azzurro. Astemio, non ho mai fumato e cerco di essere convincente nell’aiutare i miei pazienti a liberarsi dalla dipendenza dalle sigarette.
Oggi continuo il mio lavoro di medico neuro-geriatra con lo stesso slancio che in passato.
Sento la vita attuale più interessante di sempre, affascinato dai continui progressi delle Neuroscienze che aprono spiragli sulla comprensione di me, degli altri, del passato e del presente. E poi incantato dal mondo fuori di noi, quello che possiamo osservare in una notte di cielo sereno: tutto questo mi coinvolge e mi fa riconoscere dall’alto dei miei novantuno anni compiuti che, se questa è vecchiaia, la vecchiaia può essere bella!
Immagine di apertura: foto di Franz 26