Milano 27 Ottobre 2023

Una giovane donna ligure, catapultata in un paesino del Salento, dà esempio di indipendenza, modernità, progressismo negli anni Trenta del secolo scorso.
La portalettere (Edizioni Nord), romanzo di esordio della scrittrice pugliese Francesca Giannone, ha vinto la 71esima edizione del Bancarella ed è entrato in finale per il premio “Alassio Centolibri, un autore per l’Europa 2023”, finalizzato al sostegno e al miglioramento dei rapporti culturali con l’Europa.

La copertina del libro “La portalettere” di Francesca Giannone, pubblicato da Edizioni Nord

La scrittrice dice di essersi ispirata alla storia vera della sua bisnonna di cui ha trovato riscontri tra le carte di famiglia. Il notevole successo editoriale del romanzo e l’ambientazione in Puglia, terra natale dell’autrice, non poteva non suscitare interesse anche in chi scrive queste note, figlia della stessa terra, da anni entrata tra le “magiche” mete turistiche.
Si tratta di una saga familiare che si snoda attraverso gli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta, e che ruota attorno al personaggio di Anna Allavena, sbarcata nel 1934 da Pigna (Imperia) a Lizzanello, un borgo del leccese. È con il piccolo figlio Roberto e con il marito Carlo Greco, originario del paese salentino. Dubbi, incertezze, preoccupazioni l’assalgono all’arrivo in quella realtà estranea, sentimenti che contrastano con l’entusiasmo e la felicità del coniuge, tornato finalmente a casa sua. Attraverso gli incontri/ scontri con gli usi e le abitudini locali, emerge il Sud di quell’epoca, sicuramente umano e accogliente, ma anche resistente al cambiamento, pettegolo, omertoso su abusi e prepotenze, ipocrita… E Anna, unica voce dissonante in quel coro affiatato, dopo un anno decide di partecipare ad un concorso alle Poste. E vince, diventando la prima portalettere di Lizzanello. Questo ruolo, osteggiato e deriso da tutti e inizialmente anche da suo marito – «Non ce la farai», «Sei femmina, non è un lavoro per donne» – , dà modo alla generosa Anna di conoscere e aiutare gli abitanti, di stringere amicizie con alcuni di loro e di guadagnarsi la stima di molti. Grazie anche al fatto che si presta a scrivere e a leggere la corrispondenza dei numerosi analfabeti.

Uno scatto di una portalettere sul sito di poste italiane. La protagonista del romanzo sceglie questo lavoro in un paesino del leccese pieno di pregiudizi

Rimarrà, comunque, la “forestiera”, la diversa, intollerante verso le convenzioni sociali, ma attuerà grandi cambiamenti e lotterà per l’emancipazione femminile e la conquista dei diritti civili per le donne. Sarà supportata dall’amore di suo marito Carlo ricredutosi sulla sua scelta e anche di suo cognato Antonio, folgorato da lei fin dal primo istante. Quella fra Anna e Antonio è una segreta relazione platonica, alimentata da affinità elettive, che si nutrono di letture classiche, citate a profusione, utili a comunicare ciò che non si può a parole.
La protagonista è lo stereotipo dell’eroina moderna, anticonformista, laica, colta e tenace nel seguire i suoi principi. («Io non ho mai avuto paura di apparire diversa»). Le fa da contraltare la cognata Agata, ostile alle abitudini del Nord, tradizionalista nel suo modo di agire e pensare, schiava delle regole paesane. «Una femmina diventa intera solo quando trova marito e si sistema». «A cosa serviva studiare per tanti anni se l’obiettivo era travagghiare»?
Sono le due icone contrapposte del Nord e del Sud. Contrapposte, ma più autentiche, anche le due principali figure maschili, i fratelli Carlo e Antonio: la vivacità e l’irrequietezza del primo si oppongono alla riflessività e pacatezza del secondo, ma fra loro c’è grande affetto e complicità. I personaggi sono tanti e ognuno si ritaglia la propria storia, storie di ordinaria vita quotidiana di una piccola comunità, mosse sostanzialmente dall’amore. E proprio l’amore innesca sofferenze per passioni non rivelate, tradimenti, matrimoni per “sistemazione”, o vendetta.

Uno scorcio del panorama suggestivo della costa salentina (foto di Vala Blue)

Manca comunque un’introspezione psicologica che tracci dei vari personaggi un’evoluzione approfondita. Molto carente è l’ambientazione storica; i riferimenti agli anni dolorosi del Fascismo e della guerra sono indiretti e filtrati attraverso i vissuti dei personaggi. L’impero orientale dell’Africa viene utilizzato come territorio di fuga da una problematica situazione sentimentale, l’intolleranza verso il credo fascista viene vista solo attraverso i fastidiosi contenuti dei libri scolastici ecc…
Dopo un salto temporale, dal ‘38 al ‘45, la saga continua e il lettore non ha sentore del conflitto appena concluso se non tramite i richiami agli eventi politici e sociali del dopoguerra che coinvolgono le vite dei protagonisti: lo scontro DC-PCI, i cui riflessi si avranno anche in famiglia, l’occupazione delle terre, il voto alle donne di cui Anna si fa paladina e addirittura la nascita di una casa per le donne, realtà forse troppo all’avanguardia per quell’epoca….
Punto di forza del libro è l’affascinante ambientazione umana e fisica che fa quasi sentire in lontananza il rumore del mare, annusare gli odori e i sapori del profondo Sud, percepire i pettegolezzi della gente seduta al bar Cristallo o radunata nella piazza. «Umido di afa, il vento faceva oscillare le foglie della grande palma al centro della piazza deserta», «si lisciò i baffi e s’inebriò di quell’odore speciale che il suo paese aveva sempre avuto, un miscuglio di pasta fresca, origano, terra bagnata e vino rosso». «Quando la campagna si aprì davanti ai loro occhi, coi suoi lunghi muretti a secco e il grande leccio che svettava, Carlo fermò l’automobile».
È un libro semplice, senza pretese, con un buon ritmo che si legge piacevolmente. Una storia gradevole, a tratti commovente, ma di superficie e piuttosto generica nell’analisi dei fatti, dei personaggi e delle tematiche.

Immagine di apertura: la splendida piazza del Duomo di Lecce, cuore del Salento (foto di Tango 7174)

 

Nata a Noci (Bari) sull’altopiano delle Murge, è laureata in Lettere Classiche all’università Cattolica di Milano, città dove ha poi sempre vissuto e insegnato nelle scuole medie e in quelle superiori. Ama viaggiare, cucinare, frequentare i concerti, ma soprattutto leggere. E’ "un'appassionata" di parole scritte, soprattutto sulla carta e non su kindle.

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