Milano 25 Luglio 2021
Da gregario a campione, da “mulo” di fatica a fuoriclasse della gelateria. Il passaggio è tutt’altro che breve, ma è quello che ha fatto Paolo Fornaciari, ciclista professionista dal 1992 al 2008, al fianco dei più grandi campioni di quegli anni, da Mario Cipollini a Damiano Cunego, da Michele Bartoli a Paolo Bettini, da Freire Gomez a Johan Museeuw.

A loro passava borracce e barrette, adesso invece passa coni e coppette ai clienti dell’Ultimo Kilometro, la gelateria che ha aperto da qualche anno a Borgo A Buggiano, in provincia di Pistoia.
Se da ciclista di soddisfazioni personali se n’è tolta soltanto una (la vittoria di tappa all’Herald Sun Tour del ’94), perché di mestiere aiutava gli altri a vincere, da gelataio la situazione si è ribaltata: già nel 2010, due anni dopo aver appeso la bici al chiodo, diventa Campione Toscano grazie al gusto cantuccini e vin santo, nel 2013 vince il “Gelato dell’Anno” col suo Macho Macho (mandorla, arancio e cioccolato) e nel 2015 entra tra i primi 10 al mondo con il cioccolato. Ma la consacrazione arriva nel 2019, quando vince ancora il “Gelato dell’Anno”, stavolta con l’Ari Ari (crema del pastore, arancia, arachidi e mandarini canditi), e si aggiudica il titolo di “Gelatiere dell’anno”. Che è un po’ come vincere la tappa e indossare la Maglia Rosa al Giro d’Italia. Dopodiché, nel 2020 viene nominato “Ambasciatore del gelato italiano nel mondo”. Insomma, per chi quest’estate passa dalla Toscana, l’Ultimo Kilometro è una tappa obbligata.

Il “Forna”, tuttavia, pur non vincendo come da gelataio, eccelleva anche in sella alla sua bici. Come scrive infatti nel suo libro Il Gregario Gelataio – realizzato insieme all’amico Marco Pastonesi, oltre 20 anni alla Gazzetta dello Sport e tutt’ora grande narratore di ciclismo – «il migliore gregario è quello che arriva ultimo». Più arrivi in fondo alla classifica, infatti, e più significa che hai fatto bene il tuo mestiere: faticare per gli altri, quelli che nella stessa classifica compaiono nelle prime posizioni. Detta così può sembrare una cosa bruttissima, ai limiti del masochismo, ma leggendo Il Gregario Gelataio si scopre tutta la nobiltà del ruolo e lo spirito profondo di uno sport che è sacrificio per definizione.
In uno dei passaggi più emozionanti del libro – e anche di quel Giro d’Italia 2005 di cui il libro stesso costituisce un diario – Paolo Fornaciari infatti racconta: «Questo è il bello del popolo del ciclismo: saper sdrammatizzare e metterla sul ridere, e poi rendere tutto mitico, leggendario». Lui “Il Gregario Gelataio” lo scrive così, sdrammatizzando la fatica immane di un Giro con un’autoironia eccezionale, condita a volte da un velo forse inconscio di tristezza per un mestiere che – a fronte di tanta fatica – ti lascia lontano dalle posizioni che contano, dal vivo della corsa, dalla ribalta dei tifosi.

“Andare a tutta” e poi lasciarsi sfilare, staccarsi, arrivare al traguardo con decine di minuti di ritardo, comunque «non dopo che avessero già smontato il traguardo». Correre sempre per il bene della squadra, del proprio capitano o dei propri capitani, come in quel Giro del 2005 in cui il “Forna” lavorava per Damiano Cunego e Gilberto Simoni. Eppure divertirsi, vivere il proprio mestiere sempre con la passione di un bambino, quella stessa passione che ti lascia nel cuore la nostalgia alla fine di un Giro d’Italia.

Perché un Giro è un viaggio, un’avventura condivisa con altri 180 uomini come te, che tappa dopo tappa diventano 170, 160, 150. “Il gruppo”, non semplici colleghi, ma uomini uniti da una solidarietà che solo la fatica estrema ti può regalare. Avversari e amici, rivali e compagni, capitani e gregari. “Tutti eroi”, come recitava quello striscione che gasò Fornaciari sul Colle delle Finestre, la salita più dura e spettacolare di quell’edizione della Corsa Rosa. Lo gasò perché forse si sentì quello che raramente si è sentito di essere nel corso della sua lunga carriera: un eroe anche lui, come i suoi capitani che vincevano. Lui che per quindici anni ha sfidato la fatica, il sudore, il sangue e la polvere per permettere ad altri di alzare le braccia al traguardo. Per questo, se quello striscione fosse stato scritto solo per lui, avrebbe dovuto recitare “Eroe più di tutti”.
Immagine di apertura: Paolo Fornaciari il 22 Gennaio 2019, al Salone internazionale di Gelateria e Pasticceria (Sigep) di Rimini, vince il primo premio del concorso Gusto dell’anno e il titolo di Gelatiere dell’anno. Con lui la moglie Maddalena e le figlie Arianna e Greta