Firenze 27 Febbraio 2025

Vittima di clamorosi furti, il meraviglioso Trittico di Hans Memling, Il Giudizio Universale, capolavoro di epoca fiamminga e ovunque ammirato, ha una storia poco conosciuta, ma molto avventurosa che vale la pena ricordare.

Hans Memling: l’autoritratto nel “Trittico Donne” conservato alla National Gallery di Londra

L’opera, conservata oggi in Polonia al Museo Nazionale di Danzica, è considerata il capolavoro della piena maturità del pittore e il passaggio di rottura fra la pittura fiamminga medievale e l’età più moderna, meno statica, in cui nasceva la rappresentazione realistica del dipinto. Hans Memling (Seligenstadt, Germania, 1433 – Bruges, 11 agosto 1494) fu il famoso, grande e raffinato pittore fiammingo che nel Quattrocento dipinse molti bellissimi ritratti, opere che gli procurarono una fama internazionale in tutta Europa, dalle città anseatiche (Hansa era il nome dell’alleanza economica e commerciale di città del Nord Europa e del Mar Baltico) all’Italia (soprattutto quella medicea) del Basso Medioevo. Memling dipingeva già ad olio, usando  una tecnica mista con stesura ad olio, che raffigurava la pelle naturale e luminosa, tecnica allora considerata “moderna”. Anche psicologicamente, sembrava che interpretasse il pensiero dei suoi personaggi attraverso una grande espressività.
Poche le voci critiche su quest’opera, che pure ci furono, come quella di Giorgio Vasari e di Michelangelo e, molto tempo dopo, di Stendhal che la definì «una crosta della scuola tedesca». I romantici, al contrario, la adoravano.

Hans Memling, “Il Giudizio Universale”, 1467/1471, olio su tavola, Danzica, Museo Nazionale

Il Giudizio Universale è un dipinto ad olio molto grande, eseguito su legno in tre tavole unite fra loro, che interpreta i tre momenti principali del soggetto e che fu eseguito dall’artista fra il 1467 e il 1473. Ma perché oggi è chiamato Il Trittico di Danzica? A Bruges, nel 1456, questa pala d’altare fu commissionata all’autore dal banchiere fiorentino Angelo Tani, socio ed azionista di minoranza del Banco dei Medici, la più importante Banca d’Europa del XV secolo,  allora Direttore con partecipazione paritaria della filiale di Bruges. Lo scopo era quello di donarlo alla Badia Fiesolana, vicino a Firenze, per impreziosire l’altare di San Michele.

Il banchiere fiorentino Angelo Tani e la moglie Caterina Tenagli, raffigurati sui pannelli laterali dell’opera, sulla faccia esterna

Non dimentichiamo che a quel tempo chi ricopriva un ruolo importante nella società spesso commissionava opere d’arte per ottenere maggiore rispetto, apprezzamento e nella speranza di essere ricordati dalle generazioni future. Ecco perché Tani si rivolse a Memling anche se in Italia c’erano grandissimi pittori. I nomi di Angelo Tani e della moglie Caterina Tanagli sono stati identificati dagli stemmi di famiglia dipinti nei due pannelli laterali, insieme ai loro ritratti. L’occasione era il matrimonio della coppia avvenuto nel 1467 e si sa che il dipinto venne spedito nel 1473 su una galea (nave militare a vela e remi) insieme al suo prezioso carico di allume, oro filato, broccati, sete, velluti, tappeti, pepe, pelli e opere d’arte, fra le quali, appunto, il Trittico.
Tuttavia, il 27 aprile del 1473, durante il tragitto, la galea che doveva portare il dipinto a Firenze, fece scalo a Southampton e fu attaccata a largo di Gravelines da corsari comandati da Paul Beneke di Danzica, mandato dalla Hansa tedesca, allora in guerra con l’Inghilterra, e la catturò. Tredici fiorentini morirono nella lotta. Paul Benecke rubò il dipinto e la merce e portò tutto a Danzica dove donò l’opera alla Cattedrale della città.
Nonostante le richieste di restituzione del Trittico da parte di Lorenzo il Magnifico e di papa Sisto IV, l’opera, che divenne uno dei modelli fondamentali per tutta la pittura fiamminga dell’area baltica, restò al Museo di Danzica.

