Firenze 27 Marzo 2027
Donne diventate imprenditrici pur venendo da un mondo che non lo riteneva necessario, decisive al punto da scoprirsi fondamentali in azienda, trasformandola e portando elementi di novità femminili.
Sette racconti autobiografici che riportano il confronto con un’impresa per troppo tempo declinata tutta, e soltanto, al maschile. Sono le donne raccontate nel libro Nel nome delle donne, pubblicato da Rubbettino, scritto a quattro mani da Adriano Moraglio, giornalista specializzato in storie di imprenditoria, e Silvia Lessona, giornalista e autrice di biografie, naturale sequel di L’Impronta delle donne del 2022, dello stesso editore.
Chi sono le sette protagoniste del libro? Alba Menozzi, Adriana Gasco Fiorentini, Cristiana Poggio, Enrica Acuto Jacobacci, Nunzia Giunta, Roberta Mantellassi, Chiara Salvetti. Queste sette manager sono punti di riferimento e di confronto, e grazie alle loro esperienze condivise, ci fanno capire che la bellezza di un’impresa al femminile non si limita all’aver dato forma e peso ad un’azienda, ma va oltre: conta l’essersi impegnate, aver fatto il primo passo, essersi dedicate, aver affrontato situazioni e ostacoli.

«Queste donne avevano già dentro nel loro vissuto una storia imprenditoriale, con elementi di attualità e contemporaneità unici – spiega Adriano Moraglio, giornalista e direttore, insieme a Florindo Rubbettino, delle collane La bellezza dell’impresa, L’avventura dell’esperienza, e Occhio all’impresa. -. Rappresentano un modello di formazione attento al singolo dipendente che fa scuola in Italia, specchio di un universo femminile che si fa decisivo perché si identifica con l’azienda stessa. La prima azienda è la famiglia, la propensione organizzativa e gestionale delle donne deriva anche da questo. Un substrato di esperienza che mette in evidenza quanto il problema ancora oggi siamo noi maschi perché le donne hanno fatto passi avanti enormi per valorizzare le proprie caratteristiche nel mondo del lavoro».
Abbiamo avuto modo di parlare con due di loro, chiedendo ad entrambe quale fosse il segreto del successo del loro essere donne imprenditrici.

Cristiana Poggio, torinese, classe 1962, sposata con Sergio e con 3 figli, imprenditrice sociale, dopo la laurea in Lettere si è dedicata da subito con passione all’educazione dei giovani, prima come insegnante e poi dando vita, nel 1992, a Immaginazione e Lavoro, ente di formazione di cui ancora oggi è Presidente. Nel 2004 è stata uno dei fondatori a Torino della Piazza dei Mestieri, luogo di educazione e di aggregazione per i giovani, soprattutto i più svantaggiati, di cui adesso è vicepresidente. Ogni anno la Piazza dei Mestieri accoglie circa cinquemila giovani italiani e stranieri, nelle sue sedi di Torino, Catania e Milano, arrivati per inseguire un sogno.
Che cosa manca oggi dottoressa Poggio in Italia all’imprenditoria femminile?
«Manca il sostegno alle donne, soprattutto alle madri che nei primi anni di vita dei figli non hanno politiche adeguate e manca anche un vigore, una spinta. Immaginazione e lavoro ha il 75 per cento di donne in aziende. La società deve essere capace di comprendere le esigenze delle donne per dare loro le stesse prospettive».
Il consiglio per una giovane donna?
«Non rinunciare ai propri sogni, ma guardare in faccia la realtà per capire sempre quali sono i passi da fare. Le donne, poi, devono ancora imparare a divertirsi lavorando, ad essere curiose a non lavorare solo per il dovere di farlo, ma fare ciò che a loro piace. Devono imparare a realizzare il proprio talento».
Il segreto del suo successo?
«Avere avuto il coraggio di dire di sì, anche quando pensavo di non essere capace, e la curiosità che mi ha sempre accompagnato nei miei percorsi. Inoltre credo nel costruire avendo accanto persone sincere; è difficile essere eroi solitari».
Roberta Mantellassi guida un’azienda produttrice di divani, poltrone e complementi d’arredo, a Pistoia ed è una persona che non si fa fermare da nulla e sa dare significato a ogni circostanza. Una figura decisiva nello sviluppo dell’omonima azienda della famiglia del marito nel settore degli imbottiti, dove già all’origine c’era stata una donna molto importante, la nonna Elisa, imprenditrice d’altri tempi. Roberta, oggi, con l’aiuto e la partecipazione attiva dei tre figli, ha preso in mano le redini dell’impresa dopo la morte prematura del marito Nicola, artefice del quarto passaggio generazionale, dando vita con i suoi “ragazzi” al marchio aziendale Sofable.

Quanto c’è di Roberta come donna in Mantellassi?
«Tantissimo; da quando sono stata accolta dalla famiglia Mantellassi ho respirato l’anima delle donne, in particolare la mamma di mio suocero, che poi è la fondatrice dell’azienda. Ho preso i suoi messaggi e li ho fatti miei. Quindi tutto nasce da una donna».
Che cosa manca in Italia?
«Bisogna ancora riconoscere il valore delle donne nonostante che ci siano tante imprese che portano all’interno l’impronta femminile. Quando le donne trasferiscono la loro energia e la loro sensibilità, fanno la differenza».
Qual è il segreto del successo?
«Il segreto del successo è non inseguirlo; io sono una persona empatica, ho cercato di dedicare la mia vita all’amore verso gli altri, al bene. Il lavoro è sempre legato alla condivisione di un progetto; l’individualità non porta da nessuna parte».
Come spiega nell’introduzione del volume Marianna Carlini che dal 1999 si occupa di comunicazione aziendale e ha ispirato questo progetto fin dal primo volume, le storie di queste donne imprenditrici sono il racconto di percorsi fatti di consapevolezza, esperienza, concretezza, autonomia, capacità di ricominciare e inventarsi e, soprattutto, di trasformare un problema in una opportunità.
° Il libro Nel nome delle donne sarà presentato sabato 11 maggio alle ore 11.00 presso lo stand di Rubettino Editore, al Salone del Libro di Torino
Immagine di apertura: foto di Geralt