Firenze 27 Giugno 2024

Negli anni Settanta la RAI mandò in onda un servizio, curato da Piero Angela, intitolato Viaggio nel mondo del cervello. Venne intervistato il Professore Francesco Antonini, fondatore della prima cattedra di Gerontologia e Geriatria in Italia all’Università di Firenze.
L’aumento della popolazione anziana nel secondo dopoguerra ha lasciato intravedere, sin da allora, la maggiore vulnerabilità di chi invecchiando perde capacità di adattamento e, quindi, di condurre una vita autonoma. Con l’età che avanza, il cervello comincia ad essere tra i maggiori indiziati del declino. Tuttavia è impossibile dimenticare quanto, nel corso del programma, disse a Piero Angela James E. Birren, allora giovane ricercatore, geriatra e psicologo della Università della California a Los Angeles: «Nel pieno della nostra maturità professionale dovremmo cambiare completamente lavoro. Io dovrei lasciare l’insegnamento universitario e fare tutt’altro!» Una provocazione, una sfida o  un paradosso?

Un’immagine suggestiva della enorme quantità di connessioni fra i neuroni di cui è dotato il cervello (foto di Geralt)

James E. Birren, già Professore Emerito di Psicologia e Gerontologia presso la University of Southern California, aveva intuito, con molti decenni di anticipo, le strategie per sviluppare al massimo e mantenere le nostre capacità cerebrali anche da anziani. Vivere le emozioni di un cambiamento radicale e riorganizzare la propria esistenza si traduce, nel linguaggio delle neuroscienze, in un coinvolgimento di nuove aree cerebrali e nell’attivazione di nuovi circuiti di cellule nervose. Allenarsi al cambiamento, anche con scelte meno radicali, potrebbe essere la ricetta per proteggere il cervello dall’usura del tempo.
Gli studi dell’ultimo mezzo secolo hanno ribaltato, con verifiche sperimentali, le conoscenze del cervello. Esempio classico di una tale rivoluzione è quello delle cellule nervose che, ritenute non più riproducibili dopo la nascita, possono, in particolari condizioni, rigenerarsi, anche negli anziani.
All’ affermazione e allo sviluppo delle neuroscienze hanno contribuito numerosi ricercatori e scienziati. Gli strumenti tecnologici più avanzati, come la Risonanza Magnetica Funzionale del cervello, che serve a registrare come variano i livelli di flusso sanguigno e ossigenazione cerebrale nel distretto encefalico in risposta a diversi stimoli, utilizzando campi magnetici, hanno permesso di individuare in tempo reale le modificazioni di specifiche aree cerebrali, correlate a stati d’animo, emozioni e comportamenti. I progressi della genetica e della biologia molecolare hanno ulteriormente favorito le conoscenze del cervello.

Uno scatto di Eric Kandel, neuroscienziato austriaco naturalizzato statunitense alla    premiazione del  Nobel per la medicina nel 2000 (foto: Nobel Foundation Archive)

L’interesse, non privo di ansia, del grande pubblico per l’Alzheimer ha favorito l’incremento degli studi sul cervello. Fenomeno da cui deriva il moltiplicarsi di pubblicazioni con stile divulgativo, rivolte ad un pubblico vasto e non soltanto agli addetti ai lavori. Pubblicazioni che introducono il lettore alle meraviglie dell’organo che permette la conoscenza del mondo, la consapevolezza di sé, la trasformazione dell’ambiente, la creatività, i rapporti sociali, i pensieri, le emozioni, i ricordi. Eric R. Kandel, Premio Nobel nel 2000 per gli studi dei meccanismi della memoria condotti su Aplysia (semplice animale marino invertebrato), nel libro La mente alterata (Raffaello Cortina Editore,2018), riporta la scoperta da parte di Gerard Karsenty, della Columbia University, della osteocalcina, un ormone prodotto dall’osso durante l’esercizio fisico vigoroso. Tale ormone promuove, a livello cerebrale, la memoria spaziale e l’apprendimento, influenzando anche la produzione di alcuni importanti neurotrasmettitori, quali la serotonina e la dopamina che favoriscono il buon umore e la combattività. La scoperta dell’osteocalcina, che tende a diminuire coll’invecchiamento, può spiegare quanto si osserva spesso nell’anziano, in cui riduzione del movimento e smemoratezza vanno di pari passo.
Per Kandel l’ideale romano di una mens sana in corpore sano sembra ora avere una base scientifica. Lo stesso Autore, nel libro Psichiatria, Psicoanalisi e Nuova Biologia della Mente (Cortina Editore, 2007), aveva già dimostrato l’importanza del metodo sperimentale nella verifica di quanto avviene a livello cerebrale nel corso della psicoterapia mediante apparecchiature sofisticate come la Risonanza Magnetica Funzionale. La possibilità di studiare a fondo il cervello, le sue strutture submicroscopiche, fino a livello molecolare, è oggi una realtà sia nel campo della ricerca sia nella terapia. Da tenere presente anche il godibile L’Età dell’Inconscio, Arte, Mente e Cervello dalla Grande Vienna ai Nostri Giorni (Cortina Editore, 2012).

La copertina del libro “Connettoma – la nuova geografia della mente” di Sebastian Seung edito da Codice

Per saperne di più sul cervello è stimolante e affascinante il libro Il connettoma – la nuova geografia della mente (Le scienze, Codice Ed, 2013) di Sebastian Seung, neuroscienziato ed esperto in computer, professore nel Princeton Neuroscience Institute and Department of Computer Science. Egli considera il cervello come un insieme di connessioni tra i suoi elementi costitutivi, i neuroni, esaltandone i rapporti funzionali, che lo portano ad affermare: «Noi siamo più dei nostri geni. Noi siamo il nostro connettoma» (cioè l’insieme delle connessioni tra neuroni).
Come sono organizzati i neuroni del nostro cervello per percepire, pensare ed eseguire altre prodezze mentali? La risposta è ancora nel connettoma, la totalità delle loro connessioni nel sistema nervoso centrale. Impostazione funzionale, questa, che privilegia concetti importanti quali plasticità e adattabilità nel rapporto con un ambiente in continuo cambiamento. Riconosciamo già da tempo che il cervello è essenzialmente un organo sociale. Considerarlo in una condizione di splendido isolamento nella sua teca ossea è un’idea ormai lontana dalla realtà, anche se gran parte della sua attività è pensiero e riflessione.
A conclusione dovremmo chiederci: il cammino della scienza, che, come abbiamo visto, investe anche il campo della Gerontologia, riuscirà a farci superare quel fenomeno dell’Ageismo di cui abbiamo parlato più volte in questa rubrica, che ci portiamo dietro come visione negativa dell’invecchiare, che condiziona il nostro vissuto e le nostre scelte? Guardiamo fiduciosi ad un cambiamento culturale.

Immagine di apertura: il neuroscienziato americano di origine coreana Sebastian Seung durante una conferenza (fonte Linkedin)

Nato a Reggio Calabria, fiorentino di adozione, neuropsichiatra e geriatra. Laureato in Medicina presso l'università di Messina, dopo l’esperienza di medico condotto in Aspromonte, si è trasferito a Firenze presso l’Istituto di Gerontologia e Geriatria diretto dal professor Francesco Maria Antonini. Specializzato in Gerontologia e Geriatria, Malattie Nervose e Mentali, presso l'Ospedale I Fraticini di Firenze si è occupato del settore psicogeriatrico. È stato docente di psicogeriatria all'Università di Firenze. Ha collaborato al "Corriere della Sera" con una rubrica dedicata alla Geriatria.

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