A Firenze, presso l’ospedale di Careggi, all’interno del Dipartimento Cardiovascolare diretto dal professor Niccolò Marchionni è stato istituito il “Pronto soccorso” anti-caduta. Una novità importante visto che molti anziani hanno cali di pressione o altre difficoltà circolatorie che portano a una momentanea perdita di coscienza e, di conseguenza, alla caduta. Qui, grazie a un team composto dal geriatra e dal cardiologo, verranno sottoposti alle indagine necessarie per capire l’origine del loro problema e poterli gestire, poi, al meglio.
Ma cosa possiamo consigliare alla persona non più giovane e sostanzialmente sana per quanto riguarda la sua stabilità posturale e quindi, il rischio di cadere? Cominciamo col definire la postura come la posizione che l’individuo mantiene nello spazio per un tempo prolungato. È un attributo caratteristico di ognuno di noi e si modifica col trascorrere del tempo fino al punto da permettere, alla semplice osservazione, una lettura immediata dell’età. Quello che ci fa subito pensare a quanti anni ha una persona è il suo modo di stare in piedi, di muoversi, quello che ci fa dire “è ancora giovane” o “è un vecchio”.
È bene ricordare che la posizione eretta è sostanzialmente instabile. Conquistata dall’uomo nel suo percorso evolutivo, ha portato considerevoli vantaggi nella trasformazione e nel dominio dell’ambiente, ma ha ridotto potenzialmente la stabilità tanto che l’uomo è stato definito da Philip Tobias, paleontologo (1992) un “bipede barcollante”. In effetti, sotto l’aspetto delle leggi fisiche, la postura eretta, in condizioni statiche e ancor più dinamiche, è un vera e propria sfida alla gravità. Il mantenere e il riportare prontamente il centro di gravità del corpo entro la piccola base d’appoggio costituita dai piedi, per una struttura sviluppata in altezza quale il corpo umano, è un compito complesso che richiede la partecipazione di più meccanismi in continua interazione con l’ambiente. Comunque, in linea di massima, ci riusciamo abbastanza bene.
Esaminiamo ora i fattori che ci rendono più stabili, evitando cadute improvvise come di fronte ad un ostacolo non visto, un’irregolarità del terreno o la fatidica buccia di banana. Al primo posto c’è un corretto allineamento dei diversi segmenti scheletrici iniziando dalla colonna vertebrale le cui curvature a livello lombare e cervicale (indicate come lordosi) ne assicurano elasticità e resistenza di fronte alle continue sollecitazioni, dal più piccolo movimento, al camminare, al sollevare un peso.

Ma sono i muscoli e i tendini che muovono lo scheletro e ne assicurano ogni tipo di spostamento nello spazio. Quindi, l’elasticità e la forza muscolare sono condizioni indispensabili per mantenere in ogni momento l’equilibrio ed evitare le cadute. Un primo corollario è quello di non scivolare nella sedentarietà e nelle sue conseguenze negative, tra cui il sovrappeso. L’accumulo di adipe, soprattutto al tronco, e il cedimento dei muscoli addominali modificano il profilo corporeo e soprattutto, come compenso, costringono a un impegno maggiore i muscoli della regione dorso-lombare (spesso causa del dolore alla schiena) per mantenere il baricentro entro la base d’appoggio assicurando la stabilità.
Altro elemento importante nella deambulazione quando il poligono di sostegno si riduce drammaticamente del 50 per cento (ricordiamoci che in una fase del passo poggiamo su un piede solo) è l’uso dello sguardo, non soltanto per evitare gli ostacoli, ma come guida alla locomozione, come “ancoraggio visivo”. Esplorare attivamente lo spazio, attraverso movimenti di orientamento dello sguardo sugli oggetti che incontriamo nel nostro percorso, e poi “andare dove si guarda” e “non guardare dove si va”.
Altro aspetto di fondamentale importanza è la propriocettività, parola difficile che significa “sentire” i propri muscoli. È determinante per la percezione del proprio corpo, della nostra corporeità, partecipa in larga misura al senso del benessere, ci rende più sicuri e stabili nei nostri spostamenti, diventa elemento decisivo della nostra autostima. Ma come si fa a mantenerla e a potenziarla? Dalla attività fisica più semplice come camminare, andare in bicicletta fino alla ginnastica a corpo libero, lo yoga, il ballo, il nuoto (sperando che finisce presto l’emergenza coronavirus).

Se non siamo più negli anni verdi evitiamo, infine, di ricorrere a farmaci tranquillanti quando sentiamo di essere presi dall’ansia o dalla paura di non dormire. I farmaci più usati in questi casi sono le benzodiazepine, ma riducono il tono muscolare, quella contrazione minima dei muscoli anti-gravitari (degli arti inferiori, dei glutei e del dorso) che ci consente la posizione eretta in condizioni di stabilità. Prese per lungo tempo queste pillole possono favorire le cadute.
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