Pavia 27 novembre 2023

Lo straordinario e visionario progetto del Louvre di Abu Dhabi, inaugurato l’8 novembre 2017 nella capitale dell’omonimo Emirato, è un potente simbolo dell’ambizione e della conquista degli Emirati Arabi Uniti, il cui immediato successo si fonda su tre imprescindibili capisaldi: un’architettura straordinaria, l’estrema ricchezza delle collezioni e l’altissimo livello delle esposizioni temporanee.

Una vista dall’esterno del Louvre di Abu Dhabi (foto di voyagetips.com)

La fondazione di questa istituzione museale si inserisce nel progetto urbanistico ambizioso con cui Abu Dhabi vuole dimostrare di avere molto più da offrire oltre al petrolio e al deserto. Il Paese sta attraversando una vera e propria rivoluzione culturale che raggiungerà l’apice con la conclusione del nuovo distretto culturale dell’isola di Saadiyat – una suggestiva striscia di sabbia bianca lunga 27 chilometri, situata a soli 500 metri al largo dalla costa di Abu Dhabi.

Vista di una piazza coperta dalla cupola metallica (foto di Roland Halbe)

Il progetto originario, che avrebbe dovuto concludersi nel 2012, prevedeva il coinvolgimento di quattro grandi firme mondiali per la realizzazione di altrettanti poli culturali cardine di Saadiyat Island: Tadao Ando, a cui è stata affidata la realizzazione del Maritime Museum, Zaha Hadid che avrebbe dovuto completare il progetto per il Performing Art Center, Frank Gehry che firmerà la sede del museo Guggenheim più grande al mondo e, infine, Jean Nouvel, autore del Louvre Abu Dhabi, unico edificio ad oggi completato. Un architetto asiatico, un’architetta anglo-irachena, un americano e un europeo riuniti per collaborare a un progetto in territorio arabo, un’associazione che il direttore del Solomon Guggenheim di New York, Thomas Krens, ha definito una dichiarazione di cooperazione globale.
Quello che oggi, dopo soli sei anni dall’inaugurazione, è considerato una delle meraviglie urbane moderne del mondo – e di fatto il più grande museo della penisola arabica e la prima istituzione museale universale nel mondo arabo – è il frutto di un’inedita collaborazione tra Emirati Arabi Uniti e Francia, nonché del più vasto progetto culturale di quest’ultima all’estero che, sotto il nome del Louvre, ha visto la partecipazione di ben tredici istituzioni culturali pubbliche.

Prima sala della collezione permanente del museo con la caratteristica bussola sul pavimento (foto di Alessia Rampoldi)

Frutto del genio architettonico di Jean Nouvel, vincitore del Pritzker Price nel 2008, il Louvre Abu Dhabi è stato concepito come il cuore dell’isola di Saadiyat, il nuovo quartiere culturale della capitale. Più o meno grandi blocchi di edifici bianchi di differente altezza ed estensione sembrano sorgere dalle acque chiare del Golfo Arabico, candidi come formazioni saline e fanno da base all’immensa cupola argentea che li sormonta. La sensazione che si prova nell’osservare a distanza il complesso è quella di assistere alla cattura dell’attimo in cui si esaurisce il movimento dei volumi che si ergono dal mare, della cupola che vi si adagia delicatamente al di sopra. Appoggiata su quattro imponenti pilastri sapientemente nascosti dall’involucro bianco, la leggerezza della volta è solo apparente: con un peso di 7500 tonnellate (pari quasi al peso della Tour Eiffel), è frutto di una meticolosa orchestrazione di otto strati di acciaio e alluminio disposti tra loro in modo da formare un reticolo irregolare di 7850 cosiddette “stelle”, che trae ispirazione proprio dalla ricca tradizione architettonica araba, dalle gelosie che schermano le aperture delle finestre per riparare gli interni dal caldo vento del deserto.

