Milano 23 Febbraio 2021
1. Un nuovo social network fa capolino nel panorama già abbastanza folto di quelli esistenti: Clubhouse. L’applicazione è stata già scaricata da oltre 5 milioni di utenti in tutto il mondo, tra cui alcuni illustri quali Elon Musk e Mark Zuckemberg. Come funziona? Nessuna foto, nessun video: solo stanze “virtuali” in cui si parla. Per accedervi non basta scaricare l’applicazione, è necessario un invito da parte di chi è già membro del social network (è notizia recente che Elon Musk abbia invitato proprio Vladimir Putin a fare “due chiacchiere” virtuali). La proprietà della piattaforma è della società Alpha Exploration, fondata nel febbraio 2020 e cresciuta anche mediante investimenti importanti da parte del fondo Anderseen Horowitz; oggi è valutata un miliardo di dollari. Nonostante la sua “giovane età” Clubhouse fa già discutere e la Cina ancora una volta, fa da protagonista. Sembra infatti che il social network sia diventato molto popolare anche tra gli utenti cinesi, che hanno attivato alcune stanze per parlare liberamente di temi scottanti per il regime. Un’ “abbuffata di libertà di espressione” (come l’ha definita la giornalista americana di origini cinesi Melissa Chan) non gradita al governo che potrebbe voler conservare i dati degli utenti per questioni di sicurezza nazionale.
2. A breve gli insetti “da sgranocchiare” potrebbero essere presenti non solo sui banchi dei mercati dei paesi asiatici, ma anche in Italia. A seguito dell’apertura da parte dell’Unione Europea al cosiddetto novel food (alimenti o ingredienti “nuovi” rispetto a quelli tradizionalmente intesi) si stanno sviluppando alcune realtà interessanti che fanno dei derivati di insetti il loro core business. A fare da apripista la start-up Crikè con sede a Londra, fondata da italiani, che produce già dal 2019 snack a base di farina di grillo. I pionieri del settore hanno ispirato anche realtà italiane come Alia Insect Farm di Como, specializzata nell’allevamento di insetti edibili. Che cosa è possibile produrre con questa nuova materia prima? Cracker ma anche olio (alternativa sostenibile all’olio di palma) e birra. Riusciranno gli italiani, fanatici del cibo, ad aprirsi a nuove abitudini alimentari? Sembrerebbe che ci siano buone speranze stando a quanto riportato dall’OICB, l’Organizzazione Interprofessionale della Carne Bovina, secondo la quale durante la pandemia il consumo di carne bovina è diminuito del 30%. Un business, quello degli alimenti a base di insetti, che supererà i 4,1 miliardi di dollari entro il 2025, secondo Dealroom.
3. Due importanti novità dal gigante di Cupertino: la prima riguarda il progetto di una AppleCar. Si tratta di una partnership con la casa automobilistica Hyundai/Kia per la produzione di veicoli elettrici entro il 2025 (si parla di 500km di autonomia e batteria ricaricabile in soli 18 minuti) a fronte dell’investimento da parte della Mela di circa 3,6 miliardi di dollari. La notizia, diffusa da Hyundai ha generato qualche malcontento da parte di Apple che ha avviato parallelamente conversazioni con altre case automobilistiche (Honda, Nissan, Mazda, Mitzubishi). La seconda novità riguarda la volontà di introdurre sui propri dispositivi funzionalità a tutela della privacy degli utenti, in particolare impedendo la raccolta e il tracciamento di dati personali. Caratteristiche che hanno destato non poche preoccupazioni da parte di Facebook (che gestisce, oltre all’omonima piattaforma, anche WhatsApp ed Instagram) che fa della raccolta dei dati degli utenti una delle principali leve per il proprio business. Sulla stessa scia Google che intende lanciare funzionalità similari su dispositivi dotati di sistema operativo Android.
4. È notizia recente che Adidas, il noto produttore tedesco di articoli sportivi, sia pronta ad avviare un processo formale per dire addio a Reebok, società acquisita nel 2015 per circa 3,8 miliardi di dollari. Sembra che la Società oggi frutti circa 1 miliardo di dollari, un calo dunque, di quasi 3 miliardi. Ad oggi il potenziale acquirente non è ancora noto ,anche se alcune indiscrezioni rivelano che tra i pretendenti vi siano VF Corp – gruppo collegato ai marchi The North Face e Timberland – e la società cinese Anta. Già a partire dal 2016 il CEO di Adidas Kasper Rørsted aveva preso la decisione di chiudere alcuni punti vendita e di non rinnovare alcune licenze per ridurre le spese. Ad oggi sembra che la volontà di disfarsi di Reebok sia guidata non soltanto dall’incapacità da parte del Gruppo di rilanciare il brand, ma anche dalla volontà di Adidas di concentrarsi in modo massiccio sul proprio futuro anche al fine di fronteggiare la sempre presente competizione contro Nike. Un triste epilogo per Reebok che, negli anni Ottanta aveva superato negli Stati Uniti Nike per la vendita di scarpe da ginnastica.
Immagine di apertura: foto di Gerd Altmann