Firenze 27 Luglio 2024

Belli a tutti i costi! Potrebbe essere il motto che, fin dalla antichità, accompagna l’uomo. La chirurgia estetica, dai rozzi tentativi di 3000 anni fa (scoperti dagli archeologi su reperti ossei e tessuti mummificati), si è evoluta fino alle tecniche attuali di filling, di riempimento con silicone dei vuoti del viso a livello degli zigomi, facendo scomparire magicamente le rughe, o per restituire pienezza e forma alla regione glutea.

L’impiego della tossuna botulica, il botox, per spianare le rughe è sempre più diffuso fra le donne sopra i 65 anni (foto di cottonbro)

Diffusissimo  anche l’impiego della tossina botulinica che, a piccole dosi, aiuta a neutralizzare, sia pure temporaneamente, l’attività dei muscoli mimici, con il risultato di spianare la cute soprastante, come quella della fronte, ed eliminare così le rughe. Altro esempio dell’evoluzione attuale, ascrivibile alla medicina estetica è la  piccola chirurgia ambulatoriale che asporta lembi di cute del collo, eliminando un segno che tradisce l’età in una zona del corpo immediatamente visibile.
Nell’età contemporanea è noto che, in America, una cultura orientata verso i più giovani ha spinto l’industria a investire miliardi di dollari nei prodotti che nascondono i segni dell’età (creme antirughe, per coprire le macchie della pelle, etc.). Allo stesso scopo la chirurgia estetica è cresciuta in popolarità, nell’ultimo mezzo secolo, presso i Paesi a più alto reddito, mentre in passato era limitata a una funzione ricostruttiva di tessuti come quelli del viso deturpato da traumi. Oggi, in epoca digitale, si chiede alla chirurgia estetica, soprattutto dai più giovani, interventi rivolti a modificare i lineamenti del volto, prendendo a modello i divi del cinema. Sono i visi che circolano nell’universo digitale: zigomi alti, occhi allungati, naso sottile, labbra piene (anche troppo), colorito abbronzato. Una sorta di Instagram face, secondo la definizione della giornalista americana Jia Tolentino, in un articolo pubblicato sul New Yorker tempo fa.
L’esigenza di apparire attraenti si mantiene e spesso si accentua col passare degli anni, nella consapevolezza che un bel viso e un corpo snello sono essenziali a mantenere l’attenzione e un potere sull’ambiente. Con l’avanzare dell’età stereotipi e pregiudizi negativi sulla vecchiaia cominciano a farsi strada, fino a spingere l’individuo a comportarsi e a pensare “da vecchio”: una visione pessimistica, una svalutazione di questa epoca della vita. L’anziano si riconosce, così, nella percezione negativa, in quanto vecchio, che gli altri gli riflettono come in uno specchio. È il self looking glass, espressione felice di Denton Cooley, sociologo della prima metà del secolo scorso.

Vanno di gran moda, ad ogni età, i filler per “gonfiare” le labbra, dalle adolescenti fino alle donne in età matura (foto di Laura Villela)

Ecco emergere, con l’età che avanza, la gerascofobia come paura persistente, anormale e ingiustificata di invecchiare, spesso associata al timore di restare soli, senza risorse economiche e incapaci di provvedere a sé stessi. Gerascofobia: sintomo di un disagio, spesso nella cornice di una depressione, oppure espressione di una personalità fragile, inadeguata a fronteggiare i cambiamenti che il trascorrere del tempo comporta. Per esempio,  si può manifestare, al pensionamento, con la perdita del ruolo o in seguito alla scomparsa del coniuge. Si accompagna a sintomi come l’ansia e può verificarsi insieme a un sentimento di mancanza di realizzazione personale (Cesa-Bianchi M.,1987). La gerascofobia è uno dei fattori psicologici che inducono al ricorso alla chirurgia estetica nella vecchiaia.
Secondo i dati più recenti, forniti dalla Società Italiana di Medicina Estetica, il numero degli anziani che ricorrono ai trattamenti estetici chirurgici è in continuo aumento. Per esempio, diminuiscono le remore che spingono le donne al “ritocchino” degli inestetismi del viso. Gli interventi più richiesti tra i 60enni e i 70enni sono la blefaroplastica (ricostruzione o correzione delle palpebre), nelle donne la riduzione delle mammelle o mastoplastica riduttiva, la rinoplastica per modificare il profilo del naso, togliendogli la “gobba”. Ma c’è anche la riduzione del grasso addominale in entrambi i sessi. In quest’ultimo caso il vantaggio di un intervento chirurgico di correzione estetica può essere non soltanto cosmetico, visto che garantisce una maggiore stabilità posturale, particolarmente importante in età avanzata quando le cadute sono più frequenti. Ma basterebbe fare regolarmente attività fisica per buttare giù la pancia!

Blefaroplastica, prima e dopo (fonte: Clinica del viso)

La chirurgia estetica nella persona anziana va molto al di là di un’esigenza, giacché ha lo scopo di ridurre la paura dei segni dell’invecchiamento. Bisogna rendersi conto di questa motivazione e analizzarla. Non c’è niente di male nel diventare vecchi. In alcuni casi però può essere un mezzo, certamente incisivo, per superare un momento critico perché migliorare la percezione di sé, anche mediante la chirurgia estetica, può contribuire a superare il senso di precarietà, compagnia inseparabile degli anni che avanzano.
La paura e l’incertezza, con cui siamo obbligati a convivere con lo scorrere veloce del tempo, i rischi di ammalarsi in un’epoca senza mezzi di cura efficaci, hanno portato il poeta Menandro, secoli avanti Cristo, ad affermare che «colui che è amato dagli dèi muore giovane». In tempi meno remoti, Giacomo Leopardi traduceva il verso di Menandro affermando che «muor giovane colui ch’al cielo è caro».
Idea consolatoria che la morte prematura sia in fondo il segno di una particolare predilezione divina! Vorremmo concludere con una frase di Gianni Brera, scrittore e famoso giornalista sportivo, scomparso anni fa, che comunica un pizzico di sarcastico ottimismo: «La vecchiaia è bella, peccato che duri così poco!».

Immagine di apertura: un bella immagine di Monica Bellucci, 59 anni, una delle poche attrici che si dichiarano contrarie alla chirurgia estetica e non hanno fatto ritocchi

Nato a Reggio Calabria, fiorentino di adozione, neuropsichiatra e geriatra. Laureato in Medicina presso l'università di Messina, dopo l’esperienza di medico condotto in Aspromonte, si è trasferito a Firenze presso l’Istituto di Gerontologia e Geriatria diretto dal professor Francesco Maria Antonini. Specializzato in Gerontologia e Geriatria, Malattie Nervose e Mentali, presso l'Ospedale I Fraticini di Firenze si è occupato del settore psicogeriatrico. È stato docente di psicogeriatria all'Università di Firenze. Ha collaborato al "Corriere della Sera" con una rubrica dedicata alla Geriatria.

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