Torino 27 Novembre 2024
Ha duecento anni di vita e una grande voglia di rinnovamento il Museo Egizio di Torino. Un cambiamento di che si esprime nel nuovo allestimento della Galleria dei Re e nella riapertura al pubblico del Tempio di Ellesiya, inaugurati il 20 novembre scorso dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Presente, oltre al Ministro della Cultura Alessandro Giuli, il Segretario Generale della Suprema Corte delle antichità egiziano, Khaled Mohamed Ismail. I festeggiamenti sono terminati con l’incontro tra il direttore del Museo torinese, Christian Greco, e quello del Museo Egizio del Cairo, Ali Abdelhalim Ali.

Traguardo importante quello del bicentenario che continuerà ad essere celebrato nel 2025, data in cui si prevede la conclusione del progetto dello studio di architettura olandese Oma di Rotterdam, artefice del nuovo allestimento, con con la realizzazione di una Piazza Egizia. La corte del palazzo barocco sarà trasformata in un’agorà su due livelli, coperta da una struttura trasparente in vetro e acciaio, che ospiterà un giardino egizio, un bookshop, una caffetteria, la biglietteria e un info point per il Museo e l’Accademia delle Scienze. La corte coperta diventerà il punto centrale, da cui i visitatori – sfiorano il milione ogni anno – potranno esplorare liberamente i 12.000 reperti esposti, senza percorsi obbligati. Le celebrazioni del bicentenario sono iniziate già a dicembre 2023 con la riapertura al pubblico del terzo piano del Museo, non più dedicato alle mostre temporanee, ma in maniera permanente alla Galleria della Scrittura.

É proseguito poi con il nuovo allestimento della Sala Deir-El Medina, la creazione della Sala dei Tessuti, l’inaugurazione dei Giardini Egizi sul Roof Garden e della sala dedicata al corredo della Regina Nefertari, esposizione che è rientrata a Torino nel mese di agosto dopo un tour internazionale durato 8 anni. Inoltre, ad ottobre, é stato inaugurato l’allestimento permanente di un’ala del museo “Materia. Forma del Tempo”, che indaga la biografia della materia dell’Antico Egitto, dall’Epoca Predinastica a quella Bizantina, tra oggetti in pietra, legno, vasi in ceramica e pigmenti offrendo una riflessione sui processi creativi e sulle competenze che operarono in quel lontano passato.

La sintesi concreta del nuovo orientamento del Museo Egizio, trova la sua massima espressione nella rinnovata Galleria dei Re e nella Cappella Rupestre di Ellesiya, simboli di un dialogo tra innovazione museale e valorizzazione del patrimonio storico. L’intervento progettato dallo Studio OMA ha restituito visibilità alle volte e alle alte finestre che caratterizzano lo spazio, rendendo nuovamente leggibili due importanti iscrizioni poste nella seconda metà dell’Ottocento dal ministro Luigi Cibrario. La prima in memoria di Bernardino Drovetti, il console francese che vendette a Carlo Felice di Savoia il nucleo iniziale della collezione del Museo, la seconda celebra Jean-François Champollion, l’uomo che decifrò i geroglifici, padre dell’Egittologia, tra i primi a visitare Torino per studiare la collezione Drovetti. La transizione dall’oscurità alla luce, concetto profondamente simbolico per gli antichi Egizi, è il tema centrale della nuova interpretazione della Galleria dei Re. Le statue sono ora illuminate da una combinazione di luce naturale e artificiale che proviene dalle grandi finestre monumentali, non più schermate come in passato, che rimarranno aperte anche dal lato della strada, permettendo ai cittadini di sbirciare all’interno del museo. Essenziale la scelta di materiali che integrano la storia egizia e quella dell’edificio con elementi di modernità. Per la realizzazione delle pareti è stato scelto l’alluminio che costituisce un contrasto materico, non entra in competizione con l’allestimento e permette ai visitatori di ammirare la pietra delle sculture in tutta la sua purezza. Il metallo é quasi diafano; si ha l’impressione di potersi specchiare.

L’immagine dei visitatori che si riflette nelle pareti insieme a quelle delle statue non è nitida come in un vero specchio e rappresenta l’idea di un passato e di un presente che si sovrappongono. «La prima volta che sono entrato nella nuova Galleria dei Re mi sono sentito avvolto come se mi fossi ritrovato nella corte di un antico tempio», esordisce il direttore del Museo Egizio Christian Greco. La disposizione delle statue, infatti, cambia radicalmente rispetto al passato. Non più collocate su piedistalli, come nel precedente allestimento firmato dal Premio Oscar Dante Ferretti, ma ribassate al livello del pavimento, come a richiamare la loro posizione originale nei cortili dei grandi templi dell’antico Egitto, dove divinità e faraoni, pur esprimendo ieraticità e autorevolezza, mantenevano uno stretto legame con i fedeli. Il pubblico si dovrà dunque abituare a questa nuova esposizione filologica che supera il precedente allestimento scenografico.

La maggiore vicinanza dei visitatori alle statue consente di osservare dettagli prima inaccessibili, come le iscrizioni geroglifiche sulla parte alta del trono della statua di Tutmosi I o la parte posteriore del copricapo del sovrano Horemheb. Un cambiamento epocale del nuovo allestimento consiste nel porre (anche letteralmente) al centro dell’attenzione le statue. I due capolavori dell’arte dell’antico Egitto, la statua di Tutmosi III e quella di Ramesse II, ora collocati al centro della sala, rappresentano una vera e propria rivoluzione copernicana. Da oggi é possibile girare intorno alle statue, esperienza senza precedenti perché così disposte diventano protagoniste, come ha sottolineato Christian Greco.

La scelta di abbassare i piedistalli e di mantenere lo stesso materiale del pavimento, color sabbia, come a richiamare l’arenaria, permette ai visitatori di avere un contatto più diretto con la storia dell’Antico Egitto ricreando il contesto di origine.Anche le 21 statue di Sekhmet, provenienti dal tempio funerario di Amenhotep III a Tebe, odierna Luxor, sono state ricontestualizzate in un allestimento che enfatizza il loro valore archeologico e simbolico. Questa serie di statue evidenzia una ritmicità seriale che, osservata da vicino e immersa nella luce naturale dell’allestimento, consente di cogliere dettagli unici che differenziano ogni rappresentazione della dea.
Nel 1966 la Cappella Rupestre di Ellesiya, il più antico tempio rupestre della Nubia, giunse a Torino. Dopo la costruzione della diga di Assuan, l’Italia prese parte alla campagna Unesco per salvare i templi della Numibia minacciati dalle acque del lago Nasser. L’Italia fornì aiuto finanziario, logistico e forza lavoro e, in segno di riconoscenza, il governo egiziano donò la Cappella di Ellesiya all’Italia. Il reperto, dopo una complessa operazione di trasporto e ricostruzione all’interno del Museo Egizio fu presentato ufficialmente da Silvio Curto, direttore del museo nell’autunno del 1970, alla presenza di autorità italiane ed egiziane.
Immagine di apertura: una visione di insieme del nuovo allestimento del Museo Egizio di Torino (fonte: museoegizio.it)