Milano 21 dicembre 2023
Il migliore investimento? «Il vino. Male che vada lo si può sempre bere». La battuta è attribuita a Gianni Agnelli, che è stato un attento estimatore di vini da collezione. Oggi investire in bottiglie di vino pregiato non è più una prerogativa di chi, come il compianto Avvocato, possiede grandi patrimoni. Il mercato negli ultimi decenni si è sviluppato, diventando sempre più “popolare”. Certo, le quotazioni sono alte (si va dai 60mila euro la bottiglia in su). Ma se ne possono comprare poche, magari meno di una decina. Dopo qualche tempo e, ovviamente, se i prezzi sono cresciuti, rivendendone la metà o anche meno, è possibile ammortizzare quasi del tutto la spesa iniziale. Facile a dirsi. Il rischio, come per tutte le forme d’investimento, esiste. Ma con una differenza non da poco (e in positivo): il vino più invecchia e, in genere, più cresce di valore.

Prima però di avvicinarsi a questo mercato, è bene chiarire subito un concetto base: il vino da collezione (o da investimento) rientra nella categoria dei cosiddetti beni rifugio. Quelli cioè che per definizione non danno alcun reddito. Permettono in compenso di conservare il capitale investito e, anzi, di accrescerlo nel tempo. La categoria dei beni rifugio è molto vasta: si va dall’oro, da sempre considerato simbolo stesso della ricchezza, alle opere d’arte; dall’argento ai diamanti. Normalmente però fra questi si trascura di citare il vino. Che, particolare importante, trattandosi di prodotto deteriorabile, non è sottoposto alla cosiddetta tassa sul capital-gain, che grava invece su tutti i prodotti finanziari e si applica sulla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita. Per il resto ciò che distingue questo particolare settore dai mercati finanziari tradizionali è che non esiste ancora una regolamentazione vera e propria cui fare riferimento, né un’Authority pubblica dedicata. C’è dunque il rischio di imbattersi in operatori improvvisati o addirittura in malafede. Nel periodo del Covid è cresciuta molto velocemente l’offerta da parte di chi, soprattutto aziende, proponeva l’acquisto di vino on-line, rivolgendosi in particolare al consumo privato. Anche le piattaforme per la compravendita di bottiglie pregiate si sono moltiplicate. E non tutte possiedono le necessarie caratteristiche di affidabilità, serietà, competenza e solidità finanziaria. La scelta deve dunque essere fatta con molta attenzione, magari consultando anche gli stessi produttori o le enoteche più importanti.

Esiste in ogni caso un listino ufficiale, affiancato da una serie di indici che, come quelli borsistici, si basano su un paniere di etichette. Il principale è il Liv-ex 100, che misura l’andamento medio dei prezzi in Europa e che nel 2022 ha registrato un incremento del 7,1%. Accanto ai vari Champagne, Borgogna e Bordeaux (i francesi la fanno da padroni), si stanno facendo avanti gli italiani, che oltre alla presenza nell’indice generale, ne hanno anche uno dedicato. Si tratta del Liv-ex 100 Italy, che riunisce le principali eccellenze enologiche del Bel Paese, dai toscani Tignanello di Antinori al mitico Sassicaia, fino al piemontese Barbaresco di Gaja, una new entry di successo (+22% di incremento di valore nella prima parte dell’anno in corso). Poi c’è il Knight Frank Luxury Investment Index, che si posiziona sul segmento più pregiato e che è cresciuto nell’ultimo decennio del 137%, con un incremento medio annuale delle quotazioni superiore al 10%. L’acquisto delle bottiglie (il possessore ne acquisisce la piena proprietà) avviene attraverso le piattaforme dedicate, che si preoccupano di assicurarle e di stoccarle nei loro magazzini secondo le corrette condizioni di conservazione: minima esposizione alla luce, umidità e temperatura costante, assenza di vibrazioni e odori. La vendita è possibile in qualsiasi momento alle condizioni di mercato con l’unico rischio di un eventuale allungamento dei tempi della liquidazione.

E veniamo alle piattaforme. La più importante è Live-ex, la stessa che gestisce gli indici, sulla quale viene monitorato l’andamento dei prezzi dei vini da investimento in tutto il mondo. Nata nel 2000, conta oggi oltre 600 membri in 47 Paesi. Sempre dal 2000 è attiva in Italia Vindome, una app che offre la possibilità di operare su due segmenti: il primo si chiama Collezioni ed è particolarmente adatto ai neofiti o ai meno esperti; il secondo, Live market, è rivolto a chi possiede qualche competenza in più. A sua volta Wine Profit, lanciata nel 2018, con sede a Chiasso nella Svizzera italiana, possiede circa 65 mila bottiglie, per un valore stimato di oltre 7 milioni di euro. Oltre alla possibilità di incrociare domanda e offerta, mette a disposizione degli investitori una polizza assicurativa che copre il prodotto da quando il vino lascia il vigneto fino all’intero periodo di deposito nel magazzino. Wine Profit applica una “management fee”, cioè una commissione di gestione, pari all’1% l’anno del valore della collezione di vini di proprietà del cliente.

Molto noto e particolarmente attivo in Italia è infine Tannico, gruppo che opera dal 2021 in Italia e Francia. Conta oltre 12.000 etichette provenienti da 2.500 cantine e ha un’area dedicata ai vini rari e da collezione, che ne comprende circa 500, tutti acquistabili online. Dallo scorso anno offre la possibilità di acquistare anche i vini di Bordeaux «En Primeur» (ma non è la sola piattaforma ad offrire questo servizio online), cioè vini ancora in affinamento in botte, dove rimangono per oltre un anno prima del loro imbottigliamento.
Immagine di apertura: foto di Wokandapix