Firenze 27 Maggio 2024
Ho acquistato in edicola il libro di Franca Valeri La vacanza dei superstiti (e la chiamano vecchiaia), edito da Einaudi nel 2016, ripubblicato come edizione speciale per il Corriere della Sera, nella serie “Longevità. Vivere bene, vivere a lungo”.

È un libro di piccolo taglio, da tenere con sé, da leggere e rileggere, scritto in stile quasi didascalico, ricco di ricordi e di considerazioni profonde di chi si definisce “propagandista del passato”. Franca Valeri ha fatto i conti, con molta razionalità, con l’invecchiamento del proprio corpo: «Un conto è parlare con se stessi, un conto è parlare con il proprio corpo. Non sono in lui necessariamente, io. Lui decade, io no. È certo comunque che la decadenza fisica crea dei problemi. Se non coinvolge la mente, si rimedia, ma non è facilissimo. Deve esserci una previsione molto a monte». A questo proposito, Franca Valeri insiste saggiamente sulla necessità di prepararsi in tempo all’invecchiamento del corpo, predisponendo tutte le misure che possono aiutarci a conservare il più possibile l’autonomia, ma anche a ricevere aiuto se ce ne sarà bisogno. Come si vede, l’apparente leggerezza e ironia con cui Franca Valeri affronta il tema dell’invecchiamento non le impedisce di riflettere sugli aspetti potenzialmente drammatici ai quali è necessario essere preparati.
La lettura ci fa rivivere momenti di un vero e proprio godimento nel ricordo dei personaggi televisivi dell’attrice che ha contribuito in modo determinante, mediante la sottile ed elegante autoironia, all’educazione civica di noi italiani.

La vita di Franca Valeri, pseudonimo di Franca Norsa, nata a Milano il 31 luglio 1920 da una famiglia della buona borghesia e deceduta a Roma il 9 agosto 2020, è un racconto affascinante, ricco di esperienze e di insegnamenti per ognuno di noi che aspiriamo ad una vita lunga e intensa. C’è un istintivo bisogno di carpire il segreto di una esistenza vissuta fino all’ultimo da protagonista.
Attrice, comica, cabarettista, sceneggiatrice, drammaturga e registra teatrale, nota per la sua lunga carriera di interprete caratterista. Come non ricordare tra i suoi personaggi quello della “Signorina Snob” che stigmatizzava con ironia i comportamenti ipocriti della borghesia milanese, cui lei stessa apparteneva? E quello della Signora Cecioni, popolana romana sempre al telefono con “mammà”, divenuta celebre grazie alle trasmissioni, dirette da Antonello Falqui, Studio Uno (1966) e Sabato Sera (1967). Franca Valeri è stata la colonna portante del varietà televisivo degli anni Sessanta, ma non solo. Appassionata di recitazione sin da piccola, imitatrice delle amiche della madre, impara l’inglese e il francese e si appassiona all’opera, frequentando con i genitori il teatro alla Scala. Negli anni Novanta curerà la regia delle opere Il Barbiere di Siviglia di Giochino Rossini e Rigoletto di Giuseppe Verdi. Una lunga lista è quella degli sceneggiati televisivi della RAI a cui partecipa come protagonista, diretta da Giuseppe Patroni Griffi e Mario Ferrero.

Affrontando sempre argomenti di rilevanza socio-culturale, come il femminismo e il rapporto con le mode, seguendo sempre la vena ironica, mai banalizzando gli argomenti trattati. Sposata per molti anni con l’attore e regista Vittorio Caprioli, nel 1973 si legò al direttore d’orchestra Maurizio Rinaldi. Negli ultimi anni, oltre che attrice famosa, è autrice di commedie di successo come Lina e il cavaliere, Meno storie, Tosca e altre due, Le Catacombe, si occupa di doppiaggio prestando la voce ad uno dei personaggi di un film di animazione Disney Atlantis- L’impero perduto e nel 2014 è ospite del Festival di Sanremo.
Nel 2010 pubblica con Einaudi Bugiarda, no reticente, un racconto di un centinaio di pagine nel quale traccia i principali avvenimenti della sua esistenza, che l’hanno portata a intraprendere la carriera artistica come autodidatta e nel 2016, con lo stesso editore La vacanza dei superstiti il cui sottotitolo esprime in chiave ironica il rapporto coll’età che avanza: “E la chiamano vecchiaia”. Ironia, acume, vitalità, lucidità nel cogliere e descrivere, con leggerezza, gli aspetti più conflittuali e spesso drammatici del tempo che inesorabilmente avvicina ognuno di noi verso la fine, è uno dei grandi insegnamenti di Franca Valeri, morta pochi giorni dopo aver compiuto il suo 100esimo compleanno.

Vorremmo aggiungere, al di là di ogni forma di pudore convenzionale, che un sincero amore di sé, espresso nella multiforme ricchezza artistica di Franca Valeri, potrebbe essere il segreto anche della sua lunga vita. In modo più esplicito, la domanda è se un sano egoismo non sia tra le variabili che favoriscono il vivere a lungo.
In conclusione, vorrei riportare per intero le riflessioni che l’attrice fa riguardo agli snodi tra l’inferno fiammeggiante che è stato il suo passato (e il passato di tutti i suoi coetanei: guerra, persecuzioni, terrori, privazioni, stragi) e l’attuale inferno, fatto di grigiore, ignoranza, ottusità, incompetenza a livello di vita civile, nei suoi aspetti politici e culturali: «Che triste pensiero, certamente inevitabile in tarda età: lascerò questo paradiso e i suoi angeli, ma ancor più triste per me è che non vedrò la fine di questo inferno. Avevo coronato la mia giovinezza con il privilegio di vederne finire uno, di una classicità veramente infernale, che non ha risparmiato le sue fiamme a nessun angolo del mondo. Eccoci ora in preda a questo subdolo inferno senza fiamme…all’insegna del furto di soldi, di idee, di civiltà, di cultura. […] Che orrore, come il presente è potuto diventare così sgradevole, a cominciare dal cielo nella sua essenza metereologica. È un giusto punitore, ma che valanga di atroci notizie per l’assestamento di questo inferno, il trionfo del malaffare civile. M’imbottirò d’integratori, ma ci voglio arrivare».
Ecco una donna, prossima ai cento anni, che non rinuncia al suo slancio vitale di voler sapere, a ogni costo, che fine farà il mondo.
Immagine di apertura: una bella immagine di Franca Valeri nel 1990 (foto di Gorup de Besanez)