Hans Memling, “Il giudizio Universale”, dettaglio: il Cristo giudicante

Nel 1807 il Giudizio Universale è stato di nuovo oggetto di furto, questa volta da parte di Napoleone, durante le cosiddette “spoliazioni napoleoniche” (di cui anche l’Italia fu vittima) e a seguito delle quali creò il Musée Napoléon, l’attuale Louvre. Poi il Trittico tornò in Polonia nel 1813, dopo la battaglia di Lipsia e la definitiva caduta dell’imperatore Napoleone. Ma anche Hitler, che aveva una grande passione per l’arte, durante l’occupazione tedesca della Seconda guerra mondiale, rubò, insieme ad altre opere d’arte, il Trittico di Memling e nel 1945 lo fece nascondere in Turingia dove, a guerra finita, fu trovato e poco dopo rubato dall’Armata Rossa. Così arrivò a Leningrado (oggi San Pietroburgo) e diventò parte della collezione dell’Hermitage fino al 1956, quando il Trittico, in seguito alle rivendicazioni manifestate da Danzica ormai divenuta polacca, ne ottenne la restituzione e fu esposto al nuovo Museo Nazionale della città, dove è custodito ancora adesso e dove lo possiamo ammirare. Effettivamente il dipinto è stupefacente. Essendo il Giudizio Universale, vi sono rappresentati il Paradiso, il Purgatorio e l’Inferno. Nel pannello centrale Memling dipinse Cristo giudicante, gli apostoli, la Vergine e Giovanni Battista. Sotto, San Michele con la bilancia che separa i dannati dai beati.

Hans Memling ,”Il giudizio Universale”, dettaglio: l’Inferno

Nel pannello di sinistra i beati sono accolti da san Pietro, ed in quello di destra sono rappresentati i dannati mentre precipitano nell’inferno. Sui pannelli di destra e di sinistra chiusi, dipinse il donatore Angelo Tani, inginocchiato sotto la statua della Madonna col Bambino; e la moglie, Caterina Tanagli sotto la statua di san Michele che abbatte Lucifero. Ma è soprattutto la scena infernale quella più impressionante. Egli volle concentrarsi sulle espressioni delle anime dannate e dei diavoli, senza però eccedere nelle scene fantastiche, ma concentrandosi sulle fisionomie dei volti e corpi, cosa che ha ispirato molti altri pittori nei secoli successivi. A quei tempi, il più celebrato ed acclamato pittore del periodo era Rogier van der Weyden. Anche lui aveva dipinto un Giudizio Universale e Memling si ispirò alla sua opera, ma lo superò quanto a innovazione, dato che dipinse per la prima volta molti personaggi nudi maschili e femminili non statici ma con vari movimenti, espressioni e tratti somatici dei visi, sempre armoniosi, sia nel volto che nel corpo e rappresentando sentimenti e sensazioni. Inoltre, natura, paesaggi, elementi architettonici, costituivano una realtà espressa con la minuziosa precisione che la pittura ad olio consentiva di rappresentare.
Con lui era nato il Rinascimento Fiammingo.

Immagine di apertura: Dettaglio del Giudizio Universale di Hans Memling, conservato al Museo Nazionale di Danzica

Toscana, ha vissuto l’infanzia a Siena per poi studiare lingue a Firenze e conseguire il diploma in Langue et Civilisation Françaises Université de Grénoble. Pittrice, ha esposto le sue opere a Villa Bottini a Lucca nel 2005 (personale), alle Terme Tamerici e alle Terme Tettuccio di Montecatini Terme (dove vive) nel 2006, alla Versiliana di Marina di Pietrasanta nel 2007. Si interessa ad ogni forma d’arte, specialmente se insolita o curiosa.

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