Firenze 26 Marzo 2025
Ancora oggi la maggior parte degli anziani privilegia la sedentarietà, quasi fosse un diritto o un premio, dopo una vita di impegno e di lavoro. Al contrario, l’esperienza quotidiana e la ricerca scientifica evidenziano i tanti benefici che il movimento promuove in età avanzata. È attività fisica qualsiasi tipo di movimento che ci permetta di spostarci nello spazio: avviene nella vita quotidiana con il lavoro domestico, il giardinaggio, il salire le scale, il parcheggiare l’auto un centinaio di metri da casa. Ma camminare per lunghi tratti, in modo sostenuto, senza fermarci per osservare le vetrine, per un paio o più chilometri, è già un’attività fisica, la più semplice e a portata di mano, che porta vantaggi per la salute, soprattutto se riusciamo a mantenerla come impegno quotidiano.
C’è poi un’attività fisica strutturata in esercizi e praticata con regolare periodicità, al proprio domicilio o in palestra, per aumentare la forza muscolare, la resistenza allo sforzo, la coordinazione, la flessibilità, l’equilibrio.

Cerchiamo di osservare da vicino come l’attività fisica e il movimento (che possiamo adoperare come sinonimi) influenzano organi ed apparati potenziandone le prestazioni e, soprattutto, prevenendone il malfunzionamento e malattie in vecchiaia, quando il deterioramento è ritenuto ineluttabile.
Partiamo dal cuore: è ampiamente dimostrato che l’esercizio fisico protegge dall’ infarto, il grande killer, come è stata definita la chiusura delle arterie coronarie che portano sangue e, con questo, ossigeno al cuore. Il movimento è anche parte importante della riabilitazione dopo l’infarto, riducendo i tempi del recupero (mezzo secolo fa il paziente veniva tenuto per un mese a letto, costretto ai disagi e ai rischi dell’immobilità !! ). La protezione da molti problemi circolatori, mediante l’esercizio, si realizza attraverso un maggiore apporto di sangue ad ogni altro organo, dal cervello, che necessita di una notevole quantità di ossigeno, alle estremità inferiori.
Nell’ ipertensione arteriosa (aumento dei valori pressori, con inizio più frequente nell’età di mezzo) l’esercizio fisico di tipo aerobico (che privilegia il consumo di ossigeno) come la corsa, il nuoto, la pedalata in bici – prestazioni con la caratteristica del ritmo e della ripetitività – contribuisce a ridurre la dose dei farmaci, assicurando maggiore efficienza e alleggerendo il lavoro del cuore.

E, ora la salute delle ossa: l’osteoporosi, condizione che rende lo scheletro più fragile e che compare dopo la mezza età con prevalenza nel sesso femminile, trova nell’attività fisica un elemento fondamentale nella cura come nella prevenzione. La ricerca dà ampia conferma che l’esercizio fisico, col favorire la compattezza dell’osso, riduce il rischio di fratture.
Per quanto riguarda l’equilibrio metabolico, l’attività fisica, sin dalla mezza età ed in vecchiaia, è un fattore indispensabile per curare il diabete di tipo 2 (la forma più frequente nell’anziano), uno dei fattori predisponenti ai disturbi circolatori e, secondo studi recenti, alla cosiddetta “infiammazione lenta” che favorirebbe le malattie neurodegenerative come il Parkinson e la malattia di Alzheimer.
In sostanza muoversi e camminare è indispensabile come respirare. Avere muscoli tonici e forti, non soltanto alle gambe, ma anche al dorso e all’addome, è indispensabile per mantenere la posizione eretta e un corretto equilibrio che permetta spostamenti e stabilità. Muoversi e camminare è determinante per conservare tendini e legamenti elastici, mentre una postura corretta permette la distribuzione del peso su tutte le articolazioni prevenendone l’usura. Le persone che praticano regolarmente attività fisica migliorano il senso del benessere e soffrono meno di depressione grazie all’aumento di sostanze prodotte dallo stesso organismo: i neurotrasmettitori, come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina. Sono sostanze chimiche, mediante le quali le cellule cerebrali comunicano tra di loro, assicurando sia l’attività mentale sia il funzionamento dell’organismo nel suo rapporto con l’ambiente.

La percezione del nostro corpo, legata prevalentemente all’attività muscolare, accentuata dal movimento, è fondamentale per le nostre sensazioni di benessere. Sensazioni antagoniste a tutto il complesso di sensazioni viscerali che originano dall’interno del corpo, sulle quali non possiamo esercitare alcun controllo e che spesso suscitano ansia.
Ecco perché una regolare attività fisica, quando non è competitiva, agisce da vero e proprio ansiolitico.
C’è poi l’effetto sul cervello. Numerosi studi sull’invecchiamento hanno dimostrato un’associazione tra attività fisica, miglioramento delle funzioni cognitive (memoria, apprendimento) e rischio minore di demenza. Le basi scientifiche dell’associazione tra esercizio fisico e funzioni cognitive sono, a tutt’oggi, argomento di studio. L’ipotesi più probabile, già verificata dagli studi sugli animali, è quella di un effetto neuroprotettivo, che favorirebbe la produzione di nuove cellule nervose.
La sorpresa più importante di questi ultimi anni è stata la scoperta di un genetista della Columbia University, Gerard Karsenty, che ha individuato un ormone prodotto dall’osso, l’osteocalcina, che agisce su molti organi del corpo e anche sul cervello, dove promuove la memoria spaziale e l’apprendimento, influenzando la produzione di serotonina, dopamina e altri neurotrasmettitori. La produzione di osteocalcina da parte del nostro organismo diminuisce con l’età e, somministrata ai topi vecchi, può invertire la perdita di memoria. Si può spiegare così l’effetto benefico dell’esercizio fisico sul cervello in età avanzata.
Questi studi confermerebbero l’ideale romano di mens sana in corpore sano.
immagine di apertura: foto di Ralph Germany