Milano 27 Luglio 2022

Nel Dopoguerra nell’Occidente entrato nel benessere di massa grazie al miracolo economico, le nuove generazioni, ignorando gli orrori della Seconda Guerra mondiale, contestarono i genitori taciturni, potenziali testimoni. Siamo negli anni Sessanta negli Stati Uniti: irrompe l’uso senza regole dell’alcol e delle droghe pesanti e i giovani ne diventano i principali consumatori usando un’ambigua bandiera libertaria.

Il gruppo dei “Doors” in un’immagine promozionale del 1965, anno del loro debutto. Da sinistra, John Densmore, Robby Krieger, Ray Manzarek, e Jim Morrison (foto : Elektra Records)

Nel mondo della musica leggera per un gruppo ristretto di ragazzi che avevano il dono del canto e del suono arrivò un successo senza precedenti che li portò a d arricchirsi velocemente. La loro ricchezza attirava strani individui che cercavano di legarsi al divo di turno. Procuratori e procacciatori di droga entrarono nel giro dei famosi giovani e maledetti. Con conseguenze devastanti: tra il 1970 e il 1971 scomparvero in circostanze tragiche tre cantanti americani molto noti per il loro talento e per gli eccessi nel ricorso agli stupefacenti: il chitarrista Jimi Endrix, la cantante Janis Joplin per overdose e Jim Morrison, il più grande cantante del rock psichedelico, del gruppo dei Doors. Tutti morirono a 27 anni e le case discografiche costruirono e alimentarono il loro ricordo per motivi prettamente commerciali riuscendo a creare il mito dell'”eroe” musicista e cantante. Morrison aveva il vantaggio di scrivere poesie e la sua fama venne alimentata dal film The Doors del 1991 di Oliver Stone. Jim morì a Parigi tra la notte del 2 e la mattina del 3 luglio 1971 in circostanze confuse e complesse che dettero adito ad ogni tipo di sospetto, dall’incidente all’omicidio. La sua fidanzata, Pamela Courson, avvisò dei fatti con un ritardo sospetto. Ciononostante le autorità francesi presero per buona la versione dell’overdose e Morrison fu sepolto in tutta fretta in un cimitero francese che è ancora oggi meta di adoratori e ammiratori del cantante. Si sospetta che nella chiusura del caso non sia stata estranea l’influenza del padre George Stephen, ammiraglio e comandante della flotta americana durante l’incidente del Golfo del Tonchino dell’agosto 1964, che portò all’intensificazione dell’intervento americano in Vietnam. Davvero un destino curioso per Jim, che sarà l’autore del celebre inno antimilitarista The Unknown Soldier.

L’ammiraglio George Stephen Morrison, padre di Jim

Morrison si era laureato all’università della California e aspirava alla regia cinematografica. Ma il successo arrivò quando fondò un complesso musicale, The Doors, che lo portò a scalare le vette delle classifiche della musica americana. Del gruppo facevano parte Robby Krieger (chitarrista) , Ray Manzarek (organista), John Densmore (batterista), e Jim come cantante.  La band che è arrivata a vendere più di 100 milioni di dischi in tutto il mondo,  si sciolse due anni dopo la sua morte.

La sua morte precoce evoca il ricordo di un suo quasi coetaneo vissuto due secoli prima, Giovanni Battista Pergolesi, nato a Jesi nel 1710. Al contrario di Morrison Pergolesi apparteneva ad una famiglia modesta e studiò al Conservatorio dei Poveri di Napoli con Leonardo Vinci, musicista calabrese. Il suo genio musicale venne presto riconosciuto ma la tisi lo aveva aggredito senza speranze. Il musicista trascorse gli ultimi mesi di vita a Pozzuoli, in un’atmosfera più salubre che non bastò a salvarlo. Compositore e maestro di cappella, le sue opere – Adriano in Siria, L’Olimpiade, Lo frate ‘nnamorato, l’intermezzo musicale La Serva Padrona – e soprattutto la composizione sacra Stabat Mater lo portarono alla notorietà persino nell’ambito degli Enciclopedisti francesi. Per tali motivi acquisì la fama soprattutto dopo la sua morte avvenuta il 17 marzo 1736. In seguito l’oblio avvolse la sua figura per molto tempo. Il compositore Igor Stravinskij lo rilanciò un secolo fa con il balletto Pulcinella. Il suo amico impresario dei Balletti Russi, Sergej Diaghilev, durante uno dei suoi viaggi in Italia, aveva scoperto al Conservatorio di Napoli parecchi manoscritti di musica incompiuta di Pergolesi; li fece copiare e li unì ad altri reperiti al British Museum di Londra.

Scenografie di Pablo Picasso per il il balletto “Pulcinella”, 1920 (fonte: radio città aperta)

Diaghilev aveva trovato alla Biblioteca Nazionale di Napoli degli abbozzi di commedie del 1700 che avevano tutte come protagonista Pulcinella. Rientrato a Parigi, propose a Stravinskij di esaminare quelle musiche per riorchestrarle e realizzarne un balletto. Quando il compositore seppe che si trattava di Pergolesi, inizialmente rimase molto perplesso; del musicista di Jesi egli conosceva solo La serva Padrona e lo Stabat Mater e non riteneva la sua musica adatta allo scopo, ma quando esaminò le partiture trovate da Diaghilev ne rimase affascinato e si convinse. L’impresario contattò Léonide Massine per la coreografia e Pablo Picasso per le scene, i costumi e il sipario.  Tra Morrison e Pergolesi ci sono affinità come il loro genio musicale e un destino crudele che recide l’esistenza in giovane età. Il sognato Pulcinella di Pergolesi assomiglia alla maschera enigmatica di Morrison. La fama non è sufficiente alla durata del mito, ma la curiosità con l’ausilio degli archivi è fonte di ispirazione per tutti.

Immagine di apertura: un murale di Jim Morrison a Los Angeles (foto di colourphotography)

 

Nato a Cosenza nel 1957, milanese di adozione, laureato in Giurisprudenza, giornalista pubblicista, da diversi anni archivista e bibliotecario al “Corriere della Sera". In precedenza ha lavorato all’ufficio legale delle case editrici Fabbri, Bompiani e Sonzogno. Direttore artistico del caffé Letterario "Portnoy" di Milano dal 1991 al 1995, ha pubblicato le raccolte di poesia "Noi e i ragazzi del Portnoy" (Eliodor 2007) e "Pandosia" (Manni 2009), in prosa "Cantiere Expo"( 2015) e "La leggenda del santo correttore" (2019) entrambi per Bibliotheca Albatros. Melomane e amante della musica classica grazie al nonno materno, pianista dilettante, ama l’arte e viaggiare.

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