Una delle sale della collezione permanente (foto di Alessia Rampoldi)

La luce del sole viene filtrata dal complesso intreccio dei livelli della cupola, creando un effetto incantevole ed evocativo conosciuto come “pioggia di luce” – un chiaro riferimento ai giochi di luce nei palmeti di Abu Dhabi.
La volontà dell’architetto era proprio quella di creare un luogo di riflessione e calma, di armonia perfetta tra luce e ombra, un luogo che desse vita ad un sentimento di appartenenza al Paese, alla sua storia e alla sua geografia, che non fosse una semplice interpretazione, ma generatore di meraviglia e scoperta continua. Completamente circondato dall’acqua, il museo è accessibile sia via terra sia via mare e, una volta varcato il perimetro, sembra di avventurarsi per le strade di una medina araba con i bassi edifici tipici della regione e il microclima gradevole garantito dalla schermatura del sole. Dei cinquantacinque edifici, ventitré ospitano gallerie.
La collezione permanente del museo comprende circa settecento opere e gruppi di opere d’arte provenienti da ogni parte del mondo, di ogni epoca e civiltà, dalla preistoria ai giorni nostri. Trecento opere sono prestiti provenienti da musei partner, tra i quali il Louvre che presta cento diversi capolavori ogni anno (ad essere presenti, in particolare, sono due opere di Leonardo e altrettante di Picasso, un celebre ritratto di Napoleone di Jaques-Louis David e opere di Ari Mini).

Vista del museo all’esterno al tramonto (foto di archello.com)

Le gallerie del museo sono state progettate da Jean Nouvel in modo tale che i pavimenti, le pareti e le superfici dei soffitti delle gallerie museali rafforzino le dimensioni stesse del Louvre Abu Dhabi. La pavimentazione è realizzata con moduli di lastre lapidee incorniciate in bronzo e, in ciascuna galleria, la differente scelta di pietra risponde al periodo delle opere d’arte esposte. La luce naturale viene filtrata verso l’interno dalle finestre laterali con vista sull’ambiente circostante o attraverso l’illuminazione dello zenit in tutte le gallerie e ciò comporta l’uso di specchi di vetro per catturare e diffondere i raggi del sole e dirigerli verso gli spazi espositivi.
La curatela della collezione permanente mira dichiaratamente a colmare la distanza tra mondo occidentale e mondo orientale: la narrazione è sviluppata attraverso l’accostamento di oggetti e capolavori appartenenti a civiltà e culture che risultano, in prima lettura, lontane nel tempo e nello spazio. Tale confronto trova significato in un dialogo trasversale e fluido tra le opere che mette in connessione momenti diversi della storia dell’umanità, mostrando come differenti civiltà coesistite in luoghi diversi del pianeta o vissute a distanza di secoli abbiano condiviso inaspettate somiglianze e esperienze.

Immagine di apertura: l’albero scolpito da Giuseppe Penone sotto la cupola metallica del Louvre di Abu Dhabi (foto: Absolute Museum & Gallery Products)

Giovane architetto pavese, formatasi al Politecnico di Milano e alla Pontificia Universidad Católica di Santiago del Cile, si è laureata con una tesi sulla valorizzazione paesaggistica del patrimonio UNESCO nel territorio tiburtino. Dal 2019 collabora a progetti di carattere editoriale con l’Accademia Adrianea di Architettura e Archeologia e alla didattica presso la facoltà di Architettura dell’ateneo milanese. Parallelamente agli studi prima e al lavoro poi, ha sempre coltivato una forte passione per l’arte, significativamente influenzata dall’insegnamento fondamentale di perseguire il bello nella realtà della vita quotidiana. Nel marzo 2022 scopre la pittura acrilica. Le sue opere sono state esposte in mostre collettive a Milano, Roma, Parigi e Berlino, dove è entrata a far parte degli artisti di Galeria Azur. Attualmente è collaboratrice di 24Ore Cultura per gli eventi presso Mudec, Palazzo Reale di Milano e GAM di Torino

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